FRANCESCO D'ASSISI UOMO DI PACE

1.  LA SCELTA DELLA "MINORITA'"

nella collana STRUMENTI DI PACE Ed. Cultura della Pace
Ecco un testo "vecchio stampo" volutamente riproposto anche ricordando una reale esperienza rivoluzionaria di impegno politico di cristiani
"Francesco d'Assisi, apparteneva alla classe borghese che si veniva formando nei comuni italiani. Nella sua prima crisi comincio' a mostrare un affetto, una generosita' e una compassione straordinaria _per_ i poveri (1 Bonaventura I,2 ; 1 Celano 5 ; 8).
Comincio' dunque a vivere _per_ i poveri. Dopo la rottura con il padre, ando' in un lebbrosario a vivere con i lebbrosi. Cercava una maggiore identificazione con i poveri. Un giorno udi' nella Porziuncola i famosi brani evangelici della sua conversione: Mt 10, 7-10; Mc 7,8-9 ; Lc 9, 1-6. Decise allora di vivere _come_ i
poveri. La compassione poer i crocifissi lo porto' alla compassione del Crocifisso. Il Crocifisso poi l'aiuto' ad approfondire la propria vita con i poveri e come i poveri.

Francesco lascia il mondo. Con la frase `exire de saeculo' si esprime la volonta' di lasciare i condizionamenti e i rapporti che costituiscono una societa' concreta. Francesco abbandona la societa' dei `maiores' e opta per i `minores'. Abbandona lo stile di una chiesa organizzata fortemente come gerarchia piramidale e torna _frater_ di tutti, senza nessun titolo gerarchico. Si identifica con i poveri e con i lebbrosi: "feci misericordiam cum illis". A partire da essi organizza tutta la sua comprensione della vita, di Dio, di Cristo, del senso della fraternita'.

Proprio nel momento in cui cominciava a nascere la borghesia come classe si commercianti, di maneggiatori del denaro con mentalita' capitalistica, nasceva anche l'opposto dilettico nella conversione di Francesco, che fu una conversione ai poveri e a Cristo povero. Per potersi identificare con i poveri reali, egli non vuole possedere nulla di proprio, perche' soltanto il `vere expropriatus' puo' diventare frate minore. Francesco misura la propria poverta' confrontandosi con queste duie realta' oggettive: i poveri concreti ed il Cristo povero. Francesco visse la poverta' come modo di essere evangelico, di disponibilita' totale e come espressione di amore per i poveri contro la loro poverta'. Questa disponibilita' totale e' espressa da lui come _minorita'_: essere l'ultimo e sotto a tutti.

La sua forma di vita e' una protesta contro una societa' che disprezza i poveri, e un atto di amore perche' s'identifica con essi, vivendo come essi vivono.

La chiesa latinoamericana ha ribadito nei documenti di Medellin e Puebla che la poverta' non e' un'esigenza della natura e che non e' per volonta' di Dio che ci siano ricchi e poveri. La poverta' e' il prodotto di determinate situazioni e strutture economiche, sociali e politiche. E' anzi il frutto di una grande ingiustizia che grida al cielo come il sangue di Abele assassinato da Caino (Gen 4,10).
Ma non basta una condanna morale delle situazioni di poverta'. S'impone lo sforzo storico di superarle per una vera e autentica rivoluzione fra gli uomini e nel modo di produzione dei beni necessari per garantire la vita di tutti.

2.  "Scegliere ancora i "minores'"

di Uriel Molina     in : "Francesco un `pazzo' da slegare". Cittadella Ed.

"... in lui coesistono meravigliosamente tenerezza e vigore, che scaturiscono dall'equilibrio perennemente mantenuto tra il Vangelo e la regola, tra il discorso della montagna e l'ordine.
Se cio fosse solo vigore avremmo allora la figura di un santo duro, inflessibile e senza cuore. Se ci fosse solo tenerezza avremmo un santo sentimentale, sdolcinato e senza un suo carattere.
Tenerezza e vigore intrecciandosi in un'unica persona creano il sole di Assisi, come direbbe Dante, sole che genera contemporaneamente luce e calore, sole cantato dal Poverello come "bellu e radiante cum grande splendore", ma creano anche la luna con il suo chiarore ameno e che smussa tutti gli spigoli che feriscono e fanno sanguinare. Francesco appare cosi' come uomo solare e lunare, felice incontro degli opposti.

Francesco costituisce anche un appello di incredibile importanza per la nostra situazione attuale. Viviamo in un mondo di cose; tutto e' reso oggetto di scambio, di intreresse, di mercato, di falsificazione, di mascheramento, di feticizzazione. Le cose stanno perdendo sempre piu' il loro uso umano, immediato e semplice per soddisfare le oggettive necessita' alle quali venire incontro collettivamente. Con la sua poverta' radicale Francesco postula una radicale espropriazione, soprattutto del denaro che per natura non e' che un semplice oggetto di scambio senza altro uso che lo scambio. Instaura, proprio mentre sta nascendo lo spirito capitalista, basato sullo scambio, un'esistenza umana basata unicamente sul valore dell'uso: due tuniche, un cappuccio, sandali per coloro che ne hanno bisogno, gli strumenti per pregare e per lavorare. La mancanza di qualsiasi cosa superflua mira a sgombrare la strada da tutti gli ostacoli per facilitare l'incontro delle persone tra di loro nella loro trasparenza di fratelli, servendosi gli uni gli altri come si fa tra membri di una stessa famiglia
Questo progetto puo' sembrare utopico e, di fatto, lo e'. Ma l'utopia fa parte del reale perche' questo non si riduce a cio' che e' e puo' essere misurato, ma a cio' che e' possibile e puo' avvenire nel futuro. L'utopia esprime tutte le possibilita' concretizzabili della realta'. Proprio perche' non ancora concretizzate, essa sprona a nuove realizzazioni, a superare il gia' fatto e il gia' conosciuto verso situazioni sempre piu' ricche di umanita'.
L'utopia di Francesco di una fraternita' senza plusvalore e, percio' senza sfruttamento, incoraggia le moderne ricerche del modo di soddisfare le necessità collettive con il minor costo sociale e personale possibile.
[..]
Francesco di Assisi più che un ideale, è uno spirito e un modo di essere. E lo spirito e il modo di essere si dimostrano solo in pratica e non con formule, idee o ideali. Tutto in Francesco invita ad agire: _exire de saeculo_, uscire dal sistema dominante, con gesti alternativi che realizzino più attenzione verso gli altri, più tenerezza verso i poveri e più rispetto verso la natura.

3.  Cercando di camminare sui passi di San Francesco

Fratello che vivesti nell'Umbria
rivesti queste parole della tua ombra
silenziosa compagna
facendoci amare i tuoi sentieri

    non fidar delle pietre
    e ama gli uccelli

insegna alla tua anima, amica,
ad amare i venti
vivi in profonda continuità
la conoscenza della speranza

    lei è fedele
    la più lucida delle tue sorelle
    lei vive la misura infinita
    e osa contemplare il segreto del tempo

insegna ai tuoi passi a percorrere i sogni
quando verrà l'ultima ora ti troverai più vicina

    non temere la vicinanza della morte
    conserva la tua emozione
    come lode alla grandezza della vita

quando vedi un povero
egli ti giudica tu ti giudichi Dio ti giudica

è l'ora della misericordia

    la bontà
    questa feconda immensa esistenza
    nella quale la vita arriva ad abbracciare la morte per vincerla


chinati solo davanti a Dio
o davanti a chi soffre

il resto è idolatria

    viviamo il passaggio
    soffri e gioisci
    delle acque inquiete

ammira la bellezza del mare
e non essere sciocca a chiedere all'onda spumosa
la quiete di un porto

vivi il tempo del coraggio
la musica del rischio

nelle tue vene il sangue ignora l'immobilità
e per questo vivi
e questa è la più bella immagine
dell'Infinito Ardente Cristallo

il tempo vede la lotta tra l'affetto e la paura
il tempo ti sfida gridando: abbracciami o dormi

amare
unico verbo sereno che resta
nell'abbagliante certezza dell'eterno

fratello che un giorno vivesti nell'Umbria
tu fratello acceso d'amore
infiamma i nostri sentieri
ma così forte
da farci amare le ombre
e senz'odio o timore
veder le stelle nascoste nel solitario sguardo del lupo

Jose' Paulo primavera 1981
(in Leonardo Boff "Francesco d'Assisi. Una alternativa umana e cristiana")