Comunità Europea

CONSULTAZIONE DELLE CHIESE E DEI LORO ORGANISMI SULLE QUESTIONI DELLA POVERTA' E DELL'ESCLUSIONE SOCIALE

RAPPORTO FINALE (Versione finale, aprile 1997)
La consultazione e' stata curata di comune accordo dai seguenti quattro Organismi.
- E E C C S (Commissione Ecumenica Europea per Chiesa e Societa')
- COMECE (Commissione degli Episcopati della Comunita' Europea)
- EURODIACONIA
- CARITAS EUROPA

La Consultazione e' stata sovvenzionata dalla Commissione Europea Direzione generale V

SOMMARIO

PREMESSA

L'unificazione dell'Europa avanza, ed e' stato posto un segnale importante per la realizzazione dell'Unione economica e monetaria.
Ma che ne sara' di coloro che non parteciperanno ai successi e ai vantaggi derivanti da tale unificazione? Migliaia di persone in Europa vivono per le strade.(1) 18 milioni sono disoccupati e 52 milioni sono toccati dalla poverta'.(2)
Vista la drammatica situazione nella quale vivono numerose famiglie in Europa, la disoccupazione di massa, la poverta' crescente e la miseria quotidiana degli esclusi, le Chiese e i loro organismi di solidarieta' non possono tacere.
L'unificazione dell'Europa non puo' sorvolare sui problemi di questi cittadini; che fanno parte della Comunita' Europea, che si e' data la finalita' "di promuovere un livello di occupazione e di protezione sociale elevato, l'innalzamento del livello e della qualita' della vita, la coesione economica e sociale e la solidarieta' tra gli Stati membri" (Art. 2 del Trattato costitutivo della Comunita' Europea).

La situazione sociale, la polarizzazione crescente e l'aggravarsi della divisione esistente all'interno della societa', costituiscono una minaccia per la coesione sociale.

In questi ultimi tempi, tuttavia, degli esempi in diversi Paesi membri, mostrano che il problema della poverta' e dei " perdenti" nel processo di modernizzazione potrebbe convertirsi in carica politica esplosiva.

Per questo, i rappresentanti delle chiese e gli organismi di solidarieta' -su richiesta della Commissione Europea - hanno indetto una consultazione nei differenti stati membri dell'Unione Europea e si sono incontrati a livello europeo per prendere posizione circa i problemi della poverta' e dell'esclusione, per scambiarsi esperienze e reazioni, e trovare dei modi comuni, che permettano loro di agire in maniera sempre piu' efficace. I rapporti elaborati al termine di quegli incontri sono alla base di questo rapporto che e' stato per altro ispirato dalla analisi di piu' di 100 documenti ecclesiali sul tema della poverta' e dell'esclusione sociale.

Le Chiese e i loro organismi, vista la loro esperienza vicina ai piu' poveri, che data da secoli, possono contribuire in modo decisivo al dialogo politico sulla poverta' e l'esclusione, realizzando cosi' la loro missione di portavoce degli esclusi e dei poveri.

Come e' avvenuto in passato (Libro verde e Libro bianco sulla politica sociale europea,...), le Chiese desiderano partecipare alla costruzione dell'Europa portando il loro contributo in materia di etica e azione sociale.

L'art. 3b del Trattato d'istituzione della Comunita' Europea fissa il principio della sussidiarieta' come base per regolare la competenza in tema di problemi europei come segue:

"La Comunita' agisce nel limite delle competenze che le sono conferite, e degli obiettivi che le sono assegnati mediante il presente trattato.

Nei campi che non sono di sua esclusiva competenza, la Comunita' non interviene, in base al principio della sussidiarieta', se non nella misura in cui gli obiettivi dell'azione prevista non possano essere realizzati in modo sufficiente dagli Stati membri e possano dunque, a causa delle dimensioni e degli effetti dell'intervento progettato, essere meglio realizzati a livello comunitario.

L'azione della Comunita' non va mai oltre quanto e' necessario per raggiungere gli obiettivi del presente trattato".

Le Chiese e i loro organismi di solidarieta' in Europa considerano la poverta' e l'esclusione come problemi transfrontalieri che non possono essere risolti in modo sufficiente a livello dei singoli Paesi. Per questa ragione gli strumenti destinati alla soluzione di questi problemi devono essere integrati nei settori portanti dei poteri comunitari. L'unione Europea e' chiamata inoltre ad agire sia per mezzo di programmi d'aiuto che per mezzo di azioni giuridiche, economiche, sociali e culturali tendenti a creare le condizioni per poter combattere in modo efficace la disoccupazione e l'esclusione.

Le Chiese e i loro organismi ricordano che l'economia non e' altro che uno strumento che permette di raggiungere gli obiettivi definiti dalla societa'. Le Chiese si augurano che il primo posto sia assegnato alla politica e che l'economia sia guidata da norme sociali, ed ecologiche che poggino sulla partecipazione dei cittadini.

Esse richiedono quindi il cambiamento dei paradigmi nella politica economica e sociale dell'Europa. Esse si impegnano a far si' che le ripercussioni sociali delle decisioni economiche siano riflesse a livello europeo, e ricordano ancora una volta che l'obiettivo della Comunita' Europea, e' quello di garantire a tutti i cittadini dell'Europa una vita vissuta nella dignita'.

Le riflessioni che seguono, frutto di un largo consenso dei partecipanti alla Consultazione, devono essere intese allo stesso tempo come:

1.  INQUIETUDINI COMUNI

Le Chiese e i loro organismi, per loro natura teologica ed evangelica, sono un luogo dove gli esclusi possono far sentire la loro voce e trovare una accoglienza fraterna. Esse hanno una tradizione di solidarieta' con i piu' indifesi e sono qualche volta portavoce di coloro che non hanno voce, ma riconoscono anche i limiti e le insufficienze della loro azione di fronte alla gravita' degli attuali meccanismi di esclusione.

Dalla loro quotidiana esperienza con gli esclusi, esse colgono le angosce, le miserie e la paura dei nostri contemporanei.

Le Chiese e i loro organismi hanno individuato nove grandi temi di inquietudine, il piu' incisivo dei quali, per i suoi effetti distruttivi sull'insieme dell'intera vita sociale e familiare e' la disoccupazione.

I nove grandi temi caratteristici delle inquietudini degli europei secondo le Chiese e i loro organismi sono i seguenti:

La disoccupazione e la mancanza di lavoro retribuito

Tutti possono diventare vittime della disoccupazione che provoca poverta' economica, ma anche degradazione sociale, psicologica, familiare..., che puo' condurre ad una forte esclusione sociale.
Poiche' l'occupazione e' uno dei grandi poli della vita individuale e familiare, ogni cambiamento in questo campo tocca tutte le dimensioni della vita e non soltanto la parte economica. La presenza di una disoccupazione di massa, di una disoccupazione di lunga durata e di una incertezza di occupazione, con le loro nefaste conseguenze sui tempi lunghi (3)destabilizzano l'insieme della vita sociale e mettono in discussione i modelli sociali di sviluppo cosi' come sono attuati in Europa.

Il futuro delle pensioni

L'evoluzione demografica (diminuzione dei giovani occupati) e le evoluzioni del sistema produttivo (produzione elevata con una minima intensita' di impiego) fanno temere la rottura della solidarieta' tra le generazioni e la riduzione del diritto al pensionamento.
Lo sviluppo dei fondi privati di pensione penalizza i piu' esclusi che non possono pagare le quote. In alcuni paesi esiste inoltre un rischio assai grave di poverta' delle persone anziane (e dei portatori di handicap) o per lo meno, un rischio di regressione del loro livello di vita.

Il futuro della sicurezza sociale e del vincolo sociale

Il modello sociale europeo sembra vacillare per ragioni economiche, ma anche per delle ragioni di tipo sociale. L'avvenire dei piu' poveri, che non possono contribuire in modo sufficiente, e' compromesso se un minimo di copertura sociale (per l'accesso alle cure, all'abitazione) non e' garantito.

L'indifferenza, l'individualismo e la paura rendono fragili anche i legami sociali e rinviano ognuno alla propria sopravvivenza e riuscita nella vita.

Il senso di impotenza di fronte ai cambiamenti strutturali conduce al pessimismo e alla disperazione coloro che sono toccati dalla poverta' e dalla esclusione, e rendono qualsiasi "reinserimento" ancora piu' difficile.

La disuguaglianza delle opportunita' e la dualizzazione della societa'

Paradossalmente man mano che l'Europa diventa piu' ricca. vi sono sempre piu' poveri nella nostra societa'. Le possibilita' di promozione sociale diminuiscono e la poverta' e l'esclusione sembrano trasmettersi di generazione in generazione.

Le minoranze sono piu' penalizzate che gli altri gruppi. Le donne sono spesso le piu' penalizzate di tutti.

Esiste anche il grande rischio che ci si avvii verso una societa' a due velocita', profondamente divisa, portando con conseguenti gravi tensioni e conflitti. Ciononostante, il dibattito pubblico non punta in primo luogo sulla vergognosa frattura che esiste nelle nostre societa', ma sul carico finanziario, che pesa sulla maggioranza della popolazione, a causa dei poveri.

Il futuro del mondo rurale

Gli spazi rurali si svuotano della loro gioventu' (e a volte della loro popolazione) e perdono dei servizi sociali; sembrano dimenticati e sacrificati dalle preoccupazioni odierne. La poverta' vi si nasconde, ma e' reale. Una grave crisi ecologica grave acuisce la crisi economica: eppure lo spazio rurale e' portatore di potenzialita' utili per uscire dalla crisi. (4)

Le relazioni EstOvest

Le differenze tra le due parti dell'Europa sono molto grandi: questo rischia di squilibrare lo spazio in Europa. Il costo sociale dell'integrazione europea pesa fortemente sulle economie dei paesi "ricchi", che devono sempre di piu' confrontarsi con delle difficolta' finanziarie. Esiste il rischio di un ripiegamento, proprio mentre l'avvenire delle due parti dell'Europa appare sempre piu' collegato e i paesi dell'Europa dell'Est chiedono di entrare nell'Unione Europea.

Le emigrazioni e il razzismo

Questi due fenomeni dipendono da cause economiche e politiche. Comportano dei problemi di inserimento sociale e culturale, delle paure reciproche e molta incomprensione, che escludono. I migranti vivono spesso in situazioni molto precarie tanto dal punto di vista dell'impiego, che dell'alloggio e della loro vita familiare. Anche il comportamento a volte discriminatorio verso le minoranze linguistiche crea esclusione. I diritti umani di questi gruppi non sono sempre rispettati.
D'altra parte, il razzismo, nelle sue diverse forme e cause a seconda dei paesi, e' un pericolo reale per tutta l'Europa. Escludendo volontariamente certi gruppi ed esponendoli alle discriminazioni, si rimette in discussione l'idea europea di una societa' multiculturale e di una comunita' di popoli diversi, che si avvicinano.

La democrazia insufficiente

Il potere sembra lontano e quelli che soffrono non riescono a farsi sentire.

La mancanza di partecipazione alle decisioni deresponsabilizza e favorisce la passivita' e l'assistenzialismo. La debole mobilitazione dei cittadini rispetto all'idea europea non sembra essere in grado: di far sperare nella realizzazione di un'Unione Europea senza poverta' e senza esclusione, ma sembra piuttosto riflettere una mancanza di fiducia.

L'esperienza di interventi massicci sulla liberta' personale (per esempio il caso dei giovani, ai quali la societa' non permette di raggiungere una vita autonoma) non induce soltanto a una perdita di fiducia, ma sembra anche comportare una minaccia per le norme democratiche delle societa' dell'Europa Occidentale.

Gli effetti della globalizzazione

Se alcuni dei suoi aspetti sono positivi (sviluppo dell'informazione, aumento degli scambi, sviluppo di alcuni paesi) e' necessario, tuttavia, ricordare quelli negativi quali la disoccupazione (a causa della concorrenza internazionale e della dislocazione) e le speculazioni finanziarie... La globalizzazione, per la sua ampiezza per la complessita' delle reti, sembra inoltre ridurre a zero le possibilita' che esista un mondo meno escludente. I nostri contemporanei sono scoraggiati e sembrano impotenti di fronte ai meccanismi dell'esclusione.

2.   CONVINZIONI


Le Chiese e i loro organismi condividono non soltanto una medesima analisi per quanto riguarda le inquietudini, ma condividono anche un certo numero di convinzioni, su cui basano le loro proposte. In nome di tali convinzioni che esse denunziano non solo la poverta' e l'esclusione, ma, anche i meccanismi, che ne stanno all'origine.

Le Chiese e i loro organismi suggeriscono alcuni valori ed atteggiamenti che dovrebbero costituire il cuore delle politiche sociali. Esse si rallegrano del fatto che alcuni di tali punti trovino un'eco favorevole all'interno delle scelte della politica europea, ma devono pure richiamare l'urgenza dei fatti. Di fronte alle sofferenze degli esclusi, e' urgente agire ed i dibattiti generali sull'avvenire dell'Unione Europea, non devono ritardare oltre l'attivazione di procedure e di fondi .. necessari per lottare contro l'esclusione.

2.1.  I Principi

Le convinzioni delle Chiese e dei loro organismi si fondano sulle Scritture e sulla tradizione della riflessione cristiana che ricordano di continuo la dignita' della persona umana, creata ad immagine di Dio, e la sollecitudine di Dio verso coloro che soffrono come pure il dovere della carita'.

In questa prospettiva le Chiese e i loro organismi :

2.2.   Prese di posizione

* Le Chiese e loro organismi non si rassegnano alla situazione attuale, e senza negare le difficolta' che esistono rispetto ad una favorevole evoluzione della riduzione della poverta' e dell'esclusione, credono nella possibilita' di agire e di proporre delle alternative. Non vi e' ineluttabilita' in economia, ma esistono diverse politiche che hanno effetti diversi sui gruppi sociali meno privilegiati. Pur nelle differenti funzioni, tutte le persone fanno parte del sistema economico, all'interno del quale hanno un ruolo ed esercitano un potere in quanto consumatori. L'economia e' soltanto uno strumento al servizio della politica, i cui gli obiettivi elaborati democraticamente devono essere chiaramente resi noti. In questa prospettiva, si impone una ridefinizione dell'economia.
L'economia esiste per servire l'uomo. La politica economica deve permettere a tutti e ad ognuno di accedere ai beni ed ai servizi prodotti. Per questa ragione, non si possono sostenere delle decisioni che mettano in pericolo i fondamenti della vita di un elevato numero di persone.
Una societa' dualistica non e' tollerabile in quanto sacrifica una parte della popolazione. Tutti hanno diritto a partecipare alla ridistribuzione dei benefici dello sviluppo e la solidarieta' tra tutti i gruppi sociali deve essere migliorata. Le politiche economiche e sociali devono iscrivere tra le loro priorita' la volonta' di inserire il maggior numero di cittadini nel processo di produzione e di ridistribuzione dei valori aggiunti.

* La disoccupazione e' un male sociale e deve avere una priorita' importante nelle politiche economiche e sociali, ma non e' un problema slegato dalle altre realta' economiche. Non e' sufficiente agire per la riduzione del numero dei disoccupati, ma occorre agire sull'insieme delle variabili economiche (investimenti, ambiente, fiscalita'...) per aumentare globalmente il numero dei posti di lavoro e le attivita' retribuite.

* Il lavoro e' fondamentale, ma non e' tutto nella vita di ciascuno. Deve poter essere reimpostato in rapporto con altri aspetti: la formazione, il tempo libero, la cultura. Si deve favorire una nuova ripartizione dei diversi tempi di lavoro e di formazione, in quanto permetterebbe 1a creazione di nuovi posti di lavoro e un miglioramento della vita di tutti, La qualita' della vita deve andare ben oltre i livelli della vita definiti seguendo dei criteri economici. Deve includere la qualita' delle relazioni familiari e lasciare la possibilita' ai singoli e alle famiglie di usufruire delle dimensioni sociali e culturali della loro vita.

* L'ideologia della concorrenza quale unico motore di sviluppo non e' accettabile, in quanto distrugge i valori fondamentali come quello della solidarieta' e provoca l'esclusione dei meno forti. Le politiche pubbliche, mettendo in atto la solidarieta' nazionale od europea, sono invece legittime ed auspicabili, in particolare quando mirano alla difesa dei piu' poveri o dei piu' indifesi.

* Una piu' equa ripartizione dei frutti dello sviluppo e del plus-valore e' indispensabile per la riduzione dell'esclusione e della poverta'. Una piu' giusta ripartizione passa attraverso una politica fiscale piu' equa e una ridristribuzione sociale che assicuri ai piu' indifesi un minimo vitale decente.

* L'educazione e la formazione sono di importanza considerevole per assicurare pari opportunita' e la possibilita' di afferrare le occasioni offerte dal mercato del lavoro. L'educazione deve permettere lo sviluppo delle capacita' personali e un atteggiamento responsabile di fronte alle sollecitazioni della societa' dei consumi.
Essa deve inoltre assicurare la trasmissione dei valori (compresa la loro diversita') e delle culture ad essere al servizio della promozione delle persone senza alcuna discriminazione.

* I legami Nord/Sud ed EstOvest non possono essere dimenticati quando si tratta del futuro dell'Europa. Essa non puo' essere una "fortezza"; il suo avvenire ed il suo sviluppo sono strettamente collegati a quelli degli altri territori. E' in tale prospettiva che devono essere comprese e gestite le politiche dell'immigrazione. Una politica di cooperazione e di aiuto ai popoli ed alle nazioni meno sviluppate non e' in contraddizione con la crescita europea, al contrario; essa deve essere parte integrante delle preoccupazioni europee.

3.  PROPOSTE DELLE CHIESE E DEI LORO ORGANISMI

Le Chiese e i loro organismi, partendo tanto dalla propria esperienza di solidarieta' con gli esclusi e dai suoi limiti quanto dalle proprie convinzioni, fondate sulle Scritture e sulla Tradizione della riflessione cristiana, propongono che venga adottato un certo numero di misure per rendere piu' efficace la lotta contro l'esclusione. Tali proposte riguardano sia l'ambito sociale globale sia la politica dell'Unione Europea. Alcune proposte mirano inoltre ad invitare i cristiani e le loro Chiese ad diventare degli attori piu' dinamici e piu' efficaci nel dialogo civile, a livello europeo, per essere fedeli alla loro vocazione.

3.1.  Proposte concernenti l'ambito economico e sociale globale

Valutare globalmente i problemi comuni

La globalizzazione dell'economia e la globalizzazione dei problemi
sociali mettono in evidenza che il divario esistente tra i ricchi e i poveri s'accentua a livello planetario.
I problemi sociali aumentano, e in particolare cresce la poverta', e non si fermano alle frontiere europee; ci sono molteplici legami tra i problemi all'interno ed all'esterno dell'Unione Europea. (5)

Per questo le Chiese e i loro organismi auspicano un approccio mondiale quando si tratta di evitare la poverta' e l'esclusione, e sostengono i meccanismi internazionali d'aiuto e di cooperazione per uno sviluppo ecologicamente adatto ai paesi piu' poveri.

Accordarsi sulle politiche

La convergenza dei problemi nei diversi paesi europei richiede anche una convergenza delle soluzioni, pur nel rispetto delle particolarita' dei contesti. Le Chiese chiedono ai diversi Stati di dare una maggior priorita' alla lotta contro l'esclusione attraverso la loro propria politica nazionale (attivando cosi' il principio di sussidiarieta'), ma anche di accordarsi su tali politiche al fine di migliorarne l'efficacia. tale accordo allargato deve, in particolare, includere i problemi delle migrazioni, dei diritti dei lavoratori (pensione, sicurezza sociale, diritti sindacali), l'aiuto sociale, le norme sociali...

Attuare una piu' giusta ripartizione dei beni

Le Chiese e i loro organismi sottolineano lo squilibrio esistente nella ripartizione dei beni. Considerano cio' ingiusto e pericoloso.
Chiedono una migliore ripartizione delle risorse, il che significa dare importanza ai meccanismi di solidarieta' e di ridistribuzione sociale per far fronte alle logiche del mercato e del liberalismo. Le Chiese e i loro organismi sottolineano l'importanza di politiche fiscali piu' eque tenendo conto dell'insieme dei redditi e non solamente di quelli provenienti dal lavoro retribuito.

Riconoscere l'impegno dei cittadini

La lotta alla poverta' e l'esclusione e' una responsabilita' di tutti i cittadini, ma anche delle strutture pubbliche. Le Chiese e i loro organismi di solidarieta' intendono mobilitarsi in tale lotta e cercare di promuovere l'impegno di tutti. Questa assunzione di responsabilita', come contro parte, chiede agli Stati di riconoscere, a livello dei meccanismi di decisione e di definizione delle strategie e delle politiche, un piu' ampio spazio alla societa' civile, agli organismi attive e ai diversi mediatori sociali.

Sostenere le famiglie

Le Chiese e le loro organismi auspicano una politica familiare che riconosca il ruolo essenziale della famiglia nella coesione sociale.
Tale politica deve sostenere gli sforzi delle famiglie e non sostituirsi ad esse. Deve fornire un aiuto per poter disporre di alloggi adatti ai bisogni delle famiglie, un aiuto per la scolarizzazione dei bambini, per lo sviluppo delle possibilita' di sorveglianza dei bambini e di sostegno alle persone anziane ... Deve inoltre mirare ad un maggior rispetto della vita di famiglia nella programmazione dei tempi di lavoro delle imprese. La politica puo' esercitare la sua influenza sull'organizzazione di questo settore.

Bisognerebbe pure riflettere sulla diversificazione della nozione di lavoro, rispettando maggiormente il lavoro casalingo all'interno della sicurezza sociale.

Allargare le misure di prevenzione

Le Chiese e i loro organismi auspicano la messa in atto di misure preventive in materia di esclusione. Le popolazioni piu' deboli devono potersi informare sui propri diritti, incontrare dei servizi sociali, e ricorrere a dei servizi di prossimita'. La protezione contro i rischi individuali e sociali costituisce la base della prevenzione. I servizi pubblici e gli organismi di sostegno devono collaborare in questo settore ed avere politiche complementari.

Favorire la responsabilizzazione delle persone

Non si tratta di sviluppare l'assistenzialismo, ma al contrario di aiutare le persone in difficolta' a ritornare ad essere protagoniste ed a migliorare la propria situazione. Questo atteggiamento esige che le persone in situazioni difficili siano accettate, considerate, e sia loro accordata fiducia. Le persone escluse devono poter trovare un contesto relazionale che permetta loro di sviluppare la propria creativita' e di potersi cosi' inserire. In questa prospettiva, le Chiese e i loro organismi sostengono le innovazioni sociali che mirano all'inserimento progressivo delle persone in difficolta' attraverso la vita associativa o attraverso attivita' economiche.

3.2.  Proposte per la Commissione Europea

Alcune proposte, emerse dalla consultazione, si rivolgono in modo piu' specifico all'Unione Europea. Le piu' importanti sono qui sotto elencate.

Le Chiese e i loro organismi:

* auspicano una dichiarazione chiara, - ed una legislazione adeguata a tale dichiarazione - in cui sia esplicitamente riaffermato l'impegno delle istituzioni europee a un regime dove i minimi sociali siano fissati e sostenuti e dove l'azione in favore dei piu' indifesi faccia parte del progetto dell'Europa. In questo contesto esse auspicano la nascita di un sistema coerente e vigile, che miri prevalentemente a studiare l'impatto delle diverse politiche europee sulla condizione di vita dei piu' indifesi. Le Chiese e i loro organismi potrebbero partecipare ad un tale osservatorio nella misura in cui, dopo un approfondito esame, la loro partecipazione fosse ritenuta utile per la lotta contro la poverta' e l'esclusione sociale in Europa.

* sostengono le diverse iniziative tese ad integrare le competenze della politica sociale, descritta qui di seguito nel Trattato dell'Unione, ed insistono perche' la CIG favorisca tale integrazione. (6) Esse auspicano che la lotta contro l'esclusione sia di competenza dell'Unione Europea e sia considerata una reale priorita' nell'attribuzione delle sovvenzioni. Chiedono l'integrazione del Protocollo Sociale nel Trattato dell'Unione Europea.

* auspicano che le politiche relative ai problemi delle migrazione e del razzismo siano di competenza comunitaria e che siano trattati come questioni di politiche sociali e non soltanto come questioni di polizia o di giustizia. Auspicano inoltre che l'immigrazione non venga affrontata solo come un problema, ma sottolineano la ricchezza delle persone, delle famiglie, delle diverse culture e del loro lavoro. Si potrebbero citare molte ragioni per le quali conviene inserire le politiche relative all'immigrazione nelle competenze dell'Unione Europea, includendo l'immigrazione nei settori per i quali e' prevista la gestione comunitaria. (possibilita' di iniziativa riconosciuta alla Commissione, dibattito pubblico nel Parlamento Europeo, decisione presa da una maggioranza qualificata e non all'unanimita') e di cambiare le politiche:

- da un lato, interpretando in maniera piu' aperta la Convenzione di Ginevra del 1951 sull'asilo politico. L'interpretazione attuale, infatti, porta a rifiutare l'asilo politico a persone realmente minacciate nella loro vita se vengono rinviate nel proprio paese d'origine, cosa che significa schernire il diritto dell'uomo alla di protezione della propria sicurezza.
Dall'altra parte, le misure relative al ricongiungimento familiare dovrebbero essere meno restrittive, il diritto umano a vivere in famiglia non dovrebbe essere negato dalle leggi, dai decreti e dalle loro applicazioni.

* auspicano che le politiche economiche e sociali non siano considerate separatamente, ma che siano sempre di piu' articolate, affinche' la situazione dei piu' indifesi sia sempre presa in considerazione. Le Chiese e i loro organismi fanno appello ai diversi attori della politica europea di avere un approccio piu' globale perche' l'esclusione tocca la persona in tutte le sue dimensioni.

* seguendo l'esempio dello studio d'impatto sull'ambiente, si chiede uno studio di impatto sociale delle decisioni della Commissione, ma anche di quelle delle istanze governative locali e regionali. Si tratterebbe di valutare a priori le conseguenze delle decisioni della Commissione. (7) sempre in questa prospettiva che le Chiese e i loro organismi si augurano di vedere la nascita all'interno della amministrazione comunitaria un sistema coerente e vigile.

* nella prospettiva di un approccio piu' integrato, esse sottolineano l'interesse delle azioni in termini di pianificazione del territorio, di valorizzazione degli spazi rurali, di pianificazione rurale ed urbana (interventi nelle periferie) e di politiche ambientali per la riduzione della poverta' e dell'esclusione e sul miglioramento delle qualita' della vita per tutti.

* In questo contesto, peraltro, e' importante favorire il lavoro sociale interregionale ed ampliare le possibilita' di partecipazione dei cittadini.

* sostengono le proposte che mirano a dare la massima priorita' alla creazione di impiego o di attivita' remunerate, ma attirano pure la attenzione sul fatto che cio' non deve portare ad aumentare la poverta'. Bisogna contemporaneamente evitare la piaga della poverta' e della non-occupazione.

* sostengono le iniziative finalizzate a difendere la solidarieta' pubblica e in particolare i sistemi di protezione sociale.

* auspicano la pubblicazione di una direttiva riguardante un codice etico da inserire nelle legislazioni nazionali.

* sostengono le proposte che mirano a destinare parti importanti dei Fondi Strutturali ad operazioni innovative in vista della lotta contro l'esclusione e la poverta'. Esse sottolineano inoltre l'interesse delle azioni in termini di pianificazione del territorio, di pianificazione urbana e dei problemi dell'ambiente rispetto alla riduzione della poverta' e dell'esclusione.

* auspicano che le istituzioni europee possano rapidamente mettere in bilancio delle somme finalizzate ad una piu' esatta conoscenza dei fattori di esclusione e del vissuto dei gruppi piu' indifesi ed esclusi e alla ricerca di azioni di prevenzione e di cura. Questi investimenti devono aiutare gli esperti dell'azione economica e sociale al servizio dei piu' indifesi a comprendere meglio i fenomeni dell'inserimento economico e sociale.

* sostengono l'idea di includere un articolo contro la discriminazione nel Trattato dell'Unione. Sulla base di tale articolo invitano la Commissione ad elaborare programmi atti a favorire pari opportunita' ai gruppi sociali compresi in tale articolo, in particolare quelli che sono discriminati per il loro sesso, eta', razza o a causa di un handicap.

* attirano l'attenzione del]'Unione Europea sugli effetti della sua politica di sovvenzione. Certi effetti vanno in direzione contraria a quella degli obiettivi fissati: le sovvenzioni non vanno a beneficio dei piu' bisognosi. Si devono ricercare una maggiore trasparenza e una maggiore coerenza nell'assegnazione delle sovvenzioni.
D'altra parte, una politica delle sovvenzioni, poco trasparente, mette in gioco la "libera" concorrenza.

* per quanto riguarda il Forum Sociale Annuale, propongono di rafforzare la partecipazione delle Chiese e dei loro organismi e di riconoscerla esplicitamente nel Forum delle ONG. Sostengono l'idea di un anno europeo di solidarieta' per la lotta contro la poverta' e l'esclusione.

* propongono che, al di la' dell'ambito del lavoro, l'Unione Europea sia comunque investita della competenza in materia di lotta contro la poverta' e l'esclusione.

4.  CONCLUSIONI

Per le Chiese e i loro organismi di solidarieta', il processo di consultazione al quale esse han-no partecipato attraverso diversi gruppi di lavoro e durante le varie riunioni, e' stato utile e fruttuoso, e sono grate alla Commissione di aver loro affidato tale missione.

Nonostante i diversi statuti delle Chiese nei paesi membri dell'Unione Europea e il diverso posto occupato dalle organizzazioni di solidarieta' -discendendo quest'ultima dalla diversa identita' che deriva dalla concezione che tali organizzazioni hanno di se stesse - hanno trovato una profonda convergenza sulla priorita' da dare alla lotta contro la poverta' e l'esclusione. Le Chiese e i loro organismi di solidarieta', su questo punto, condividono le inquietudini e le convinzioni della Commissione.

Le Chiese e i loro organismi sono legati da un impegno " multiplo " in favore delle persone toccate o minacciate dalla poverta' e dall'esclusione nei diversi Stati membri. Esprimendosi in favore di tali persone, nel quadro del processo di consultazione, e fungendo da interlocutore della Commissione per le questioni sociali, le Chiese e i loro organismi di solidarieta' possono fornire un contributo per rendere l'Europa "prossima ai cittadini". Per questa ragione, il rapporto finale del processo di consultazione non dovrebbe segnare la fine dello scambio tra le Chiese e la Commissione, ma costituire un punto di partenza aperto al dialogo con le altre istituzioni europee.

Queste sono le molteplici difficolta' che incontrano gli uomini e le donne d'Europa e per le quali la Commissione e le Chiese cercano di trovare delle soluzioni, che mettono in evidenza la necessita' di rafforzare questa cooperazione.

NOTE:

(1) Nel 1994, in Gran Bretagna, per esempio, 122.660 nuclei familiari sono stati riconosciuti senza fissa dimora da parte della Amministrazione, e 150.000 persone in Germania si trovano senza alloggio.

(2) Per delle indicazioni piu' precise rispetto ai diversi Paesi, si rimanda ai rapporti dettagliati.

(3) Rispetto agli effetti della disoccupazione, si rimanda ai rapporti dei singoli gruppi di lavoro. L'Irlanda del Nord, per esempio, e' particolarmente colpita dal fenomeno, in quanto e' segnata dalla violenza politica e da una situazione di instabilita', che frenano gli investimenti, impediscono l'insediamento di imprese e aggravano in tal modo il problema della disoccupazione in maniera considerevole.

(4) Per esempio, attraverso l'insediamento di imprese commerciali innovatrici, in grado di creare posti di lavoro e di impedire l'esodo dai campi, e definendo delle priorita' ecologiche.

(5) Tali legami sono elencati in modo piu' dettagliato nei rapporti dei singoli gruppi di lavoro, che attestano, per esempio, l'esportazione di lavoro e tutti i problemi che ne conseguono.

(6) In alcune Nazioni, in cui esiste una cooperazione tra lo Stato e le Chiese, sono state fatte delle proposte concernenti la dichiarazione 23 relativa al Trattato dell'unione Europea, nella quale i organismi di solidarieta' e le O.N.G. sono menzionate come degli interlocutori importanti della politica comunitaria. e che dovrebbe essere integrata nell'art. 118 del Trattato istitutivo dell'Unione Europea; per la protezione delle comunita' religiose, le Chiese suggeriscono l'introduzione di un articolo sulle Chiese nel Trattato.

(7) Uno dei gruppi di lavoro rimprovera alla Commissione Europea che attualmente e' favorito solo l'egoismo dell'economia, il cui obiettivo non e' piu' quello di investire nelle persone o nelle Regioni, ma soltanto a aumentare al massimo il profitto. Per questo motivo, si devono sviluppare dei criteri etici fondati sulle rivendicazione delle Chiese ( per esempio: "made in dignity")