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UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PERUGIA
FACOLTA' DI MAGISTERO

Corso di laurea in Pedagogia - AA 1988/1989
tesina

scautismo ed educazione alla pace

di Michele Capurso


1. La nascita dello scautismo

Lo scautismo nasce, "quasi per gioco", nel 1907 quando l'ispettore Generale della cavalleria di Sua Maestà Britannica, il generale Baden-Powell, sbarca accompagnato da una ventina di ragazzi nell'isola di Brownsea, nella baia di Poole.
Scopo di Baden-powell, già acclamato eroe nazionale dal popolo inglese dopo aver resistito per sette mesi ad un assedio boero in Sud Africa, era sperimentare un metodo educativo naturale, chiamato "scouting" che potesse essere usato da organizzazioni già esistenti [1].
Alla positiva esperienza del Campo di Brownsea, seguì la pubblicazione di un libro, scouting for boys.
Scrive Baden-Powell "dopo aver scritto Scautismo per ragazzi pensai naturalmente che le organizzazioni giovanili già esistenti se ne sarebbero servite per le proprie attività, e che non avrei più avuto molto da fare in quel campo. Ma ben presto, nella primavera del 1909, constatai che centinaia di ragazzi stavano formando Reparti scout per conto loro, al di fuori di tali organizzazioni..." [2]. Lo scautismo era ormai nato.
B.P. (Baden Powell) si rivolge allora al Re, Edoardo VII, dal quale riceve l'incoraggiamento a continuare sulla strada intrapresa.
Nel frattempo si formano, sempre spontaneamente, gruppi di guide (le ragazze scout). Così lo scautismo nasce e si diffonde spontaneamente, senza un preciso progetto iniziale, modellandosi e adattandosi dinamicamente alla realtà in cui viene applicato. Durante tutta la vita Baden Powell fu l'incontestato ispiratore del movimento: è per questo che nell'analisi che segue ci baseremo soprattutto sui suoi scritti.

2.  La "pedagogia" scout

Le virgolette sono d'obbligo; B.P. non era certo un pedagogista, e le sue conoscenze teoriche in questo campo erano praticamente nulle. Proprio a causa di questa mancanza di  "titoli accademici" del suo fondatore, lo scautismo è stato quasi sempre ignorato da pedagogisti e studiosi.
Ma come può un uomo privo di ogni conoscenza in merito fondare un movimento educativo che non ha mai smesso di espandersi in ottanta anni di esistenza e che conta oggi più di 120 paesi aderenti? B.P. non era un teorico, ma aveva uno spiccato senso di osservazione, una acuta intelligenza, e sopratutto conosceva bene ciò che forse oggi tanti "teorici dell'educazione" ignorano: la personalità del ragazzo.

Il segreto del successo del metodo scout è un uovo di colombo: di fronte alla scuola "ufficiale" che si ostina ad imporre nozioni, lo scautismo si sforza di partire da quelle che sono le esigenze del ragazzo; non è lui che deve comportarsi da uomo, è l'adulto che deve sapersi mettere sul piano del ragazzo, per poter comunicare con lui, e porsi efficacemente come modello. "Ask the boy" (chiedetelo al ragazzo) era il motto preferito di B.P., e può essere considerata la chiave del successo di questo metodo educativo. Già nel 1909 egli scriveva: "L'uomo adulto che voglia ottenere il massimo dai ragazzi deve tornare all'atmosfera della fanciullezza" [3].

Ma proviamo ad esaminare più dettagliatamente alcune delle principali intuizioni di B.P.
L'uguaglianza di opportunità
Oggi si parla tanto di uguaglianza di opportunità; nel 1909 B.P. scriveva: "... Per "gentiluomo" non intendo ciò che forse intendono quei piccoli snobs, cioè un tipo che si distingue solo per i quattrini che ha. Per "gentiluomo" intendo un tipo cavalleresco e virile. Il ragazzo povero ha le stesse possibilità di esserlo del ricco" [4]. Si tratta certo (per ora) solo di opportunità "morali", ma è già un bel riconoscimento, considerando che proviene dall'ispettore Generale della Cavalleria di sua Maestà Britannica.
L'autoeducazione
L'autoeducazione, cioè il rendere direttamente responsabile il ragazzo della propria crescita mettendo lui, e non il suo educatore al centro della propria educazione, è senz'altro uno dei cardini del metodo. Nel 1916 B.P. scriveva:  " ... è solo per tradizione e per consuetudine che si è disposto che l'educazione debba essere una fatica, e che in quanto tale sia per il bambino un buon addestramento alla disciplina e all'applicazione.
Uno degli obiettivi originari dello scautismo è stato di rompere questa tradizione e di mostrare che dando ai ragazzi attività interessanti essi potevano esser condotti ad acquistare da sè gli elementi fondamentali del carattere, della salute e dell'abilità manuale ..."
"... [Nel movimento scout] il successo dei risultati è interamente dovuto allo studio del ragazzo e all'utilizzazione delle sue tendenze - quali che possano essere - per il suo stesso sviluppo ...".
" ... La conoscenza cercata dal ragazzo dura, se non è cercata non dura. Ogni ragazzo è differente come capacità, temperamento ed intelligenza, e ciononostante cerchiamo d'insegnare a tutti insieme le stesse cose" [5].
Il "learning by doing"
Lo scautismo non è una scienza, e il metodo scout è tutto basato sull'applicazione pratica delle cose da imparare. " Un ragazzo impara con la pratica, non con l'insegnamento teorico". "Il bambino vuole fare cose, perciò incoraggiamolo a farle nella giusta direzione e lasciamogliele fare a modo suo. Lasciamogli fare i suoi sbagli: è attraverso di essi che si fa esperienza" [6].
Autoeducazione, "learning by doing", attenzione ai bisogni del ragazzo... sono solo alcune delle caratteristiche del metodo, che richiederebbero comunque decine di pagine per essere illustrate a dovere.
In ogni caso, non è che qui si voglia attribuire allo scautismo la "scoperta" di tutte le strategie didattico-educative sopraelencate, non ci interessa, e probabilmente non sarebbe nemmeno possibile, attribuire ad esse una paternità certa. Il tema che più ci interessa, in questa sede, è quello dell'educazione alla pace e dell'internazionalismo.
Va subito detto che lo scautismo nasce come movimento britannico, e che solo dopo la sua rapida ed inattesa diffusione in tutto il mondo (dovuta, si è detto, alla duttilità del metodo) B.P. ne intravede le enormi potenzialità pacifiste ed internazionaliste.

3. Scautismo e militarismo

La precedente esperienza militare di B.P. potrebbe trarre in inganno degli osservatori esterni al movimento e far credere loro che lo scautismo sia un movimento militarista, invece B.P. ha sempre considerato addestramento militare e scautismo basati su principi diametralmente opposti:
"La differenza principale tra il metodo dell'addestramento dei cadetti e la formazione scout risiede nei principi. Il primo opera tramite l'impressione, la seconda tramite l'espressione.
L'addestramento dei cadetti impone ai ragazzi dall'esterno una istruzione collettiva, mentre lo scautismo incoraggia dall'interno l'individuo a sviluppare da sè la propria personalità.
L'addestramento militare lo plasma fino a renderlo simile ad un modello predeterminato ed a farne un pezzo di un meccanismo, mentre lo scopo dello scautismo è sopratutto di sviluppare il carattere e lo spirito d'iniziativa del singolo" [7].
E ancora sullo stesso tema, B.P. scrive nel 1925: "l'addestramento e la disciplina militare sono esattamente l'opposto di quello che insegnamo nel Movimento scout. Essi tendono a produrre macchine invece di individui, a sostituire una vernice di obbedienza alla forza del carattere" [8].
Appare dunque evidente sin dal principio la differenza di metodi tra scautismo e militarismo; il primo potrebbe essere definito un metodo maieutico, che intende l'educazione come un EX-ducere
(estrarre, tirar fuori da); il secondo potebbe essere definito un metodo normativo che intende l'educazione più come un educare (istruire, nutrire, e in senso lato potremmo dire imporre).
Se la differenza tra scautismo e militarismo appare netta nel metodo sin dalle origini del movimento scout, non altrettanto può dirsi per ciò che riguarda i destinatari e sopratutto i fini dello scautismo, per i quali è possibile individuare una chiara linea evolutiva, come scrive Mario Sica nell'introduzione a Taccuino - (Raccolta cronologica di Scritti sullo scautismo dal 1907 al 1941): "Il lettore coglie la netta evoluzione dell'aspetto  internazionale del Movimento. Questo nasce come iniziativa esclusivamente britannica e imperiale: ma già nel 1910 è presente in una decina di paesi esteri (tra cui, con i primi embrionali esperimenti, in Italia). E nel 1913 si tiene a Birmingham il primo campo internazionale, in occasione del quale B.P. dedica per la prima volta uno scritto a quest'aspetto: ma è ancora un internazionalismo tra i bianchi. Poi la guerra mondiale, e con essa il ripensamento di B.P. sollecitato da un lato dalla lealtà alla Patria in pericolo, dall'altro cosciente dell'assoluta futilità del massacro bestiale sui campi di battaglia europei. Di qui la sua fuga in avanti, rappresentata dal lancio, durante la stessa guerra, della prospettiva postbellica del Movimento come strumento di pace e di riconciliazione internazionale. è il Jamboree, è la fraternità mondiale dello scautismo senza più limiti di razza, di classe, di religione. Non più mero aspetto di fatto del movimento, ma cosciente ricerca di un più ampio patriottismo al di là dei confini del proprio stato".
Proviamo a rocostruire schematicamente, tramite gli scritti di B.P., questa evoluzione in senso pacifista ed internazionalista del metodo.

4. Evoluzione del pensiero pacifista nello scautismo dalle sue origini al 1914

Alle origini (1907)
Lo scautismo doveva servire a fare dei giovani [inglesi] dei buoni cittadini ed utili coloni, tramite una nuova forma di educazione alle qualità virili; esso era applicabile [da e per i bianchi inglesi] tanto in madrepatria che nelle colonie [9].
Ma il cambiamento più significativo avviene durante la Prima Guerra Mondiale:
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914):
B.P. si pronuncia contro la guerra, ma non contro l'autodifesa; egli inoltre incoraggia gli scout più giovani ad impegnarsi attivamente nel fronte interno, nel servizio civile, ed i più anziani a correre in difesa della patria minacciata [10].
Alla fine della Prima Guerra Mondiale (1918 e succ.)
La mentalità di B.P. appare già notevolmente cambiata. Egli si pronuncia contro le barriere di classe, auspica (anche se utopicamente) una futura fraterna collaborazione tra lavoratori e datori di lavoro, intravede nello scautismo il mezzo per formare una concreta pace internazionale, fondata non su fragili accordi a tavolino ma su un comune spirito di fratellanza tra i popoli [11].
Il Jamboree
Il trionfo di quest'idea è il primo Jamboree di Olympia, nel 1920.
Si tratta di un incontro mondiale di scout, primo segno concreto di impegno dello scautismo sul fronte della fraternità internazionale; non astratte e inutili conferenze di pace, ma incontro diretto tra ragazzi; è questo il contributo dello scautismo all'educazione alla pace.
Dal discorso di chiusura di Baden-Powell: "Fratelli scout, Vi chiedo di fare una scelta solenne. Esistono tra i vari popoli del mondo differenze di idee e di sentimenti, così come ne esistono nella lingua e nell'aspetto fisico. La guerra ci ha insegnato che se una nazione cerca di imporre la sua egoistica volontà alle altre, è fatale che ne seguano crudeli reazioni. Il Jamboree ci ha insegnato che se facciamo prova di mutua tolleranza e siamo aperti allo scambio reciproco, la simpatia e l'armonia sprizzano naturalmente. Se voi lo volete, partiamo di qui con la ferma decisione di voler sviluppare questa solidarietà in noi stessi e tra i nostri ragazzi, attraverso lo spirito mondiale della fraternità scout, così da poter contribuire allo sviluppo della pace e della felicità nel mondo e della buona volontà tra gli uomini"[12].
Dopo il Jamboree, l'idea dello spirito scout inteso come "uno spirito che non riconosce alcuna differenza di Paese, di religione, di colore, o di classe, uno spirito che un giorno potrà contribuire all'anima della Società delle Nazioni" 13 si afferma in maniera definitiva.
Tra le due guerre (1920 - 1938)
In questi anni il tema dell'educazione alla pace appare molto sentito in Europa. Questo è il brano più esplicito sull'argomento, del qual quale si riportano i passi più significativi: " L'educazione ufficiale ha insegnato ad una generazione dopo l'altra una storia nazionale fatta di vittorie in guerra, troppo spesso passando poco onestamente sotto silenzio le sconfitte, e denigrando i nemici mentre si esaltavano i propri atti di pirateria. Sembra ora desiderabile invertire la rotta ed insegnare alle giovani generazioni i trionfi pacifici del proprio Paese, educandole a pensare in termini di pace verso gli altri Paesi".
B.P. non manca però di ricordare che la vita militare sviluppa anche qualità da lui considerate positive, quali il sopportare disagi, il leale spirito di corpo, l'eroismo ed il coraggio cosciente per il proprio paese, e conviene che se queste qualità fossero utilizzate ad un fine pacifico, se ne trarrebbe un gran vantaggio; dopo aver esaminato diverse soluzioni (un servizio civile obbligatorio in lavori rischiosi, un servizio obbligatorio sulle navi mercantili, lo sport internazionale)  trovandole tutte carenti perchè limitate al lato fisico, o escludenti gli operai o i deboli o le donne, prosegue: "Non vi sono allora ideali da offrire ai ragazzi che senza incitarli allo spargimento di sangue diano loro peraltro aspirazioni virili, l'ammirazione del coraggio e dell'ardimento, della fiducia in se stessi, dell'eroismo, dell'abnegazione, della cavalleria?  Basta chiederlo agli stessi ragazzi, o guardare i libri che leggono".
B.P. prosegue poi affermando che ragazzi e ragazze sono attirati da tutto l'insieme di attività all'aria aperta, come lo studio della natura, il campeggio, l'esplorazione, la topografia, la navigazione, ecc. e prosegue: " perciò l'intera gioventù del mondo sembra in attesa che qualcuno metta per loro in pratica una formazione di questo tipo, che essi sono pronti ad adottare come forma volontaria di autoeducazione da condurre con tutta l'energia e l'entusiasmo della giovinezza". Ma proseguendo intravede possibilità ancora maggiori: " Ma c'è una più vasta dimensione: Se dobbiamo metter fine al regno della paura ed avere la pace nel mondo il rimedio non consiste tanto nel fare leggi per controllare le tendenze bellicose dei vari governi, quanto nell'educare la giovane generazione alla buona volontà internazionale.
Gli ideali e le attività suggerite appaiono aver uguale attrattiva per ragazzi e ragazze di ogni nazionalità. Nella loro psicologia i ragazzi di tutto il mondo sono più o meno gli stessi, pronti a ricevere idee e a darsi ad attività che realmente li interessino nella loro particolare età; solo più tardi, crescendo, si differenziano secondo i loro diversi ambienti nazionali. Cosicchè per mettere in pratica una formazione universale abbiamo in questo entusiasmo uno strumento a disposizione, grazie al quale il lavoro è già fatto a metà ..."
" ... Se dunque, tutte le nazioni venissero ad adottare le stesse attività esse farebbero qualcosa di più che non semplicemente migliorare la propria salute fisica e morale, in quanto i giovani, avendo interessi comuni con i loro coetanei delle altre nazioni, crescerebbero con una nuova e più larga comprensione e simpatia reciproche; ed otterremmo in tal modo che essi pensino gli uni agli altri in termini di pace anzichè di guerra, pur senza perdere alcune delle loro qualità virili".
B.P. conclude indicando nella formazione scout l'esempio dell'applicazione pratica delle sue affermazioni: " Un tale programma è già tradotto in pratica; per quanto ancor giovane, il movimento degli scout e delle guide conta oggi più di due milioni di membri tra le giovani generazioni delle differenti nazioni del mondo, appartenenti alla maggioranza delle differenti religioni. I principi organizzativi e formativi sono gli stessi per ragazzi e ragazze, anche se i dettagli differiscono. Anche per quanto riguarda le varie età i principi rimangono gli stessi ed i dettagli variano: la formazione scout è perciò progressiva.
Ed inoltre essa può essere, ed è stata, applicata con uguale effetto a ragazzi di ogni classe sociale, dalla più alta alla più umile: la formazione scout tende dunque a cancellare le distinzioni di classe.
Se una simile formazione verrà incoraggiata in tutti i paesi così da far sentire le giovani generazioni legate tangibilmente tra di loro in una fraternità, essa contribuirà in misura considerevole all'abolizione della guerra e all'avvento della agognata era di pace e buona volontà tra gli uomini" [14].
Con l'avvicinarsi degli anni trenta, le tensioni nazionaliste vanno aumentando dentro e fuori dell'Europa; parlando di patriottismo B.P. scrive: "Noi dovremmo inculcare nei nostri ragazzi un patriottismo che sia al di sopra di quel sentimento ristretto che generalmente ci rinchiude nella nostra nazione ed ispira gelosie ed inimicizie verso le altre.
Il nostro patriottismo è di un genere più ampio e più nobile, che riconosce la giustizia e la ragionevolezza delle richieste altrui e porta la nostra nazione al riconoscimento ed alla fraternità con fraternità con gli altri popoli del mondo" [15].
Nel frattempo, con l'avvento dei regimi totalitari, lo scautismo viene abolito in Italia (1928), in Germania, e in tutti quei paesi in cui il governo si trova in contrasto con le idee di pace e fratellanza che il movimento va diffondendo.

Lo scautismo di fronte alla 2° Guerra mondiale
La posizione di B.P. allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale appare ben diversa da quella da lui assunta allo scoppio della Prima: se in precedenza aveva incitato gli scouts a servire con abnegazione il proprio paese, ora più che mai incita i capi a continuare il loro servizio di educatori e a sviluppare nei ragazzi il senso di pace e fratellanza internazionale: "Anche se l'aspetto più spettacolare del nostro lavoro, i Jamborees e le crociate di pace di tempi più felici, rimane sospeso per la durata della guerra, vi è sempre l'altra più importante parte del nostro programma, che consiste nel dare ai nostri ragazzi senza clamore e metoticamente, con l'esempio e con la pratica, l'abitudine alla buona volontà, tolleranza e comprensione verso gli altri. Queste qualità, se radicate nei nostri scouts d'oggi, renderanno in futuro la guerra un fenomeno inconcepibile. Perciò non scoraggiatevi" [16].

B.P. muore in Kenya nel 1941, all'età di 84 anni. Alla sua morte lo scautismo è ormai un movimento affermato nel mondo, organizzato sia a livello mondiale (comitato internazionale dello scautismo), sia a livello locale, con le varie associazioni nazionali. Lo scautismo conta, allo scoppio della guerra, più di 50 paesi aderenti per un totale di 3 milioni di iscritti. Ci si sarebbe aspettati che la morte del suo fondatore, che fu capo ed inspiratore incontrastato, e la guerra avessero posto definitivamente fine al movimento. Nell'estate del 1947, al primo censimento mondiale scout del dopoguerra, risultarono invece esservi più di 4 milioni di scout su un totale di 43 paesi. Questa stupefacente crescita fu registrata a dispetto della scomparsa di 11 associazioni affiliate [17].


5. Dal dopoguerra ai nostri giorni

Lo scautismo dal dopoguerra ha continuato a diffondersi e a crescere non solo in quantità, ma anche e sopratutto in qualità. La complessa struttura dell'organizzazione mondiale dello scautismo [18] (ancora separata da quella delle guide) non ha fatto perdere al movimento le sue caratteristiche di dinamicità e di adattabilità alle diverse realtà locali.

Oggi l'organizzazione mondiale dello scautismo conta 120 paesi aderenti, molti dei quali del terzo mondo, mentre in 15 paesi lo scautismo è stato soppresso (tra questi Viet-nam, Afghanistan, Cuba, Laos) [19].
Nel terzo mondo lo scautismo è concretamente impegnato in opere di bonifica, di alfabetizzazione, di educazione ed assistenza sanitaria. Non si tratta però solo di elargire contributi, si cerca invece di intrecciare un reale rapporto umano tramite la conoscenza e la condivisione della vita locale; l'obiettivo finale è quello di rendere autonomi i paesi che vengono aiutati.
L'impegno dello scautismo nel campo della pace e della cooperazione è sottolineato dai numerosi riconoscimenti ricevuti dall'organizzazione mondiale (premio per l'Educazione alla Pace attribuito dall'UNESCO nel 1981, una citazione presidenziale da parte del Rotary Internazionale nel 1982, il "Premio della libertà" ricevuto dalla fondazione svizzera Max Schmidheiny sempre nel 1982, una citazione presidenziale della fondazione Internazionale Kiwais nel 1983, il premio per la Comprensione internazionale attribuito dal Rotary internazionale nel 1984) [20], che ha instituito un apposito ufficio con il compito di elaborare e coordinare progetti a favore dei paesi del terzo mondo. Anche nel campo dell'integrazione degli handicappati il movimento ha lavorato molto negli ultimi anni, conseguendo notevoli risultati.


In campo pedagogico " [il metodo scout] si è via via adattato al mutare dei tempi superando quelli che indubiamente potevano costituire dei limiti per il suo stesso sviluppo. Ne è emerso un movimento educativo sempre più attento alle esigenze del singolo, ma vieppiù calato nel sociale, un movimento che si evolve con l'evolversi della società nella quale è inserito e che comunque
continua a costituire, per la sua estrema duttilità, per l'ampio spazio lasciato alle sperimentazioni e alle verifiche, un fattore di stimolo, un fattore anticipatore rispetto a certe impostazioni pedagogiche, del tempo libero anzitutto, ma, per certi aspetti, anche della scuola" .

6. Apologia dell'avvenire

Scrive Laszlo Nagy " [Gli scout] sanno che i loro principi di base (come il dovere verso Dio [di qualsiasi religione si tratti, n.d.r.], la lealtà verso il proprio paese, la fraternità mondiale, l'abnegazione, il servizio degli altri, lo sforzo, il sacrificio stesso volontariamente accettato, l'attenzione alla natura senza demagogia) sono valori non condivisi dalla maggioranza degli uomini. Per dirla in altre parole, lo scautismo naviga, apparentemente, contro corrente ..." " ... [ciononostante] vogliamo correre il rischio di affermare che forse lo scautismo non è per nulla fuori moda, arcaico, sterile o ridicolo come alcuni pensano.
A questo angoscioso stadio della storia dell'uomo sulla terra, lo scautismo, movimento educativo mondiale extrascolastico, unico nel suo genere, potrebbe anche, in effetti, essere particolarmente adatto ad aiutarci a superare la sfida dei prossimi decenni. Lo scautismo è un potente alleato di tutti coloro che lavorano per il bene dell'umanità. Ciò che esso propone, dopo tutto, è una visione di vità che non si arresta al fatto materiale, ma che cerca la responsabilità, il rispetto degli altri, uno stile di vita in armonia con l'ambiente e un metodo per arrivarci. Naturalmente, non è sempre così che la gente lo vede" .
Forse le considerazioni di Laszlo Nagy possono apparire eccessivamente ottimistiche. Resta di fatto che lo scautismo oggi unisce più di 26 milioni di ragazzi e ragazze di ogni ceto, razza, religione, paese, condizione psico-fisica che insieme hanno scelto di aderire ad una regola di vita che rispecchia quei valori che costituiscono la base del metodo scout.

Perugia, Giugno 1989
Michele Capurso

note

[1] Cfr. Lord Baden Powell of Giwell, "Taccuino. Scritti sullo scautismo", 1907-1941(trad. italiana a cura di M. Sica) ed. Ancora, Milano. II ed. 1978 pagg 9-10.
[2] Lord Baden Powell of Giwell "la mia vita come un'avventura" (trad. italiana ed integrazione a cura di M. Sica) Ed. Ancora, Milano 1985. pag. 549.
[3] Baden-Powell, "Taccuino", OP. Cit. pag. 15.
[4] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 13.
[5] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 62.
[6] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 62.
[7] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pagg. 37-38.
[8] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 136.
[9] Cfr.Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pagg. 9-10
[10] Cfr. ibid., pagg. 51-52.
[11] Cfr. ibid., pagg. 72-73.
[12] Cfr.Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 90
[13] Cfr. ibid., pag. 94
[14] Cfr. Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pagg. 109-116
[15] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 160.
[16] ibid., pag. 228.
[17] Cfr. Laszlo Nagy "250 Milioni di Scouts", (trad. italiana a cura di R. De Vecchi), Musumeci ed. Quart (AO) 1985 pag. 83.
[18] Sulla struttura dell'organizzazione mondiale dello scautismo, si vedano gli allegati A, G, L di "250 Milioni di scouts", Op. Cit. e inoltre le Tav. 2 e 3, in appendice, in Lucio e Rosalba Costantini, "Il seme sull'isola" Ed. Ancora, Milano 1987.
[19] Cfr. "250 Milioni di Scouts", Op. Cit. allegati D, E, F pagg. 160 - 161
[20] Cfr. Costantini, "Il seme sull'isola", Op. Cit. pagg. 144 - 146.
[21] Cfr. L. e R. Costantini, "Il seme sull'isola" Op. Cit. Pagg 95-96
[22] Laszlo Nagy è stato segretario generale del comitato mondiale
dello scautismo fino al 1989.
[23] Cfr. Laszlo Nagy "250 Milioni di Scouts", Op. Cit. pagg. 141-142