G8 e Gruppo di affinità Scout

28 maggio 2001

Un Mondo diverso è possibile

"Come cittadini del mondo, credenti ed educatori, impegnati in un cammino di promozione della libertà e della piena dignità di uomini e donne, sentiamo il dovere di riflettere sul processo di globalizzazione dell'economia e delle finanze, e sulle conseguenze che esso determina sull'attuale politica mondiale. Riteniamo, infatti, che profonde ripercussioni esso abbia sugli stili e i progetti di vita delle persone e per questo interpella una proposta educativa che si ispira al messaggio evangelico, si fonda sul primato della persona e la dimensione di universalità."    (Consiglio Generale AGESCI, maggio 2001)


Siamo un gruppo di scout cattolici: il testo che riportiamo sopra, è tratto dal documento redatto dal CG di questo mese e riporta una riflessione sul G8 che si svolgerà a Genova a Luglio: in questa occasione riteniamo di dover agire attivamente e partecipare alle manifestazioni che si terranno contro il G8. A questo proposito vogliamo di aderire all'appello per la realizzazione di un'azione diretta non violenta proposto dalla Rete Contro G8 e della Rete Lilliputt, di cui si può trovare il testo completo sul sito www.welcome.to/nog8 e di cui riportiamo uno stralcio.. "Il G8, club dei potenti della Terra, senza il mandato di alcuna istanza democratica, attua una politica ingiusta nei confronti della maggior parte della popolazione mondiale e delle generazioni future. Molti pensano che un mondo diverso sia possibile, e faticosamente tentano di costruirlo; sentono inoltre come un dovere l'alzare la propria voce in dissenso contro il G8, e si stanno organizzando per farlo in occasione del vertice di luglio, a Genova. Tuttavia, non è semplice trovare un modo di manifestare che eviti di cadere nella trappola dello scontro frontale ma che non rinunci ad essere fermo ed incisivo. L'azione diretta nonviolenta può essere la via di coloro che non intendono cedere, ma non vogliono aggredire. Questo appello vuole essere un invito a superare la tentazione istintiva di evitare ogni rischio rimanendo a casa. Riteniamo che il non manifestare a luglio si traduca nel perdere un'importante occasione per tutto il movimento: dimostrare che c'è un modo nonviolento di stare in piazza, ribaltando radicalmente, anche nelle modalità, i modelli di cui i G8 sono la punto dell'iceberg.

La nonviolenza è una visione del mondo e la si può condividere o meno. Tuttavia la modalità nonviolenta di gestire azioni dirette sembra la più consona a raggiungere alcuni obiettivi e può trovare il consenso e le partecipazione anche di chi non ne fa una scelta di vita.

Per mettere in atto una azione diretta nonviolenta, è fondamentale l'aspetto della preparazione personale e di gruppo di coloro che andranno a realizzarla.

Il modello del piccolo gruppo affiatato e preparato (gruppo di affinità) risponde all'esigenza di rispettare la piccola dimensione, dove ciascuno conosce bene i compagni ed ha piena fiducia nella loro capacità di far fronte nel miglior modo possibile ai problemi che potranno presentarsi. "

Per questo motivo, vogliamo lanciare l'idea della costituzione di un gruppo per cui l'affinità di base sia costituita dall'appartenenza allo scoutismo e dalla condivisione degli ideali educativi che definiscono l'uomo della partenza.

Se, Capi genovesi e non, condividono questo appello, possono aderire alla costituzione di un Gruppo di Affinità Scout, nel quale decidere le modalità di partecipazione alla manifestazione di luglio.

Per metterci in contatto, potete inviare un'email al seguente indirizzo, dal quale ci premureremo di rispondervi:

gdascout@libero.it

Gli aderenti al GdA Scout [...]
Organizzare l'azione diretta nonviolenta per gruppi di affinità è un esperimento di difesa nonviolenta attuato in una situazione sicuramente più difficile ma proprio per questo più significativa. Vi ricordo l'indirizzo del sito presso cui trovare le informazioni (http://welcome.to/nog8) e l'indirizzo a cui chiedere informazioni o aiuto (nog8@europe.com).


perché fare azioni dirette e non limitarsi a manifestazioni di opinione?

Le azioni dirette e le manifestazioni hanno entrambe una propria dignità.

Ad esempio azioni come picchettaggio, veglia, pedinamento, digiuno, sciopero della fame, noncollaborazione, boicottaggio, sciopero, sciopero lavorativo, occupazione, disobbedienza civile, cortei, marce, proteste, assemblee ecc. tutte considerate all'interno di un programma costruttivo.
lo scopo dell'azione diretta mira più alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica che alla conversione dell'avversario, anche se non esclude tale possibilità.
E' però importante la seguente frase: "L'azione diretta nonviolenta unisce la forza sociale della protesta e della noncollaborazione alla forza morale della sofferenza volontariamente accettata per il bene degli altri. Anche l'azione in sé può essere considerata come una forma di persuasione: il suo scopo è di modificare le convinzioni e la volontà della parte avversa".
Questo è il motivo per cui, oltre ad una manifestazione aperta a tutti, alcuni hanno deciso di fare delle azioni dirette nonviolente meno usuali ma più coinvolgenti. Un modo che vuole essere più persuasivo per raggiungere uno stesso scopo di altre modalità di azione.

Ma ci può essere un altro motivo per scegliere di fare azioni che richiedano un maggiore rischio e un maggiore coinvolgimento della persona. La situazione politica italiana potrebbe rapidamente degenerare verso la negazione delle più elementari libertà politiche. Già il presidente della regione Liguria sta affermando che si può manifestare solo in un altro luogo e un altro momento rispetto all'oggetto della contestazione. Non ci vuole molto ad arrivare a dire che i meccanismi democratici sono sufficienti per esprimere il proprio dissenso e quindi le manifestazioni pubbliche sono superflue.
Non vado oltre lasciando a voi immaginare i possibili passi successivi che la storia, anche quella italiana, ci ha insegnato non essere poi così remoti.

E allora imparare a manifestare in situazioni in cui viene negato il diritto a farlo, sapendosi organizzare per farlo, quando la situazione non è ancora degenerata è sicuramente più semplice creare delle strutture sociali che diventano determinanti al momento della eventuale crisi, in alcuni casi contribuendo fortemente a evitarla.

A maggior ragione, per chi vuole proporre delle modalità di risoluzione dei conflitti sociali e internazionali che escluda la violenza, diventa importante essere in grado di sperimentare modalità di azione che possano dare credibilità alle forme di difesa e risoluzione dei conflitti nonviolente che sappiano affrontare anche situazione in cui i diritti democratici sono negati.