Giulio Girardi:

la nonviolenza contro il genocidio

Colombia: un'area esplosiva

"Violenza genocida e mobilitazione popolare non violenta". Così Giulio Girardi sintetizza i due poli dell'esperienza vissuta in Colombia. Girardi, teologo, filosofo ma soprattutto esperto dei movimenti popolari ddl'America Latina, da venticinque anni membro della Giuria del Tribunale permanente dei Popoli, ha presieduto nd maggio scorso una sessione del Tribunale Internazionale di Opinione di Barrancabermeja, poverissima città della Colombia dove la notte dd 16 maggio 1998 furono uccise "da ignoti paramilitari" 42 persone. La sessione, dedicata a far luce e giustizia sul massacro, si è chiusa con una dura condanna nei confronti del governo colombiano, colpevole di crimini di lesa umanità.
"Lo Stato colombiano ha cercato di presentarsi come un'istanza super partes tra la violenza dei paramilitari e quella della guerriglia. In realtà il Tribunale ha raccolto prove indiscutibili di un legame organico fra i paramilitari e la polizia, l'esercito e la magistratura. Legame organico che non si limita ai fatti di Barrancabermeja ma si estende ad almeno 235 massacri documentati che sono accaduti in Colombia nd 1998. Essi rivelano un preciso disegno politico repressivo".

"Per quanto riguarda il crimine di Barrancabermeja l'evidenza deUe responsabilità dello Stato è chiara. Le informazioni fomite dai nove testimoni oculari ascoltati hanno consentito di identificare alcuni degli aggressori come membri dell'esercito e della polizia, ed almeno un ufficiale dell'esercito come collaboratore attivo. Le forze militari stanziate nelle vicinanze, che hanno certamente udito il rumore degli spari, invece di intervenire a protezione della popolazione, hanno consentito agli automezzi dei paramilitari di entrare e uscire indisturbati dalla zona affidata alla loro vigilanza; quando i familiari delle vittime, dei morti e degli scomparsi si sono rivolti alla polizia, essa ha rifiutato qualsiasi aiuto e informazione; infine, dopo un anno, gli esecutori del massacro sono ancora impuniti e lo Stato ha favorito la loro impunità, ostacolando il lavoro dei magistrati. La signora che assolveva la funzione di procuratore ha dovuto abbandonare il paese, nel dicembre 1998, per le minacce ricevute quando le sue indagini si sono orientate verso gli ambienti militari".

"Questo", dice Girardi, "è un esempio di quella violenza di regime da cui anche il Tribunale si è sentito circondato. Ci hanno, infatti, minacciato più volte, anche ponendo bombe sui nostri itinerari, e abbiamo dovuto lavorare circondati da un servizio di polizia che assicurasse la nostra incolumità, come richiesto al governo dagli ambasciatori dei paesi dell'Unione Europea. Ci sentivamo come avvolti e soffocati da una cultura di violenza. La sua espressione più tremenda fu una lettera indirizzata al tribunale da un'organizzazione di paramilitari, il "Gruppo di difesa", che diceva in sostanza: "Non siamo affatto pentiti di quanto fatto l'anno scorso. Torneremo alla carica fino a quando non avremo liberato la Colombia dalla criminalità e dalla sovversione. Invitiamo i signori del Tribunale a collaborare con la gente per bene e non con i criminali". Un vero e proprio rovesciamento dei valori; le vittime diventano criminali e gli assassini "gente per bene".
"Nell'atmosfera di terrore in cui si vive in Colombia", continua Girardi, "un terrore inteso a spezzare la resistenza interiore, è commovente scoprire che la coscienza popolare non si arrende. Ciò che ci ha particolarmente impressionati e coinvolti in questa esperienza, è la capacità di resistenza e di lotta di tante persone; la loro volontà di non rassegnarsi, ma di mobilitarsi e organizzarsi; è quindi l'ampiezza e l'intensità della partecipazione popolare che ha preparato la sessione, che l'ha accompagnata nel suo svolgersi e certamente la prolungherà con la sua lotta instancabile. In un paese considerato fra i più violenti del mondo e in cui l'opposizione è stata caratterizzata finora dalla lotta armata, stanno maturando faticosamente le condizioni di un'opposizione popolare non violenta. In un paese in cui l'emarginazione del popolo raggiunge livelli agghiaccianti e in cui la dipendenza politica ed economica è fra le cause più evidenti di questa situa-zione, si apre forse una nuova era, caratterizzata dall'iniziativa popolare, appoggiata da una solidarietà internazionale, dal tentativo di creare una globalizzazione della solidarietà. Mi sembra importante sottolineare che questo Tribunale è sorto da un'iniziativa dei familiari delle vittime di Barrancabermeja, del Coordinamento popolare della città (di cui fanno parte circa 70 organizzazioni), dell'Unione Sindacale Operaia e del Progetto Nunca Mas (del quale fanno parte diciotto organizzazioni impegnate nella documentazione dei delitti di lesa umanità in Colombia). Sorge, in una parola, da un'iniziativa del popolo colombiano che si esprime attraverso le proprie organizzazioni".

"Sarà stata efficace la nostra sessione? Nel 1991, proprio a Bogotà, il Tribunale permanente dei Popoli tenne una sessione sul tema dell'impunità dei delitti di lesa umanità commessi in America Latina negli anni '70 ed '80. Temo che quel nostro intervento non abbia avuto alcun riflesso sul livello di violazione dei diritti umani in Colombia. Tuttavia ha certamente contribuito a una presa di coscienza, da parte dei settori impegnati in difesa dei diritti umani, del diritto che essi avevano, come portavoce del popolo, in assenza di una giustizia ufficiale, di costituire i loro propri tribunali".
"Nel caso del Tribunale sui fatti di Barrancabermeja, mi è sembrato di poter riscontrare alcuni indizi della efficacia della nostra iniziativa: la rabbiosa e impacciata reazione del governo, che difficilmente potrà evitare di fornire qualche risposta (non al tribunale ma al popolo) alle accuse, cui la stampa ha dato notevole rilievo; la rabbia minacciosa dei paramilitari; la straordinaria mobilitazione popolare che ha accompagnato la sessione (è lecito pensare che questa presenza internazionale abbia contribuito a infondere coraggio e ad attenuare la paura); la sconfitta della paura, sia pure momentanea, è certamente stata assai importante e l'insistenza con la quale i promotori del Tribunale e molti esponenti di organizzazioni ci hanno chiesto di continuare a collaborare mostra da parte di queste organizzazioni la volontà di non abbandonare la lotta. C'è da sottolineare che mentre nel Tribunale permanente dei Popoli i giudici sono cooptati principalmente per loro qualità personali, i membri del nostro Tribunale furono invitati quasi tutti in quanto rappresentanti di organizzazioni di solidarietà particolarmente attenti ai problemi della Colombia. Per questo i giudici di questo tribunale attestavano con la loro stessa presenza l'interesse e l'attenzione di vari paesi stranieri: la Spagna, il Belgio, la Germania, il Canada, l'Italia, il Venezuela e la Repubblica Dominicana".
E. M.

In: "Fondazione Internazionale Lelio Basso" n.3 luglio-settembre 1999

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