in: INF0RMACARITA5 n. 16 - 15 Settembre 1999

C'E' UN FUTURO PER IL SERVIZIO CIVILE?

Il testo che qui presentiamo e' frutto di una consultazione tra vari soggetti del mondo ecclesiale e associazioni di ispirazione cristiana (Caritas Italiana, Azione Cattolica, CNCA, AGESCI, Pax Christi, Cnos-Ispettorie Salesiane, Luigi Bobba-ACLI, Franco Marzocchi-Federsolidarieta') a cui sara' importante dare ampia diffusione, allo scopo di favorire riflessioni e contributi per arricchire il dibattito in corso. In particolare le Caritas diocesane, gli obiettori in esse impegnati ed i centri operativi del servizio civile possono farsene tramite nelle Chiese e sul territorio. La base di partenza puo' essere il contatto in sede locali con gli stessi soggetti firmatari a livello nazionale; con essi si suggerisce di concertare un'azione che coinvolga, in ambito ecclesiale: Sul versante istituzionale e civile, i principali interlocutori possono essere: La Caritas Italiana e gli altri soggetti promotori si impegnano a dare tempestiva informazione delle iniziative che seguiranno a livello nazionale.

Su "AVVENIRE" di sabato 25 settembre ci sara' un'intera pagina curata da Caritas Italiana col testo integrale del documento e alcuni aggiornamenti sulle iniziative in corso.

C'ERA UNA VOLTA IL SERVIZIO CIVILE ...

... fino a quando il Governo D'Alema con un Disegno di legge sull'abolizione della leva obbligatoria lo espose a incerto destino. La decisione del Consiglio dei Ministri, largamente e variamente dibattuta in questi giorni, pone non pochi ed inquietanti interrogativi di ordine politico, legislativo ed etico. Ma in questo nostro intervento vorremmo soprattutto soffermarci sulle ricadute di tipo educativo e culturale delle scelte del Governo; lo facciamo non gia' a difesa di un "beneficio" per organizzazioni ed enti, ma a partire dall'attenzione pedagogica verso il mondo giovanile che ci caratterizza e che determina per una parte dei soggetti firmatari di questo documento l'accoglienza e la valorizzazione degli obiettori di coscienza in servizio civile.

Difendere la Patria, scegliere la pace

In questi anni la possibilita' di "servire la Patria" - e soprattutto il territorio e la gente che lo abita - e' diventato patrimonio culturale diffuso. Sono fiorite molteplici esperienze di servizio sociale, assistenziale, sanitario, educativo, ambientale; in organismi di vario orientamento ideale, presso enti pubblici o del terzo settore, sul proprio territorio o in altre parti del paese e, ultimamente, anche all'estero. E questo a partire da una scelta di pace (l'obiezione all'uso delle armi) che ha favorito un piu' forte coinvolgimento di molti giovani sui temi della giustizia, dei diritti, della lotta alle poverta', della responsabilita' civile. In definitiva della democrazia.

Abbiamo fatto educazione civica

Non sono molte le occasioni offerte oggi ai giovani per interrogarsi sulla responsabilita' e la cittadinanza, per allargare lo sguardo sui problemi del mondo e praticare concretamente l'incontro col prossimo (che vuoi dire anche il povero, l'immigrato, l'emarginato...) in termini di condivisione. Si fatica a proporre l'uscita da un cerchio spesso angusto di affetti e di interessi, l'idea di "pensare in grande" il proprio fu-turo. Per il diretto e quotidiano contatto con molti giovani, possiamo attestare come un servizio civile qualificato sia stato in Italia una formidabile esperienza di educazione civica sui temi della pace e della solidarieta', una pratica quotidiana di socialita' e altruismo ed anche una palestra di ulteriori responsabilita' una volta in congedo: dall'impegno come amministratori locali al lavoro in cooperative sociali, dall'animazione del territorio alla diffusione di stili di vita solidali nelle famiglie. Come pure molte scelte professionali che richiedono capacita' relazionali sono state connotate positivamente dall'aver svolto un servizio nel sociale, soprattutto se rivolto a soggetti deboli.

Dovere per tutti o privatizzazione delle scelte?

Questa opportunita', che ha contribuito ad aprire la mente e il cuore di molti giovani, e' stata fino al presente resa possibile dall'adempimento di un dovere di solidarieta', in fedelta' alla Costituzione: lo Stato proponeva ai giovani il servizio militare oppure quello civile come apporto personale al benessere della comunita' da cui ciascuno riceve. Adesso la proposta cambia radicalmente: per coloro che vorranno e' aperta la professione del militare per un periodo prolungato. Da uno Stato "casa di tutti", che chiede di contribuire al bene comune, allo Stato "datore di lavoro". E' un cambiamento di prospettiva da valutare con attenzione; incidera' negativamente sugli ideali di pace, solidarieta' e partecipazione che sono patrimonio della nostra Carta costituzionale?

Non possiamo non chiederci...

... se siamo pronti al cambiamento, quali significati l'abolizione della leva assuma per i giovani e per tutto il paese. Quali giovani sceglieranno il mestiere del soldato? In base a quali motivazioni? Crescera' la distanza tra societa' civile e apparato militare? Chi saranno i responsabili e in definitiva gli ducatori dei futuri militari di professione? Chi e che cosa serve perche' l'esercito del futuro sia una vera forza di polizia internazionale? Il passaggio verso forme di ingerenza umanitaria e' delegabile a professionisti o richiede ancor piu' il contributo di una societa' civile gia' capace di significativi impegni di solidarieta' internazionale?

Non si vive di solo consenso

Sono interrogativi che al momento non trovano risposta dall'annunciata abolizione della leva e che a noi sembrano decisivi.
C'e' bisogno di allargare contestualmente il dibattito sul significato del servizio militare dall'impatto che provoca sui giovani di leva alla sua funzione nei nuovi scenari internazionali e sul futuro di un servizio civile impegnativo e responsabilizzante. Abolire la leva obbligatoria per tranquillizzare i genitori preoccupati dal nonnismo, per alzare il basso livello di gradimento che le istituzioni hanno presso i giovani, ci sembrano idee di corto respiro. Secondo noi la strada passa da tutt'altra parte, chiede l'impegno e la fantasia di voler fare una scommessa sui giovani, progettare con loro rinnovati percorsi di cittadinanza attiva.

Aprire il confronto

In forza di queste attenzioni e preoccupazioni, riteniamo importante e urgente che si apra nel paese, nella societa' civile, nelle associazioni, nelle scuole, nelle parrocchie un grande dibattito sulle prospettive della riforma delle forze armate che contestualmente affronti l'ipotesi di un servizio civile per tutti i giovani, maschi e femmine, come opportunita' di diffusione dei valori della pace, della solidarieta', della partecipazione.

INOLTRE CHIEDIAMO:



Tutti gli organismi o i soggetti singoli che intendono sottoscrivere il testo, possono darne comunicazione a Caritas Italiana: fax 06 5410300, e-mail mcantone@caritasitaliana.it