FOCOLAIO DI DIVISIONE O FERMENTO DI RICONCILIAZIONE?

Le chiese nei conflitti dell'Europa orientale e meridionale

in "BETLEMME" n.12 / 1994
Il "grande scisma" del 1054 tra impero romano d'Oriente e impero romano d'Occidente, quella rottura che ha significato la divisione della chiesa in una orientale, ortodossa e in una occidentale, cattolica, e' ancor oggi un fattore storico determinante. Tanti dei conflitti dell'odierna Europa hanno anche degli sfondi confessionali. Falsamente, "le chiese" vengono spesso accusate di essere dei fili spinati, anche se esse naturalmente rappresentano le piu' diverse correnti.

La domanda posta dal titolo e' necessaria. Essa va posta con tutta acutezza critica. Questa domanda se la devono rivolgere tutte le confessioni cristiane, non importa quanto lontano si vedano dalle zone calde di conflitto. Gia' solo il silenzio della chiesa favorisce in modo attivissimo la divisione dell'Europa. Almeno altrettanto distruttivo quanto il silenzio delle chiese e' il ripetere giudizi unilaterali, sia che questi vengano da parte ecclesiale siano che provengano da qualche capo politico.

Odierni tentativi di divisione

Il "grande scisma", un complesso quasi inestricabile di fattori di divisione non solo ecclesiastici, ma anche culturali e politici tra le antiche regioni che compongono l'impero romano d'Oriente e quello d'Occidente, non e' storia passata, ma costituisce ancor oggi un fattore storico di determinante importanza. Questa rottura marca tante delle attuali situazioni di conflitto presenti in Europa. Da questo punto di vista, le chiese riformate sono parte e partito prevalente della tradizione "occidentale", in quanto in tutti i conflitti si sentono piu' vicine alla chiesa cattolico-romana che non all'Ortodossia orientale, che ad esse risulta (esteriormente) molto estranea. Che nell'attuale "grande scisma" non solo Roma e l'Ortodossia stiano da una parte e dall'altra dei fronti, lo indicano ad esempio le tensioni abbastanza pericolose tra le Repubbliche baltiche segnate dalla tradizione luterana e la Russia tradizionalmente ortodossa. In piu', la recente esperienza storica dell'oppressione della popolazione baltica da parte dello stalinismo acuisce considerevolmente questa situazione. Spesso la chiesa ortodossa russa si e' vista e si vede anche oggi in genere come esponente della politica imperiale sovietica, mentre invece questa chiesa e' stata anch'essa oppressa e decimata, in modo altrettanto crudele e raffinato, dai potenti sovietici. Allo stesso modo, con azioni politiche e militari, viene approfondito a intervalli regolari l'antico fossato del "grande scisma" nella piu' recente storia politica europea. Per esempio, nell'Ucraina (occidentale) oggi si puo' nuovamente osservare il vecchio tentativo di Roma, attraverso l'"unione", di portare sotto la sua sovranita' giurisdizionale, nella forma d'una "chiesa cattolica ucraina" (prima chiamata "chiesa greco-cattolicaŻ) quell'Ortodossia tradizionalmente autonoma. Un tentativo, questo, che anche oggi si riscontra nuovamente a Kiev e a Mosca, come prosecuzione dell'antica aggressivita' confessionale dell'"Occidente".

Effetti di una politica

La politica estera e militare tedesca durante e dopo la prima guerra mondiale, e anche nella seconda guerra mondiale, ha favorito il sorgere d'una chiesa ortodossa nazionale "autocefala" ucraina, contro il diritto canonico ortodosso, il che e' servito in modo particolare alla creazione d'un profondo fossato tra la chiesa ortodossa russa e l'Ortodossia dell'Ucraina, e con cio' anche come elemento d'una politica occidentale d'accerchiamento rivolta contro la Russia. Anche oggi la situazione confessionale in Ucraina e' tornata ad inasprirsi in modo drammatico. La chiesa ortodossa "autocefala" ucraina che e' stata ricostituita in Ucraina rappresenta non solo per il patriarcato di Mosca, ma per la comunita' delle chiese ortodosse un grave problema che tuttavia ci si sforza di regolare in modo pacifico. L'ultranovantenne patriarca Mstislaw Skrypnyk, che vive in esilio in America, adesso si trova di nuovo al vertice della chiesa "autocefala" ucraina, anche se egli praticamente non ha molto influsso sull'evoluzione ecclesiale in Ucraina. Nel caso del patriarca Mstislaw si tratta di un ex politico del governo ucraino per grazia di Hitler, che poi -- quando non ci fu piu' "bisogno" del governo -- ricevette la sua consacrazione ecclesiastica, per sottrarlo all'intervento di altre autorita' tedesche. In tali processi -- da noi poco conosciuti, e che in piu' vengono coperti dai rumori di guerra provenienti dall'ex Yugoslavia, ma che pure sono di rilevanza europea -- e' anche contenuto un ricordo e un ammonimento a portare avanti una politica estera equilibrata in queste instabili regioni, senza cedere alla facile tentazione di riannodarsi a passati piani tedeschi di grande potenza. Perverso culmine di questi piani tedeschi di grande potenza fu l'"operazione Barbarossa", messa a punto contro l'Unione Sovietica dalla Wehrmacht'(1) tedesca, dove gia' la denominazione e' chiara espressione d'un'ideologia da crociata secolarizzata da parte di Hitler, il quale peraltro nelle sue piu' personali uscite vedeva la chiesa cattolica e quella evangelica come potenze nemiche da liquidare.

Chiese al servizio dei potenti!

Dove il potere totalitario dell'infranto "blocco orientale" europeo s'era sovrapposto per quarant'anni o per settant'anni ai fronti contrapposti, questi oggi rispuntano acutissimi, tanto piu' che adesso essi non raramente vengono sfruttati dalle nuove potenze per stabilizzare il loro potere. Questa strumentalizzazione delle confessioni o delle chiese e' pero' da utilizzare come rimprovero solo con estrema cautela, perche' qui l'immagine e' deformata da una prospettiva doppiamente o addirittura triplicemente falsa. In primo luogo si tratta in genere di immagini deformate delle rispettive tradizioni, che dopo decenni di persecuzione cruenta e di eliminazione delle chiese e delle religioni nelle teste e nei cuori di tante persone dell'Europa dell'Oriente e del Sud, son rimaste e che motivano, da immagini deformate, le piu' disumane crudelta', come s'e' visto in modo spaventoso da tutte le parti nella guerra per la spartizione dell'ex Federazione Yugoslava. In secondo luogo -- e questa propriamente dovrebbe essere una verita' lapalissiana -- chiese e religioni, nella misura in cui non si tratta di piccolissimi gruppi, offrono anche in se stesse un ampio ventaglio di diverse posizioni etico-politiche, di cui onestamente non si dovrebbe fare di ogni erba un fascio. In terzo luogo, se noi non teniamo accuratamente conto di questa pluralita' interna e non la rispettiamo, la strumentalizzazione delle confessioni e delle religioni viene involontariamente favorita anche da parte di noi stessi, in quanto i gruppi pronti alla riconciliazione e tolleranti che si trovano dall'"altra" parte si vedono misconosciuti e rifiutati non solo dai propri estremisti politici, ma anche in un contesto piu' vasto. Un rafforzamento della polarizzazione e' la conseguenza di questa unilateralita' "dall'esterno".
Hermann Goltz
Il dott. Hermann Goltz ha diretto per cinque anni il dipartimento studi della Conferenza delle Chiese Europee e oggi e' professore di conoscenza confessionale delle chiese ortodosse ad Halle-Wittenberg, Questo articolo e' stato tratto da: "der uberblick", trimestrale della Arbeitsgemeinschaft kirchlicher Entwicklungsdienst, Postfach 30 55 90, D-20317 Hamburg ed e' stato ridotto a cura della redazione di "Wendekreis".
[1] Denominazione delle forze armate tedesche durante il periodo nazista.