In una epoca che pare aver dimenticato i "valori" e che è portata a svilire il passato, forse è doveroso riconsiderare, con la necessaria serenità, quei principi e quei metodi che, opportunamente rivisitati, hanno come fondamento lo sviluppo e la crescita dell'uomo che resta non solo il fine ultimo di ogni proposta educativa ma anche il solo presupposto in grado, a nostro giudizio, di riconvertire il mondo alla speranza, tappa essenziale di ogni vero progresso.
Fra questi valori guida nel campo educativo è
forse giunto il momento di riconsiderare con attenzione il messaggio educativo
di Baden Powell, poiché, troppe volte, ci siamo limitati a giudizi
semplificatori se non irridenti: lo scout era ed è presentato come un
illuso, un sognatore, se non addirittura un sempliciotto spesso funzionale ed
omologato al sistema dominante. Non è questa la sede per una trattazione
analitica del pensiero scout, tuttavia riteniamo che alcune idee proprie
educative del movimento, alcune proposte caratterizzanti indirizzate a tanti
ragazzi del nostro paese siano utili e soprattutto importanti e necessarie a
quel grande progetto di nuova solidarietà che più volte abbiamo
descritto e tratteggiato anche su questo giornale. Nel cammino della speranza,
soprattutto oggi, ogni idea, ogni contributo deve essere raccolto ed
incoraggiato.
Innanzi tutto anche lo scoutismo mette alla base del suo Progetto educativo
lo sviluppo armonico e globale dell'uomo, intendendo con ciò non solo il fine ma anche il metodo
proprio di tale processo
formativo. Seguendo infatti il pragmatismo educativo tipico della tradizione
anglosassone la
definizione assume subito una connotazione precisa dal
momento che il destinatario del cammino di formazione
è il ragazzo nella sua complessità e integrità; inoltre la
proposta educativa si connota di aspetti operativi, concreti
perché viene finalizzata al servizio inteso come scelta per gli
altri, di tutti gli altri, senza distinzione di razza, di nazionalità. Il cammino educativo scout, quindi, prevede una
proposta
forte all'individuo perché sia in grado, dopo un percorso di formazione,
di essere pronto al servizio per gli
altri. Qui deve soffermarsi la nostra riflessione critica perché, a volte, siamo
portati a non riflettere abbastanza sulle cose a noi vicine e familiari. Alla
luce dell'oggi possiamo considerare profetico, infatti, l'ecumenismo di Baden
Powell, addirittura rivoluzionario all'inizio del nostro secolo se confrontato
con i nazionalismi diffusi allora che ricordano, purtroppo, per atrocità
ed intensità, quelli di oggi.
Il servizio per gli altri presuppone, per la sua
concreta realizzazione, che lo scout riceva innanzi tutto chiare proposte di
valori ideali accompagnati e integrati da principi morali caratterizzanti che lo
rafforzino nella sua
azione: crediamo, ad esempio, che il concetto di
essenzialità, tanto familiare ai nostri ragazzi sia
espressivo di un modo di essere che si rende sempre necessario ed attuale
soprattutto paragonato al contro valore tipico delle nostra civiltà opulenta.
Alla proposta ideale di natura interiore si
affianca l'apprendimento di qualcosa, la competenza: lo scout deve saper fare qualcosa bene, per sé ma, soprattutto per il
servizio alla sua comunità.
Le varie
specializzazioni hanno questo scopo: l'aiuto deve sostanziarsi, differenziarsi,
non può rimanere generico,
rischiando, in tal modo, di essere inconcludente.
Per essere di aiuto agli altri il ragazzo
deve anche temprare, con giudizio ma con coerenza il proprio corpo,
sviluppandone a pieno le potenzialità, non per fini edonistici ma
perché una persona con buon equilibrio non solo interiore è in grado di aiutare gli altri davvero,
anche là dove
c'è necessità di fare appello alle risorse
fisiche.
Il mondo della solidarietà ha sì bisogno di
analisi teoriche ma, soprattutto, di disponibilità di forze vive,
concrete, sane e perciò fruibili. Senza essere pessimisti possiamo
tranquillamente affermare, ancora una volta, che il panorama dei nostri giovani
ci fa, spesso, molta tristezza.
In questa tappa educativa particolare importanza riveste il rapporto fisico con la natura:
"capire" la stanchezza di un lungo trasferimento, ricevere emozioni
forti durante un suggestivo bivacco, non è solo qualcosa che fa comprendere
meglio la propria fisicità ma,
spesso, riesce a muovere più dentro, a lasciare nell'animo qualcosa di
comunque prezioso per la crescita.
Un cammino educativo così finalizzato al
servizio, una scuola così concepita non ha aule, ma si svolge nella
comunità dove ogni ragazzo, fin da fanciullo, riceve gli strumenti per
iniziare la sua strada insieme agli altri per gli altri. Lo scoutismo risente
fortemente dei principi della scuola dell'imparare facendo che hanno in Dewey il
suo più noto esponente, tuttavia questo insistere sul servizio come
sbocco del processo di formazione è tipico dell'elaborazione odierna del
pensiero di Baden Powell che ritroviamo, soprattutto nei paesi latini. Infatti
in Inghilterra e
negli Stati Uniti lo scoutismo, ancorato a modelli
tradizionali, si caratterizza per una più marcata
attenzione all'educazione di un futuro cittadino e, addirittura in
America, ad insegnare l'autosufficienza, il sapersela cavare nei
momenti difficili del vivere quotidiano; un modello quanto meno pericoloso per
la possibile teorizzazione di superuomini imbattibili e violenti che la
cinematografia americana, spesso ci propina.
L'elaborazione sviluppata nei paesi latini pone,
dunque, lo scoutismo fra i possibili, quanto naturali, operatori di
solidarietà. Infatti tendere allo sviluppo globale ed armonico dell'uomo
presuppone l'acquisizione della realtà circostante con tutte le
contraddizioni violente che la vita di oggi ci getta contro e che possiamo
sintetizzare col divario Nord-Sud, cioè la frontiera intollerabile tra la
ricchezza sempre più opulenta del nord e la miseria sempre più
senza speranza del Sud del mondo; anche il servizio scout deve inserirsi dentro
questa contraddizione per operare
in controtendenza.
Questo passaggio formativo è assolutamente necessario e deve essere
accompagnato da una presa di coscienza, una
conversione personale e di gruppo che partendo dall'analisi della disuguaglianza cerchi di
operare per una sua rimozione, sicuro che non vi potrà essere sviluppo in
genere (né civile, né sociale, né politico) senza invertire
la negativa tendenza dell'oggi. Come si può notare è ovvio che,
con tali premesse, l'impegno scout non potrà essere rituale,
opportunistico, di facciata, ma deve essere accompagnato e caratterizzato da una
precisa denuncia civile e politica che operi ed incida davvero nella coscienza
critica della nostra società. In caso contrario, non solo si perde una
opportunità di sviluppo, ma, nel caso concreto
rischia il fallimento lo stesso progetto educativo
indirizzato al ragazzo.
Dunque lo scout che deve servire nel mondo deve cercare di
cambiare questo mondo perché, così com'è, costituisce
fattore di ostacolo allo sviluppo globale e armonico
dell'individuo e contrario anche al testamento di Baden Powell che affida
ad ogni scout il messaggio di lasciare il mondo migliore di come è stato
trovato. Senza questa consapevolezza di questo squilibrio non vi può
essere possibilità di buona riuscita del cammino educativo scout,
anzi uno dei temi che dovranno essere trattati in questo percorso formativo dovranno essere i problemi del Sud del mondo
perché questi sono i problemi sui quali l'umanità impegna il
proprio futuro.
I nostri ragazzi scout quindi sono naturali
operatori di solidarietà, di quella solidarietà che abbiamo
cercato di definire, di fissare anche con il percorso di formazione su:
"Educazione alla solidarietà col Sud del mondo" che si è
tenuto a Pino d'Asti dal 27 al 31 maggio scorso e che larga eco ha avuto al
giornale: una solidarietà nuova, non più assistenzialismo, non
più passiva denuncia di ingiustizia, ma testimonianza militante di
cambiamento, visione
rivoluzionaria e profetica di un domani di vera speranza.
Abbiamo esaurito l'epoca del compatimento: in
piena epoca di celebrazioni colombiane dobbiamo tutti, essere disposti a
cambiarci per cambiare i rapporti instaurati dal nuovo ordine mondiale che
è nato dalla fine della guerra dei blocchi, mostra oggi il vero volto che
non è solo bellicoso ma anche contrario ad una pace, pur di facciata. In
questa prospettiva di speranza, opzione necessaria di ogni futuro progresso, gli
scout sono da considerarsi operatori solidali, anch'essi in marcia verso un
domani di speranza che la notte dell'oggi rende sempre più
urgente.