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Scoutismo e solidarietà per la speranza

Associazione Educazione Solidarietà Terzo Mondo
Antonio Cammelli, Luca Ravazzi
in "Tempi di Fraternità" novembre 1992.

In una epoca che pare aver dimenticato i "valori" e che è portata a svilire il passato, forse è doveroso riconsiderare, con la necessaria serenità, quei principi e quei metodi che, opportunamente rivisitati, hanno come fondamento lo sviluppo e la crescita dell'uomo che resta non solo il fine ultimo di ogni proposta educativa ma anche il solo presupposto in grado, a nostro giudizio, di riconvertire il mondo alla speranza, tappa essenziale di ogni vero progresso.


Fra questi valori guida nel campo educativo è forse giunto il momento di riconsiderare con attenzione il messaggio educativo di Baden Powell, poiché, troppe volte, ci siamo limitati a giudizi semplificatori se non irridenti: lo scout era ed è presentato come un illuso, un sognatore, se non addirittura un sempliciotto spesso funzionale ed omologato al sistema dominante. Non è questa la sede per una trattazione analitica del pensiero scout, tuttavia riteniamo che alcune idee proprie educative del movimento, alcune proposte caratterizzanti indirizzate a tanti ragazzi del nostro paese siano utili e soprattutto importanti e necessarie a quel grande progetto di nuova solidarietà che più volte abbiamo descritto e tratteggiato anche su questo giornale. Nel cammino della speranza, soprattutto oggi, ogni idea, ogni contributo deve essere raccolto ed incoraggiato.

Innanzi tutto anche lo scoutismo mette alla base del suo Progetto educativo lo sviluppo armonico e globale dell'uomo, intendendo con ciò non solo il fine ma anche il metodo proprio di tale processo formativo. Seguendo infatti il pragmatismo educativo tipico della tradizione anglosassone la definizione assume subito una connotazione precisa dal momento che il destinatario del cammino di formazione è il ragazzo nella sua complessità e integrità; inoltre la proposta educativa si connota di aspetti operativi, concreti perché viene finalizzata al servizio inteso come scelta per gli altri, di tutti gli altri, senza distinzione di razza, di nazionalità. Il cammino educativo scout, quindi, prevede una
proposta forte all'individuo perché sia in grado, dopo un percorso di formazione, di essere pronto al servizio per gli altri. Qui deve soffermarsi la nostra riflessione critica perché, a volte, siamo portati a non riflettere abbastanza sulle cose a noi vicine e familiari. Alla luce dell'oggi possiamo considerare profetico, infatti, l'ecumenismo di Baden Powell, addirittura rivoluzionario all'inizio del nostro secolo se confrontato con i nazionalismi diffusi allora che ricordano, purtroppo, per atrocità ed intensità, quelli di oggi.


Il servizio per gli altri presuppone, per la sua concreta realizzazione, che lo scout riceva innanzi tutto chiare proposte di valori ideali accompagnati e integrati da principi morali caratterizzanti che lo rafforzino nella sua azione: crediamo, ad esempio, che il concetto di essenzialità, tanto familiare ai nostri ragazzi sia espressivo di un modo di essere che si rende sempre necessario ed attuale soprattutto paragonato al contro valore tipico delle nostra civiltà opulenta.
Alla proposta ideale di natura interiore si affianca l'apprendimento di qualcosa, la competenza: lo scout deve saper fare qualcosa bene, per sé ma, soprattutto per il servizio alla sua comunità.
Le varie specializzazioni hanno questo scopo: l'aiuto deve sostanziarsi, differenziarsi, non può rimanere generico, rischiando, in tal modo, di essere inconcludente.
Per essere di aiuto agli altri il ragazzo deve anche temprare, con giudizio ma con coerenza il proprio corpo, sviluppandone a pieno le potenzialità, non per fini edonistici ma perché una persona con buon equilibrio non solo interiore è in grado di aiutare gli altri davvero, anche là dove c'è necessità di fare appello alle risorse fisiche.
Il mondo della solidarietà ha sì bisogno di analisi teoriche ma, soprattutto, di disponibilità di forze vive, concrete, sane e perciò fruibili. Senza essere pessimisti possiamo tranquillamente affermare, ancora una volta, che il panorama dei nostri giovani ci fa, spesso, molta tristezza. In questa tappa educativa particolare importanza riveste il rapporto fisico con la natura: "capire" la stanchezza di un lungo trasferimento, ricevere emozioni forti durante un suggestivo bivacco, non è solo qualcosa che fa comprendere meglio la propria fisicità ma, spesso, riesce a muovere più dentro, a lasciare nell'animo qualcosa di comunque prezioso per la crescita.


Un cammino educativo così finalizzato al servizio, una scuola così concepita non ha aule, ma si svolge nella comunità dove ogni ragazzo, fin da fanciullo, riceve gli strumenti per iniziare la sua strada insieme agli altri per gli altri. Lo scoutismo risente fortemente dei principi della scuola dell'imparare facendo che hanno in Dewey il suo più noto esponente, tuttavia questo insistere sul servizio come sbocco del processo di formazione è tipico dell'elaborazione odierna del pensiero di Baden Powell che ritroviamo, soprattutto nei paesi latini. Infatti in Inghilterra e negli Stati Uniti lo scoutismo, ancorato a modelli tradizionali, si caratterizza per una più marcata attenzione all'educazione di un futuro cittadino e, addirittura in America, ad insegnare l'autosufficienza, il sapersela cavare nei momenti difficili del vivere quotidiano; un modello quanto meno pericoloso per la possibile teorizzazione di superuomini imbattibili e violenti che la cinematografia americana, spesso ci propina.


L'elaborazione sviluppata nei paesi latini pone, dunque, lo scoutismo fra i possibili, quanto naturali, operatori di solidarietà. Infatti tendere allo sviluppo globale ed armonico dell'uomo presuppone l'acquisizione della realtà circostante con tutte le contraddizioni violente che la vita di oggi ci getta contro e che possiamo sintetizzare col divario Nord-Sud, cioè la frontiera intollerabile tra la ricchezza sempre più opulenta del nord e la miseria sempre più senza speranza del Sud del mondo; anche il servizio scout deve inserirsi dentro questa contraddizione per operare in controtendenza.

Questo passaggio formativo è assolutamente necessario e deve essere accompagnato da una presa di coscienza, una conversione personale e di gruppo che partendo dall'analisi della disuguaglianza cerchi di operare per una sua rimozione, sicuro che non vi potrà essere sviluppo in genere (né civile, né sociale, né politico) senza invertire la negativa tendenza dell'oggi. Come si può notare è ovvio che, con tali premesse, l'impegno scout non potrà essere rituale, opportunistico, di facciata, ma deve essere accompagnato e caratterizzato da una precisa denuncia civile e politica che operi ed incida davvero nella coscienza critica della nostra società. In caso contrario, non solo si perde una opportunità di sviluppo, ma, nel caso concreto rischia il fallimento lo stesso progetto educativo indirizzato al ragazzo.
Dunque lo scout che deve servire nel mondo deve cercare di cambiare questo mondo perché, così com'è, costituisce fattore di ostacolo allo sviluppo globale e armonico dell'individuo e contrario anche al testamento di Baden Powell che affida ad ogni scout il messaggio di lasciare il mondo migliore di come è stato trovato. Senza questa consapevolezza di questo squilibrio non vi può essere possibilità di buona riuscita del cammino educativo scout, anzi uno dei temi che dovranno essere trattati in questo percorso formativo dovranno essere i problemi del Sud del mondo perché questi sono i problemi sui quali l'umanità impegna il proprio futuro.


I nostri ragazzi scout quindi sono naturali operatori di solidarietà, di quella solidarietà che abbiamo cercato di definire, di fissare anche con il percorso di formazione su: "Educazione alla solidarietà col Sud del mondo" che si è tenuto a Pino d'Asti dal 27 al 31 maggio scorso e che larga eco ha avuto al giornale: una solidarietà nuova, non più assistenzialismo, non più passiva denuncia di ingiustizia, ma testimonianza militante di cambiamento, visione rivoluzionaria e profetica di un domani di vera speranza.
Abbiamo esaurito l'epoca del compatimento: in piena epoca di celebrazioni colombiane dobbiamo tutti, essere disposti a cambiarci per cambiare i rapporti instaurati dal nuovo ordine mondiale che è nato dalla fine della guerra dei blocchi, mostra oggi il vero volto che non è solo bellicoso ma anche contrario ad una pace, pur di facciata. In questa prospettiva di speranza, opzione necessaria di ogni futuro progresso, gli scout sono da considerarsi operatori solidali, anch'essi in marcia verso un domani di speranza che la notte dell'oggi rende sempre più urgente.

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