Antologia di un ex capo clan

"La strada vi venga sempre dinanzi
e il vento vi soffi alle spalle.
La rugiada bagni sempre l'erba
su cui poggiate i passi.
E il sorriso brilli sul vostro volto."
(Don Tonino Bello)

"Si pensi a quello che si prova quando non si può più camminare, ma si è sbarrati o paralizzati. Allora, all'improvviso, ci si rende conto che il poter camminare è una grazia e un miracolo. Noi non siamo piante legate ad un ambiente preesistente e del tutto determinato. Cerchiamo e cambiamo da noi stessi il nostro ambiente: lo scegliamo e vi andiamo. Camminando ci sentiamo esseri che muovono se stessi e cercano qualcosa ancora da venire. Abbiamo l'esperienza di essere pellegrini, che sono diretti ad una meta e non vogliono assolutamente vagare a zonzo. Essere liberi, quali siamo, ci sentiamo ancora in marcia verso una realtà che possiamo difficilmente evitare, anche se solo da noi stessi possiamo andarle incontro. E' questo il cammino della vita. [..] Parliamo del succedersi degli eventi, del buon esito di un'impresa, dell'arrivare a comprendere, dell'evento come di un passaggio. Vediamo il divenire come un venir-fuori, la nostra vita come un pellegrinaggio, la storia come un progresso. Riteniamo qualcosa di incomprensibile come accessibile, una decisione come un 'passo'. [..]

Camminiamo e già solo con questo atto puramente fisiologico diciamo di non aver un luogo stabile, di essere in via, di non essere ancora veramente giunti, di cercare ancora la meta, di essere dei veri pellegrini, viatori tra due mondi, uomini di transizione, che sono mossi e si muovono, che dirigono il moto loro imposto e nel movimento previsto si accorgono che non sempre sono giunti alla meta.

Nel semplicissimo gesto del camminare dell'uomo, cosciente e libero, è presente e si manifesta tutto il suo essere concreto. Egli prende coscienza di essere in continuo cammino verso la meta, a cui non è ancora pervenuto, vi aspira incessantemente ed è sicuro di raggiungerla perché, per esprimerci nell'unico modo che ci è possibile, Dio stesso gli viene incontro nella discesa e nel ritorno del Signore.

Noi dobbiamo camminare, noi dobbiamo cercare sempre. Però la vera ed ultima realtà ci viene incontro, ci cerca, solo se noi camminiamo e le andiamo incontro. E quando l'avremo trovata, perché noi fummo trovati, ci renderemo conto che il nostro stesso andarle incontro fu sorretto, mediante la grazia, dalla forza di Dio, che veniva verso di noi."

in "Cose d'ogni giorno" di Karl Rahner

[da "Alce Nero parla" ]
Alce Nero prese la stella di cuoio, e reggendola in mano per farcela vedere, disse: "Ecco la Stella del Mattino. Colui che vede la Stella del Mattino vedrà di più, perché sarà sapiente". Poi sollevò la penna d'aquila e disse: "Questo significa 'il grande essere misterioso' ; e significa anche che i nostri pensieri dovrebbero elevarsi in alto, come fanno le aquile". Poi sollevò la striscia di pelle di bufalo, e disse: "Questo significa tutte le cose buone di questo mondo - cibo e casa". "Amico, tutte queste cose ti auguro" ...

Il sole stava per tramontare quando Alce Nero disse: "C'è tanto che dovrei insegnarti. Ciò che io so, mi è stato dato per gli uomini, ed è vero ed è bello. Presto sarò sotto l'erba e tutto ciò andrà perduto. Sei stato inviato per salvarlo, e devi ritornare perché io te lo possa insegnare" ...

Guardai davanti a me e vidi delle montagne coperte di rocce e di boschi, e dalle montagne balenavano tutti i colori, su verso il cielo. Poi mi ritrovai sulla più alta di tutte le montagne, e tutt'intorno sotto di me c'era l'intero cerchio del mondo. E in quel luogo vidi più di quel che posso raccontare e capii più di quel che vedevo; perché vedevo in maniera sacra la forma di tutte le cose nello spirito, e la forma di tutte le forme così come debbono vivere insieme come un unico essere. E vidi che il cerchio sacro del mio popolo non era che uno tra i molti cerchi che facevano un circolo ampio come la luce del giorno e come la luce delle stelle, e nel centro cresceva un robusto albero fiorente per proteggere tutti i figli di una madre e di un padre. E vidi che era un albero sacro ...

Ora erano tutti in grado di vedere, meglio di prima, come era verde il mondo, come era ampio il giorno sacro, i colori della terra, e di fissarsi queste cose nella mente. I sei Avi hanno messo in questo mondo molte cose, e tutte dovrebbero essere felici. Ogni piccola cosa è stata mandata con uno scopo, e in quella cosa ci dovrebbe essere la felicità e il potere di rendere felice ...

per la partenza di Tato
Fratello Francesco. Tu che hai teso la mano e aperto un dialogo di amicizia e di rispetto con il lupo e con il brigante (che i benpensanti della città temevano ed emarginavano) aiuta il nostro fratello Alessandro a cercare ciò che unisce gli uomini piuttosto che ciò che può creare divisione e violenza.

Fratello Francesco. Tu che sei andato a predicare agli uccelli quando uomini e donne non ti ascoltavano ricorda ad Alessandro, ma anche a noi, che spesso non vogliamo sentire la verità. Ma proprio per questo è importante che la nostra vita sia una testimonianza al di là delle parole.

Fratello Francesco. Tu che ti sei liberato di ogni proprietà al di là di un ruvido e freddo saio come abito ricordaci che quello che abbiamo a disposizione: la natura, il creato, le nostre capacità, la nostra stessa vita ci sono stati dati regalati dal Creatore.

Fratello Francesco. Tu che per primo hai accolto le donne con la stessa dignità e gli stessi doveri degli uomini aiuta Alessandro a riconoscere e superare qualsiasi cosa crei ostacolo al vedere tutto e tutti allo stesso modo: il profugo, lo straniero, l'immigrato, il vecchio Aiutaci a non sentire lontana nessuna creatura sulla terra.

Fratello Francesco. Tu che nel tuo mondo di cultura maschile hai nascosto prima Chiara e poi Jacopa insegna ad Alessandro e a noi a forzare dolcemente la realtà segnandone le contraddizioni e facendo riconoscere agli uomini e alle donne le loro debolezze e le loro resistenze alle novità, allo Spirito.

Fratello Francesco. Tu che sei andato in guerra disarmato addirittura a 'casa' del nemico di allora, il sultano: insegnaci ad affrontare i conflitti di qualsiasi tipo con il dialogo, la fermezza e il rispetto delle ragioni dell'"altro", della sua sensibilità, dei suoi valori.

Fratello Francesco. Tu che hai accettato di dare al tuo movimento una regola, un regolamento di comportamenti. Nonostante per te l'unico modello di vita fosse il Gesù povero nella sua libertà e nell'estrema radicalità delle Sue scelte. Insegna ad Alessandro e a noi ad essere comprensivi con le esigenze dei nostri fratelli.

Fratello Francesco. Tu che hai trovato la Perfetta Letizia nell'essere trattato come il peggiore dei disgraziati aiuta Alessandro e noi tutti a capire la condizione di coloro che abitano ai margini del nostro benessere vivendo delle nostre briciole.

Fratello Francesco. Tu che hai trovato la gioia vera e la libertà nella povertà ...

Abbiamo bisogno oggi di persone che pensino in modo diverso,
non di persone che facciano cose diverse magari ai limiti della legalità.

Guardiamo i bambini: in una stanza piena di giocattoli sono capaci di scoprire il gioco più bello in un pezzo di corda o di cinghia di tapparella.
Non sono limitati da schemi culturale o consumistici: loro svago o il loro divertimento non è quello che possiamo pensare noi

sono liberi, loro. Non noi che pensiamo di avere assoluto bisogno di un sacco di cose: caffè, sigarette, automobile ...

A lor basta affetto, amicizia, creatività.

«Qualsiasi via è solo una via,
e non c'è nessun affronto,
a se stessi o agli altri,
nell'abbandonarla,
se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare...

Esamina ogni via con accuratezza e ponderazione.
Provala tutte le volte che lo ritieni necessario.
Quindi poni a te stesso,
e a te stesso soltanto,
una domanda...

Questa via ha un cuore?
Se lo ha, la via è buona.
Se non lo ha, non serve a niente.»

Carlos Castaneda

dalle fonti francescane
Parole del Santo contro i suoi ammiratori (Capitolo XCVI)
[717] 133. Cercava con ogni cura di nascondere nel segreto del suo cuore i doni del Signore, perché non voleva che, se gli erano occasione di gloria umana, gli fossero pure causa di rovina. E spesso, quando molti lo proclamavano santo, rispondeva così: "Posso avere ancora figli e figlie; non lodatemi come fossi sicuro! Non si deve lodare nessuno, fino a che è incerta la sua fine. Quando Colui che ni ha concesso il mutuo - così continuava - volesse ritirarlo, rimarrebbe solo il corpo e l'anima, come li hanno pure gli infedeli". Questa era la risposta a chi lo lodava.
Rivolto poi a sé diceva: "Se l'Altissimo avesse concesso grazie così grandi ad un ladrone, sarebbe più riconoscente di te, Francesco!".

l'umile servo di Dio
[169] Beato il servo, che non si ritiene migliore, quando viene lodato e esaltato dagli uomini, di quando è ritenuto vile, semplice e spregevole, poiché quanto l'uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più. Guai a quel religioso, che è posto dagli altri in alto e per sua volontà non vuole discendere. E beato quel servo, che non viene posto in alto di sua volontà e sempre desidera mettersi sotto i piedi degli altri.

leggenda perugina
la generosità di Francesco
[1602] 52. In quello stesso torno di tempo, una donna poverella di Machilone venne a Rieti per farsi curare gli occhi. E un giorno che il medico si recò da Francesco, ebbe a riferirgli: "Fratello, è venuta d ame una donna malata agli occhi; ma è talmente povera, che mi tocca curarla per amor di Dio, e pagarle io le spese".

Al sentire questo, Francesco fu preso da compassione per quella infelice e, chiamato a sé uno dei compagni, precisamente il suo 'guardiano', gli disse: "Frate guardiano, dobbiamo restituire la roba d'altri". Quello osservò: "E quale sarebbe, fratello?". Replicò il Santo: "Questo mantello che abbiamo preso in prestito da quella donna poverella e malata d'occhi: dobbiamo renderglielo". Concluse il guardiano: "Fratello, fai pure quello che ti par meglio".

Allora Francesco, tutto felice, fa venire un uomo spirituale, con cui era in intimità, egli dice: "Prendi questo mantello e dodici pani, va' e dirai a quella donna povera e inferma, che l'oculista ti indicherà: "il povero, al qualke hai prestato questo mantello, ti ringrazia di cuore dle prestito fatto. E adesso, riprendi quello che ti appartiene".

L'amico andò e disse alla donna le parole suggeritegli da Francesco. Quella però, non riuscendo a raccapezzarsi, presa da sospetto e disagio, rispose:"Lasciami in pace. Non so cosa stai dicendo". Ma quello le mise in mano il mantello con i dodici pani. La donna, constatando che diceva sul serio, prese il dono tra preoccupata e felice. E, temendo non le venisse tolto, si alzò nascostamente di notte e tornò tutta contenta a casa sua. Francesco aveva incaricato il suo guardiano di pagare le spese della povera malata ogni giorno, finché fosse rimasta a Rieti.

Amate la vita, perché lì è perfetta letizia: non tanto nell'essere amati ma nell'amare.
Ricordate che non essere amati non è una tragedia; è il non amare la tragedia.
E perfetta letizia sta nel servire, non nell'essere serviti.
Questa è la sapienza: da "saper", sapore, gusto, sale.
Questo è il sale della vita: amare!
(Don Tonino Bello)

Voi siete la luce del mondo
La preghiera non è accendere una candela e lasciarla bruciare davanti al Signore, sperando che il fuoco e il fumano lo commovuano.
La vera preghiera è che io diventi una candela che si consuma lentamente davanti a lui ventiquattro ore su ventiquattro, sul lavoro, con gli amici, nel silenzio; è l'incontro con il Signore che avviene nell'intimità del mio cuore e che si rafforza ogni giorno nel vivere la spiritualità della presenza.
Ecco perché la preghiera non si improvvisa, ecco perché non è una candela che si può accendere a proprio uso. Chi prega è immerso nel mondo, è immerso nel dolore del mondo. [...]
Chi semina raccoglie, chi semina preghiera, chi semina giustizia, chi semina concordia, le ritroverà.
(da "Non bussate: è già aperto" di Ernesto Olivero)

L’ASSOLUTO

Dio dice: "Dammi il tuo cuore" ...
E poi, in risposta alla mia perplessità,
lo sento dire:
"Il tuo cuore è dov’è il tuo tesoro".

I miei tesori - eccoli:
persone ...
Luoghi ...
Occupazioni ...
Cose ...
Esperienza del passato ...
Speranze e sogni del futuro ...

Raccolgo ogni tesoro,
e vi faccio qualche commento,
e lo depongo alla presenza del Signore ...


In che modo riuscirò a "dargli" questi tesori?
Quanto più il mio cuore
indugia in tesori passati
sono fossilizzato e morto,
perché la vita è solo nel presente.
Perciò, a ognuno di quei passati tesori,
che rappresentano il mio prezioso ieri,
dico addio.

A ognuno così spego che,
per quanto grato io sia perché è entrato
nella mia vita,
ora deve uscirne -
altrimenti il mio cuore non imparerà mai
ad amare il presente ...

Il mio cuore è coinvolto anche nel futuro.
I timori e le ansie per ciò che sarà domani
lasciano poche energie per vivere pienamente ciò che è oggi.
Elenco questi timori ...
E dico ad ognuno:
"Sia fatta la volontà di Dio" ...
Osservando l’effetto che ha su di me ...
Sapendo, nel mio cuore,
che Dio può solo volere il mio bene ...

Il mio cuore è nei miei sogni, ideali,
speranza ...
Ciò mi fa vivere con la fantasia nel futuro.
Ad ognuno di essi dico:
"Sia fatta la volontà di Dio,
disponga di me come ritiene opportuno" ...

Avendo recuperato la parte del mio cuore
irretita dal futuro e dal passato,
passo ora in rassegna i miei attuali tesori:

A ogni persona amata
dico con tenerezza: "Mi sei tanto cara,
ma non sei la mia vita.
Ho una vita da vivere
un destino da affrontare
che è separato da te" ...

Dico ai luoghi ... alle cose ... a cui tengo:
"Per quanto preziosi, non siete la mia vita.
La mia vita e il mio destino sono separati
da voi".

Dico questo alle cose
che sembrano costituire il mio stesso essere:
la mia salute ...
Le mie ideologie ...
Il mio buon nome, la mia reputazione ...
E lo dico persino alla mia vita
che dovrò soccombere un giorno alla morte:
"Siete desiderabili e preziose,
ma non siete la mia vita.
La mia vita e il mio destino
sono separati da voi".

Alla fine resto solo davanti al Signore.
A lui do’ il mio cuore
- e dico: "Tu, Signore, sei la mia vita.
Tu sei il mio destino".

(In "Alle sorgenti" di Antony de Mello)

CIO’ CHE CONTA

Per il nostro comportamento nella vita ciò che conta non è cosa pensiamo, ma in cosa crediamo. Io non credo in alcuna dogmatica religiosa, tanto meno in un dio che abbia creato uomini capaci di concepire il progresso come sterminio reciproco, dall’ascia di pietra alle armi atomiche, e potersene poi gloriare

Non posso credere che questa storia universale tanto cruenta rientri nei piani di un’entità divina superiore, che l’abbia concepita come qualcosa di incomprensibile per noi, e tuttavia divino e meraviglioso. Ciò nonostante ho fede, so o intuisco istintivamente che la vita ha un senso. Dalla storia universale non posso dedurre che l’uomo sia buono, nobile e altruista; ma credo che tra le varie possibilità che gli sono state date, ci sia anche quella, nobile e bella, di aspirare al bene, alla pace e alla bellezza; credo che questa possibilità possa sbocciare in determinate condizioni, lo so per certo. Se mai ci fosse bisogno di conferme basterebbe ricordare che, accanto ai conquistatori, ai dittatori, agli eroi della guerra e ai fabbricanti di bombe, sono esistite nella storia universale personalità come Buddha, Socrate, Gesù; che sono fiorite opere come le sacre scritture indiane, ebraiche, cinesi; basterebbe pensre a tutto ciò che lo spirito umano ha prodotto in tempi di pace nel mondo dell’arte.

La testa di un profeta che si sporge da un tumulo di figure sul portale di un duomo, poche battute musicali di Monteverdi, Bach, Beethoven, una piccola superficie di tela di Rogier, di Guardi o di Renoir, sono sufficienti a contraddire il brutale teatro di potere e di guerre della storia mondiale, a provare l’esistenza di un altro mondo vivace e felice. Inoltre le opere d’arte sono molto più stabili e durevoli di ciò che produce la violenza, esse sopravvivono nei millenni.

Noi, che non crediamo alla violenza e che cerchiamo di sottrarci il più possibile alle sue pressioni, dobbiamo ammettere che non c’è progresso, che il mondo ora come allora è dominato dagli arrivisti, da chi è assetato di potere e dai violenti; se si vuol dirlo con delle belle parole, possiamo definire tutto questo tragico. Viviamo circondati da strumenti di potere e di violenza, spesso ci ribelliamo digrignando i denti, spesso ci sentiamo sull’orlo di una disperazione mortale(Lei l’ha sperimentato a Stalingrado) ; siamo assetati di pace e di belezza, di libertà per le ali della nostra anima; molte volte desidereremmo augurare ai fabbricanti di bombe di saltare in aria per primi con i loro macchinari diabolici. Ma non permettiamo che la nostra ribellione, i nostri desideri si esprimano; sentiamo che ci è proibito rispondere con violenza alla violenza. Il nostro sdegno e quei desideri maligni ci dimostrano che la divisione dle mondo in buoni e cattivi non è netta; che il male alberga non solo negli arrivisti e nei violenti, ma anche in noi, che ci conosciamo per pacifisti e benpensanti. Non c’è dubbio che il nostro sdegno sia "giustificato". Lo è. Ma per un attimo ci spinge, noi non violenti, a desiderare la violenza, per por fine agli abusi, per fare pulizia. Ci vergogniamo di questi sentimenti e tuttavia non possiamo impedire che ci si ripresentino. In parte siamo responsabili del male e delle guerre nel mondo. Quando nella nostra esperienza ci vediamo coinvolti, quando sentiamo di doverne provare vergogna, ci rendiamo conto che a governare il mondo non sono esseri diabolici, ma uomini che fanno o permettono il male per pura cattiveria, che agiscono in una specie di cecità e di innocenza.

Questi contrasti non sono risolvibili razionalmente. Il male è nel mondo; è in noi; sembra ineliminabile dalla vita. Tuttavia non possiamo non sentire la voce della serenità e della bellezza della natura, la serenità e la bellezza della storia universale che ci rende felici e ci consola, ci ammonisce e ci commuove, facendo palpitare la speranza della nostra esistenza, che spesso ne sembra priva. Poiché noi pacifisti sappiamo di non essere immuni dal male, non ci resta da sperare che anche gli altri siano capaci di un ripensamento, di risvegliarsi all’amore.

(In "religione e mito" di Herman Hesse)

Girai l'orologio
Un passero mi è morto tra le mani.
Aveva tutto il cielo in cui poter volare, da scoprire, ma la violenza lo ha condotto in una porzione di cielo artificiale. Io l’ho accarezzato fino alla fine perché scoprisse, attraverso i miei occhi, l'immensità del cielo.
... Barbara, non so dove sei, non so se sei in cielo o se continui la tua vita randagia, ma tu resti uno dei ricordi più belli, più dolci, più puliti della mia vita.
Ricordo quel pomeriggio, alle Nuove, quando una suora ci fece incontrare.

Suor Lucia, materna e santa, a nostra insaputa, aveva preparato il nostro incontro. Tornavi dalla doccia, in accappatoio bianco e ci siamo ritrovati a stare insieme nella sala dei colloqui del carcere. Erano quasi le sei del pomeriggio; a quell’ora avevo un appuntamento dall’altra parte della città; non sapevo come andarmene.

Non mi lasciai prendere dall’imbarazzo. Mi sedetti con calma; lo facesti anche tu. Girai l'orologio per non guardare l'ora e tu incominciasti a raccontarmi la tua storia.

Eri scappata di casa per imitare una ragazza che ammiravi e che era più grande di te. Avevi 12-13 anni, non ricordo bene. Un giorno conoscesti un uomo che ti parlò di amicizia. Poi ti portò in una soffitta. Tu eri ancora una bambina, un pulcino. Mi dicesti che in un attimo ti fu addosso, sentisti solo un gran dolore, non sapevi cosa ti stava capitando. Eri ancora un pulcino, giustamente non sapevi.

Poi mi parlasti della droga, dell’incontro con questo mondo e del bisogno di soldi. Mi parlasti di marciapiedi che seguivano a marciapiedi. Quando ti ho conosciuto avevi 18 anni, ma eri ancora un pulcino avvolto in un accappatoio.

A un certo punto mi guardasti in faccia.
Il silenzio ti prese: "Ma che cazzate dico. Perché ti ho parlato? Non ho mai detto a nessuno le mie storie!"
"Barbara, io non ti ho chiesto niente. Perché mi hai raccontato la tua vita?"
«Tu non guardavi l’orologio, tu non avevi fretta. Ho incontrato solo uomini che dopo avermi usata volevano andare via in fretta, avevano impegni che li aspettavano. Non avevano tempo. Tu, invece, no."

(da "Dio non guarda l'orologio" di Ernesto Olivero)

Il nuovo nasce dagli ultimi
Sono qui nel capannone della comunità di Mukuru, la discarica di Nairobi. Mi ritrovo qui tutti i lunedì per l’incontro di comunità. Ma oggi è un lunedì speciale. Il capannone è pieno di gente, l’umile e disperata gente di Korogocho. Sono proprio i gruppi più poveri e più disprezzati: la gente della discarica, i ragazzi di strada, gli ubriaconi, le prostitute .... Oggi si sono dati appuntamento qui per dare il benvenuto a due ospiti, il dottor Argendona e il dottor Populin, dell’Organizzazione mondiale della sanità, venuti appositamente per lanciare un progetto pilota di CRB (riabilitazione su base comunitaria). Un progetto, un’idea nata lo scorso anno a Manila in un incontro piuttosto insolito, fatto da una decina di persone, tutte coinvolte nelle periferie urbane da Manila a Salvador Bahia, da Bombay a Nairobi.

La grande sfida allora lanciata era: è possibile costruire comunità nelle baraccopoli (dove non esiste comunità) a partire da i gruppi più emarginati (ragazzi di strada, alcolizzati, prostitute ...)? In poche parole: possono gli ultimi della società e della storia costruire il nuovo, essere portatori di speranza? E’ una bella sfida! Ascolto commosso le parole urlate di Okech, pastore della chiesa maranatha. Legge la Genesi: "Poi Giuseppe disse ai fratelli: ‘Io sto per morire ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questo paese, l’Egitto, verso il paese che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, Isacco e Giacobbe ’. Con voce roboante continua: ‘E’ una parola, è una promessa fatta a noi oggi ... Non possediamo nulla ... Il governo può venire domani e sbancarci tutti ... Siamo oppressi, schiacciati ... Non ci sono scuole per i nostri bambini ... Ma Dio è vicino, Dio non ci ha dimenticato. Dio non cui lascerà in questa situazione per sempre, vedremo il giorno della salvezza. Sarà oggi?’.

Poi lo sventolio di bandierine, lattine e coperchi di plastica (il riciclato della discarica), è un succedersi di volti (belli!) In rappresentanza di oltre venti gruppi o comunità di emarginati. e’ una lunga lista di Vip dei “sotterranei della vita e della storia”. Charles presenta la prima comunità della discarica (che ha preparato alla grande l’ambiente per l’incontro), Macharia presenta la seconda (quella che va in città a raccogliere i rifiuti nei grandi edifici) ... Jamima presenta la comunità delle donne che fanno il changoa (liquore proibito dal governo) e che si chiama Kubadilisha maisha (Cambiare vita). Applausi a non finire.

Leah presenta le ragazzine che prima si guadagnavano da vivere in città. Ed ora hanno iniziato la comunità dell’Udada. Otieno presenta i ragazzi di strada. E così via ... Mi sembra la “lega degli ultimi”! Mi viene da piangere. Era questa la “rivoluzione” che ha sognato Gesù in quella Galilea dei disperati? “Ti lodo e ti benedico, Papi, perché hai tenuto nascost queste cose ai potenti e le jhai rivelate ai poveri”. Aveva ragione il pastore Okech: “Dio è vicino! Non ci ha dimenticato. Ha un sogno per noi. Un grande sogno!”.

(in " Sulle strade di Pasqua " di Alex Zanotelli)

La vita ha un senso nella misura in cui Tu glielo attribuisci. La Bibbia, il dogma e tutte le filosofie sono solo un aiuto per facilitare questa attribuzione di senso. La natura, la pianta, l'animale non hanno bisogno di trovare un senso; perché non conoscono né il pensiero né il peccato, vivono in un mondo ingenuo ed innocente. Ma noi uomini siamo meno che bestie quando tentiamo di vivere senza un senso. La vita acquista significato nel momento in cui, per quel che ci è possibile, la sottraiamo al desiderio ingenuo del piacere egoistico e la mettiamo al servizio di qualcosa. Se prendiamo seriamente questo impegno, il "senso" viene da sé.

(In "religione e mito" di Herman Hesse)

IL NOMADE

Gesù dice:
"Nessuno può vedere il regno di Dio, se non nasce nuovamente". (Gv 3,3)

Per meglio capire questo rifletto su due mondi diversi:

Contemplo il mondo oscuro del feto ...
E poi osservo la vita di una persona innamorata ....

Vedo il dolore della sofferenza umana ...
E il conforto dell'utero ...

Mi limito a osservare, astenendomi da qualsiasi commento
perché queste scene contrastanti, da sole, educheranno il mio cuore.

Osservo il mondo che il feto non può conoscere:
la gloria del sole che tramonta ...
La dolcezza della notte ... La maestosità dell'oceano ...

Poi la mia mente si scatena attraverso scene di gioia ...
E dolore ... E paura ... E pace ... e morte ... e violenza ...
Ognuna contrastante con la quiete dell'utero ...

E in me prende forma una domanda:
se ti fosse possibile, cosa sceglieresti:
gli alti e bassi della vita o il conforto dell'utero?
La mia risposta dirà se ho le disposizioni richieste per rinascere.

Per la mia rinascita non posso contribuire meglio di quanto abbia potuto fare
per la mia prima nascita.
Ma due cose mi sono possibili:

Come prima cosa posso darmi il nutrimento di cui ho bisogno;
un bambino che nasce prima di essere formato non sopravvive.
Devo rimanere in contatto con le cose ...
I luoghi ... le occupazioni ... le persone ...
Che mi danno gioia e amore e bellezza.
Bevo profondamente a queste sorgenti, ora, con gratitudine, senza colpa ...

Come seconda cosa posso preservare gelosamente
la mia libertà e autonomia:

Devo imparare ad assicurarmi le sorgenti da cui bevo
senza rimanervi incastrato:
a servirmene e senza sentimento di possesso;
a cercare nutrimento senza affondare radici.
Perché devo tenermi sempre pronto
a muovermi quando arriverà il tempo della rinascita.

E qui affronto apertamente i miei timori,
perché è la paura che uccide la mia libertà
e mi porta a d avvinghiarmi alle cose.
Mi attacco alla compagnia umana perché temo la solitudine ...
Mi attacco alla popolarità e ho paura di offendere ...
Mi attacco agli amici e alla famiglia perché temo di essere respinto ...
All'autorità perché ho paura di restare solo ...
Alla sicurezza delle convinzioni tradizionali e temo di sfidarle ...
Infine mi attacco a tutto ciò che è noto, familiare e vecchio
perché ho paura di rinascere - di traferirmi in un mondo
che è nuovo, ignoto ed estraneo.

Rifletto al modo in cui oggi mi disseterò all'amore ...
E alla gioia ... e alla pace ... e al piacere ...

Penso a come cercherò autonomia e libertà: ai rischi che oserò correre ...
Ai disagi che accoglierò con gioia ... Ai cambiamenti a cui sarò disponibile ...
Come preparazione remota al giorno in cui rinascerò in un altro mondo più vasto.

(In "Alle sorgenti" di Anthony de Mello)

Profeta di Dio, che cerchi ciò che è sommo , a lungo hai spiato l'orizzonte attendendo la tua nave.
Ed ora la tua nave è giunta, e tu devi andare.
Profondo è il tuo struggimento per la terra delle tue memorie,
per la memoria d'ogni tuo desiderio; e il nostro amore non può trattenerti,
né le nostre necessità possono fermarti.
Ma questo noi ti chiediamo prima che tu ci lasci: parlaci e dacci la tua verità.
E noi la daremo ai nostri figli, e questi ai loro figli, ed essa non perirà.
Hai vegliato in solitudine con i nostri giorni, e hai udito, mentre vigilavi, il pianto ed il riso del nostro sonno.
Ora perciò rivelaci a noi stessi. ...

Il vento mi comanda di lasciarvi.
Per noi viandanti [...] nessun giorno comincia là dove è finito il giorno precedente;
e nessun'alba ci trova là dove il tramonto ci ha lasciato. [...]
Siamo i semi della pianta tenace, e come maturiamo e giungiamo alla pienezza del cuore, il vento ci prende con sé e ci disperde.
Ma se la mia voce si attenuerà alle vostre orecchie e il mio amore si dissolverà nel vostro ricordo, allora io ritornerò.
E parlerò con più ricco cuore e labbra più docili allo spirito.

(In "il profeta" di G.K.Gibran)

la lanterna
E che cosa offrirò a chi ha lasciato il suo aratro a metà solco
o a chi ha fermato la ruota del suo torchio?
Diventerà il mio cuore un albero sovraccarico di frutti
che io possa cogliere ed offrire ad essi? [...]
E sono io un’arpa che la mano del Possente possa toccare,
o un flauto che il suo fiato possa attraversare?
Un esploratore dei silenzi sono io,
e quali tesori ho io trovato nei silenzi
perché possa con sicurezza dispensarli?
Se questo è per me il giorno del raccolto, in quali campi ho io sparso il seme,
ed in quali obliate stagioni?
Se fosse questo davvero il giorno in cui terrò alta la mia lanterna,
non è la mia fiamma che vi brucerà dentro.
E buia solleverò la mia lanterna.
E sarà il guardiano della notte a riempirla del suo olio,
sarà anche lui che l’accenderà.


Tali cose disse con le sue parole. Ma molto nel suo cuore
restò non detto. Poiché egli stesso non riusciva a esprimere
il suo segreto più profondo.

(In "il profeta" di G.K. Gibran)

Lascia che la pace cominci da TE
Lascia che la pace cominci da TE
e germogli come un seme fecondato
verso la luce. Ha bisogno del calore del TUO cuore
per far dischiudere i suoi fiori pieni di vita.
Lascia che la pace cominci
dai petali particolari delle TUE dita
come semi di speranza,
e che le sue radici si ramifichino
in geyser di amore.
Lascia che l'amicizia sprizzi dai TUOI occhi,
come una porta spalancata sulla fraternità.
Che il TUO sguardo diventi un solido rifugio
per il tuo prossimo, contro la solitudine.
Che ogni TUA pupilla sia una stretta di mano,
generosa, contro ogni alienazione che divide.
Lascia che la tenerezza cominci da TE
come una calda cordialità,
per invadere il mondo smarrito
che non osa più neanche sperare.
Diventa quella liana gioiosa
che si tende attraverso gli abissi insondabili
per soccorrere gli esseri stritolati dall'incertezza.
Lascia che l'amore cominci da TE
come assenza di sofferenza,
per asciugare le lacrime
della gente disillusa.
La nostra terra ha tanto bisogno
delle TUE carezze piene di amore,
per salvarsi da quel terribile futuro che incombe.
Lascia che la pace cominci da TE stesso
come una sorgente di vita trionfante.

Muepu - "Echos des Grand Lacs" da "Mission" 1994

IL SALVATORE
Sempre rinasce come uomo,
parla ai pii, parla ai sordi,
ci è vicino, e di nuovo lo perdiamo.

Si deve rialzare da solo,
deve farsi carico dei bisogni e dei desideri dei fratelli,
di nuovo viene crocifisso.

Dio si annuncerà nuovamente,
il divino sfocerà nella valle dei peccati,
lo spirito eterno sfocerà nella carne.

Di nuovo, anche ai giorni nostri,
il Salvatore è in cammino per benedire,
per incontrare le nostre paure, le lacrime,
le lacrime, le suppliche, i lamenti
con lo sguardo tranquillo che non osiamo incontrare,
perché solo i bambini lo possono sopportare.


(Da "religione e mito" di Herman Hesse)

L'animatore
L'animatore deve essere convinto di quello che fa, caricarlo del suo entusiasmo e della sua forza convincente. Deve saper vincere le tipiche resistenze di chi non vuol essere coinvolto in prima persona e sta solo a parlare o a prendere appunti. Se l'animatore non dimostra sicurezza fa mancare la forza di decidersi.

La sicurezza è fatta anche di preparazione degli strumenti necessari, di conoscenza possibilmente esperienziale della tecnica, di previsione delle principali reazioni o modalità in cui si può svolgere. E' spesso necessario che l'animatore abbia già sperimentato sulla sua pelle, da partecipante, l'esercizio che propone, in modo da poter far riferimento a un suo vissuto, alle sue reazioni, alle sue difficoltà.
La sicurezza dell'animatore viene anche da un modo corretto di proporre gli esercizi. Essi esigono questa sequenza minimale: da: (Vopel - giochi di interazione per adolescenti e giovani vol.1)

"La speranza non è ottimismo; e non è la convinzione che ciò che si sta facendo avrà successo: la speranza è la certezza che quello che si fa ha un senso, che abbiamo successo o meno." (Vaclav Havel)

uscite!
"Uscite, uscite dalle vostre case,
dal vostro paese, dal vostro lavoro,
dalle vostre preoccupazioni,
dai vostri interessi,
uscite dalle vostre abitudini,
dai vostri schemi, dai vostri soliti pensieri,
inizia una nuova epoca:
nulla deve restare di ciò che è vecchio,
di ciò che ormai giace nella morte,
di ciò che e' stato definitivamente capovolto dalla venuta di Dio in questo mondo,
nulla deve continuare come se non fosse che Dio è qui, con noi, sulla terra,
in ogni uomo che porta il suo volto."

(Da "Canto di Natale" di Don Giorgio Basadonna)

giovane #1
ger 1
7 Ma il Signore mi disse:
- Non preoccuparti se sei troppo giovane. Va' dove ti manderò e riferisci quel che ti ordinerò.

giovane #2
sir 25
3 Se da giovane non hai acquistato la sapienza,
come farai ad averla da vecchio?

Egli mi parla
avvolto in vesti variopinte
adorne di penne d'aquila
e di fili di pioggia
i piedi chiusi in neri mocassini
mi parla di albe e di tramonti
mi parla di tuoni e di tempeste
di uccelli sospesi nel cielo
di vita che non muore
di gioia che non muta.

i piedi della terra sono i miei piedi adesso
e il corpo delle montagne sacre
ora è il mio corpo
la voce della pioggia è la mia voce
la mente del cielo è la mia mente
sono una cosa sola, adesso
sento che avrò
vita lunga e felice
che io sia benedetto

"Un aquilone nel vento chiama
tendi il filo è ora! Puoi!
Le scelte di oggi in un mondo che cambia
pronti a servire è ancora: "Scouting for boys"

B.-P. #1
- Molti sono portati a ritenere che la parola gentleman significhi un uomo che è nato ricco, e che un ragazzo educato in scuole e collegi costosi deve perciò essere un gentleman da adulto. Ma non è necessariamente così
... Un gentleman è ciò che dice la parola: è un UOMO, ma un uomo gentile, non un interlocutore brusco, autoritario o rozzo, ma un tipo che, per grosso e forte che possa essere, sa esser gentile e cavalleresco e aiutare gli altri (p.65 YKotE 1916)

B.-P. #2
- Lo scautismo è FRATERNITA': principio la cui applicazione concreta permette di superare ogni differenza di classe, di religione, di nazionalità o di razza, per l'indefinibile spirito che lo pervade, lo spirito del "gentiluomo di Dio". (p.100 - HG 1920)

B.-P. #3
- L'esperienza che ho mi dice che la vera chiave della felicità consiste nel passare la felicità agli altri (p.94 - HG 1920)

B.-P. #4
LA RELIGIONE DEI BOSCHI
L'uomo che ha girato il mondo in lungo e in largo, l'uomo che ha assaggiato il pericolo e affrontato la morte, l'uomo, insomma, che ha veramente visto la vita è in genere profondamente religioso. Ma la sua religione può non esser riconosciuta da tutti: non è una religione come le altre, non è stata formulata dall'uomo, ma è il naturale risultato della sua costante comunanza con la natura.

Neppure lui probabilmente può definirla, giacché essa non ha dottrine né riti. Egli ha preso ad apprezzare, nella natura, la grandezza rasentante l'infinito eppure interamente regolata da una legge, ed ha preso coscienza del ruolo e della responsabilità che anche le piccole cose, fino ai germi microscopici, hanno nel funzionamento dell'intero sistema. Egli ha così compreso la propria relativa insignificanza e al tempo stesso il suo compito nella vita. E' conscio dell'esistenza di stadi progressivi per giungere a cose più alte, a una felicità più piena: dal seme al fiore, dal fiore al frutto; e che nell'uomo questi stadi sono accompagnati tanto dai suoi sforzi attivi verso il progresso quanto dalla sua rassegnazione passiva all'inevitabile. Egli si rende conto che la felicità si conquista superando diffìcoltà, ma che la vita è vuota e insoddisfacente se si lavora solo per se stessi: che il servizio per gli altri dà la più grande ricompensa.

Quando San Giorgio vinse il dragone non lottò solo per trionfare sulla bestia, ma per la più alta soddisfazione di aiutare una donna in pericolo.

Alcuni obietteranno che la religione dei boschi è anche la religione dei primitivi ed in qualche misura ciò è vero. Essa rimonta al primitivo, all'elementare, ma al tempo stesso costituisce il terreno comune su cui si basano la maggior parte delle forme di religione: cioé l'apprezzamento di Dio e il servizio del prossimo (p.74 HG 1918)

B.-P. #5
il poeta indiano Tagore ha recentemente detto che il mondo dovrebbe essere ordinato secondo la fraternità e non secondo l’organizzazione. "L’imperialismo mette insieme piccole nazioni e razze diverse, come frammenti in un paniere, ma esse non si uniscono, sono solo tenute insieme. Non c’è legame di unione. D’ora in poi la mia vita e quanto possiedo – che non è molto – sarà dedicata a stabilire, prima in India e poi se possibile altrove, un’università in cui le menti migliori di ogni razza, tra cui dobbiamo ricercare i nostri leaders, possano mescolarsi e la cultura orientale e quella occidentale possano unirsi in società. Abbiamo bisogno di uomini dallo spirito mondiale, uomini dello spirito, capaci di vedere che siamo tutti cittadini del Regno delle Idee. In questo modo, per molto tempo dopo che non ci sarò più, quando nel disegno di Dio verrà il momento per una reale Società dell’Umanità, vi saranno uomini abbastanza larghi di vedute da considerare la razza umana come un tutto unico, e che capiranno che il bene del genere umano come famiglia esiste realmente; e così non dovremo affrontare una bancarotta di fede e di ideali costruttivi come quella che abbiamo avuto oggi ".
Un’iniziativa concreta verso la realizzazione di questo grande disegno può essere trovata nello scopo, nella formazione e nello sviluppo della fratellanza degli scouts e delle guide.
(da Jamboree, aprile 1921)

Hunting-Song of the Seeonee Pack [ This I, scouting alone, beheld ]

As the dawn was breaking the Sambhur belled
Once, twice and again!
And a doe leaped up, and a doe leaped up
From the pond in the wood where the wild deer sup.
This I, scouting alone, beheld,
Once, twice and again!

As the dawn was breaking the Sambhur belled
Once, twice and again!
And a wolf stole back, and a wolf stole back
To carry the word to the waiting pack,
And we sought and we found and we bayed on his track
Once, twice and again!

As the dawn was breaking the Wolf Pack yelled
Once, twice and again!
Feet in the jungle that leave no mark!

Eyes that can see in the dark--the dark!
Tongue--give tongue to it! Hark! O hark!
Once, twice and again!

Superstar

Che cosa vuoi significare morendo in questo modo,
si tratta di un errore oppure sapevi che la tua morte da messia batterà tutti i record ?
Chi sei e che cosa hai sacrificato ?
Pensi di essere quello che loro dicono che tu sia ?

Tutte le volte che ti osservo non capisco perché hai lasciato che le cose ti sfuggissero di mano così,
avresti gestito meglio la situazione se tu avessi pianificato tutto,
perché hai scelto un periodo storico così antico
e una regione geografica così desolata ?
Se tu fossi venuto oggi avresti potuto raggiungere un'intero continente,
Israele nel 4 avanti Cristo non aveva mezzi di comunicazione di massa.
Non lasciarmi sbagliare, io voglio soltanto sapere


Everytime I look at you I don't understand
Why you let the things you did get so out of hand
You'd have manage better if you'd had it planned
Why'd you choose such a backward time and such a strange land ?
If you'd come today you would have reached a whole nation
Israel in 4 b.C. had no mass communication

Don't you get me wrong (2) - I only want to know (2 volte)
Jesus Christ, Jesus Christ who are you what have you sacrificed?
Jesus Christ Superstar Do you think you're what they say you are ?

Tell me what you think about your friends at the top
Who'd you think besides yourself's the pick of the crop?
Buddah was he where it's at ? Is he where you are ?
Could Mahomet move a mountain or was that just PR ?
Did you mean to die like that ? Was that a mistake or
Did you know your messy death would be a record-breaker ?

La forza dell'anima e' indistruttibile e continua ad accrescere il proprio potere finche' trasforma tutti quelli che tocca (Mk Gandhi)

"Quello che il piccolo Carlo sapeva fare come nessun altro era 'ASCOLTARE'.
Non e' niente di strordinario, direte, chiunque sa ascoltare.
Ebbene, e' un errore. Ben poche persone sanno davvero ascoltare. E come sapeva ascoltare Carlo era una maniera assolutamente unica. Carlo sapeva ascoltare in tal modo che ai tonti, di botto, si affacciavano alla mente idee molto intelligenti. Non perche' dicesse o domandasse qualche cosa atta a portare gli altri verso queste idee, no; lui stava soltanto li' e ascoltava con grande attenzione e vivo iinteresse. Mentre teneva fissi i suoi vividi grandi occhi scuri sull'altro, questi sentiva con sorpresa emergere pensieri - riposti dove e quando? - che mai aveva sospettato di possedere.
Lui sapeva ascoltare cosi' bene che i disorientati o gli indecisi capivano all'improvviso quello che volevano. Oppure i pavidi si sentivano, a un tratto, liberi e pieni di coraggio. Gli infelici e i depressi diventavano fiduciosi e allegri. E se qualcuno credeva che la sua vita fosse sbagliata o insignificante, se credeva di essere soltanto una nullita' fra milioni di persone, uno che non conta e che puo' essere sostituito - come si fa con una brocca rotta - e andava li' ... e raccontava le proprie engustie al piccolo Carlo, ecco che, in modo inspiegabile, mentre parlava, gli si chiariva l'errore; perche' lui, proprio lui cosi' com'era, era unico al mondo, quindi con la sua peculiare maniera di essere, individuo importantissimo per il mondo.
Cosi' sapeva ascoltare Carlo! "
(da "Momo" di Ende)

CHIAMAMI, TI PREGO, CON I MIEI VERI NOMI

Non dire che partiro' domani
perche' anche oggi continuo ad arrivare.

Guarda in profondita'; arrivo ogni secondo
e sono una gemma su un ramo in primavera,
sono un uccellino, dalle ali ancora fragili,
e imparo a cantare nel mio nuovo nido,
sono un bruco nel cuore di un fiore,
sono un gioiello che si nasconde in un sasso.

Sto ancora arrivando, per ridere e per piangere,
per avere paura e per sperare,
il ritmo del mio cuore e' la nascita e la morte
di tutti coloro che sono vivi.

Sono un'effimera in metamorfosi sulla
superficie del fiume
e sono l'uccello che, quando arriva la primavera,
arriva in tempo per mangiarsi l'effimera.

Sono una rana che nuota felice nell'acqua chiara di uno stagno,
e sono una biscia che si avvicina
in silenzio e si nutre della rana.

Sono un bambino ugandese, tutto pelle e ossa,
le mie gambe sono sottili come canne di bambu',
e sono il mercante che vende armi mortali all'Uganda.

Sono una bambina di dodici anni, profuga su una piccola imbarcazione,
che si getta nell'oceano dopo essere stata violentata da un pirata del mare,
e sono il pirata, dal cuore ancora incapace di vedere e di amare.

Sono un membro del Politburo, e ho molto potere nelle mie mani,
e sono l'uomo che paga il suo "debito
di sangue" alla sua gente,
e muoio lentamente in un campo di lavori forzati.

La mia gioia e' come una sorgente calda che fa
sbocciare fiori in tutti i sentieri della vita.
Il mio dolore e' come un fiume di lacrime,
tanto in piena
che riempie i quattro oceani.

Ti prego, chiamami con i miei veri nomi,
perche' possa svegliarmi
e la porta del mio cuore possa restare
aperta, la porta della compassione.

Thich Nhat Hahn 1978

basta ... "fare ogni cosa meglio che puoi, anche quando le cose sembrano impossibili: questo cambiera' il mondo" (dal film Nirvana)

Il richiamo storico attuale e' verso quei "gruppi di cambiamento sociale" ad esempio nel sud Italia, che scelgono di operare su territori socialmente disastrati, puntando a stanare e ad attivare proprio sullo stesso territorio le risorse umane che possano lavorare per il cambiamento, innescando e rinfocolando una reazione a catena. Un altro richiamo: << riaprire il dibattito sulle "politics of meanings" .. senza ritorno alla "politica dei significati", la democrazia occidentale rischia il collasso a favore di forme piu' o meno esplicite di neo-bonapartismo (in gran parte mediatico) subalterno ai poteri forti indifferenti alle forme di governo ... (P.Giuntella)"

Alla fine delle lettura e' usanza dire: "E' parola di Dio" anche nel senso che si ritiene conforme alla fonte l'elaborazione della fede e del percorso delle comunita' storiche del tempo dove maturarono gli scritti evangelici. Perche' poi nel corso della storia non si sono piu' avuto esempi simili? Per carenza di intensita' di vita comunitaria, perche' non si sentiva l'esigenza di una riscrittura attualizzata, di una rivisitazione alla luce dei tempi cambiati ? E' verosimile che se venisse oggi Gesu' direbbe che sbagliano sia i "sacerdoti e gli scribi" che gli "zeloti" ? Eppure tutto il percorso del profeta Geremia e' legato alla scrittura, quella auspicata nel "cuore", ma anche quella, perfino ripetuta, sulla pergamena. << Dal "profeta locutore" di passa al "profeta scrittore" annunciando come finita un'epoca di speciale rivelazione ... scrivendo si ritrae per lasciare spazio al mondo del lettore, il quale potra' riprendere quello scritto e risentirlo vivo ed efficace ... Lo scritto e' consegnato al tempo e allo spazio, e' debole perche' necessita dell'intervento della parola del lettore, per renderlo vivo ed efficace: la debolezza e la grandezza dello scritto consiste nell'essere muto e quindi nel dipendere dal lettore, ma anche nello stabilire cio' che il lettore deve dire, nel far insorgere un evento comunicativo che non dipende dal pensiero e dalle parole dello stesso >>. (Silvio Barbaglia)

Non si puo' piu'
vivere senza poesia,
senza colori
e senza amore.

[ Antoine de Saint-Exupe'ry "Lettera a un generale", 1943 ]

da Gibran: "Gesu', figlio dell'Uomo"

Maestro, Maestro di poesia
Maestro di parole cantate, Maestro di parole pronunciate,
hanno eretto templi perche' dimora fossero al Tuo nome,
e sopra ogni altura hanno innalzato la Tua croce:
simbolo e segnale che guidi i loro passi inquieti,
ma non, non verso la Tua gioia.
E' una collina, la Tua gioia, che si erge oltre i loro limiti,
e non si puo' recar loro alcun conforto.
Vogliono onorare un uomo di cui nulla sanno,
e quale consolazione si puo' trarre da un uomo come loro,
un uomo la cui gentilezza e' della medesima sostanza della loro,
un dio il cui amore e' della medesima sostanza del loro stesso amore,
e la cui misericordia e' la loro misericordia stessa ?
Non vogliono onorare invece l'uomo, il vivente,
Colui che per primo apri' gli occhi e scruto' il sole,
e lo fisso' diritto, senza battere le palpebre.
No non lo conoscono quell'uomo, e non vogliono rassomigliarli.

Maestro, Maestro Poeta,
Maestro dei nostri desideri non espressi,
il cuore del mondo pulsa col battito del Tuo,
ma non sa bruciare del Tuo canto.
Siede il mondo, ascolta, in serena letizia la Tua voce,
ma rimane seduto, non si alza
per scalare i fianchi delle Tue colline.
L'uomo desidera sognare il Tuo sogno
ma non intende destarsi alla Tua aurora,
e la Tua aurora e' il suo sogno piu' grande. [...]

Maestro, Maestro di luce,
i cui occhi guidano le dita annaspanti dei ciechi,
sei ancora disprezzato e schernito:
uomo troppo debole e incerto per essere Dio,
Dio troppo uomo per essere adorato.
Per il loro io prigioniero, sono la messa e l'inno,
il sacramento e il santo rosario
ma Tu, Tu sei il loro io lontano,
la loro intima brama, e l'oggetto del loro ardore.

Ma Maestro, Cuore di cielo,
Cavaliere del nostro piu' bel sogno,
Tu ancora percorri questo giorno;
archi e frecce non fermeranno i passi tuoi.
Tu ti fai largo tra le nostre frecce: ci guardi e sorridi.
E tu che sei il piu' giovane di tutti noi,
per noi sei Padre.