UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PERUGIA
FACOLTA' DI MAGISTERO
Corso di laurea in Pedagogia - AA 1988/1989
tesina
scautismo ed educazione alla pace
di Michele Capurso
1. La nascita dello scautismo
Lo scautismo nasce, "quasi per gioco", nel
1907 quando l'ispettore Generale della cavalleria di Sua Maestà Britannica, il generale Baden-Powell, sbarca accompagnato da una ventina di ragazzi nell'isola di Brownsea, nella baia di Poole.
Scopo di Baden-powell, già acclamato eroe nazionale dal popolo inglese
dopo aver resistito per sette mesi ad un assedio boero in Sud Africa, era
sperimentare un metodo educativo naturale, chiamato "scouting" che
potesse essere usato da organizzazioni già
esistenti [1].
Alla positiva esperienza del Campo di Brownsea, seguì la
pubblicazione di un libro, scouting for boys.
Scrive Baden-Powell
"dopo aver scritto Scautismo per ragazzi pensai naturalmente che le
organizzazioni giovanili già esistenti se ne sarebbero servite per le proprie
attività, e che non avrei più avuto molto da fare in quel campo. Ma ben
presto, nella primavera del 1909, constatai che centinaia di ragazzi stavano
formando Reparti scout per conto loro, al di fuori di tali
organizzazioni..." [2]. Lo scautismo era ormai nato.
B.P. (Baden Powell) si rivolge allora al Re, Edoardo VII, dal
quale riceve l'incoraggiamento a continuare sulla strada
intrapresa.
Nel frattempo si formano, sempre spontaneamente, gruppi di guide
(le ragazze scout).
Così lo scautismo nasce e si diffonde spontaneamente, senza un
preciso progetto iniziale, modellandosi e adattandosi
dinamicamente alla realtà in cui viene applicato.
Durante tutta la vita Baden Powell fu l'incontestato ispiratore
del movimento: è per questo che nell'analisi che segue ci baseremo
soprattutto sui suoi scritti.
2. La "pedagogia" scout
Le virgolette sono d'obbligo; B.P. non era certo un
pedagogista, e le sue conoscenze teoriche in questo campo erano praticamente
nulle. Proprio a causa di questa mancanza di "titoli accademici" del suo
fondatore, lo scautismo è stato quasi sempre ignorato da
pedagogisti e studiosi.
Ma come può un uomo privo di ogni conoscenza
in merito fondare un movimento educativo che non ha mai smesso di espandersi in
ottanta anni di esistenza e che conta oggi più di 120 paesi aderenti? B.P. non
era un teorico, ma aveva uno spiccato senso di osservazione, una acuta
intelligenza, e sopratutto conosceva bene ciò che forse oggi tanti "teorici
dell'educazione" ignorano: la personalità del
ragazzo.
Il segreto del successo del metodo scout è un uovo di colombo: di
fronte alla scuola "ufficiale" che si ostina ad imporre nozioni, lo
scautismo si sforza di partire da quelle che sono le esigenze del ragazzo; non
è lui che deve comportarsi da uomo, è l'adulto che deve sapersi mettere sul
piano del ragazzo, per poter comunicare con lui, e porsi efficacemente come
modello. "Ask the boy" (chiedetelo al ragazzo) era il motto preferito
di B.P., e può essere considerata la chiave del successo di questo metodo
educativo. Già nel 1909 egli scriveva: "L'uomo adulto che voglia ottenere
il massimo dai ragazzi deve tornare all'atmosfera della fanciullezza"
[3].
Ma proviamo ad esaminare più dettagliatamente alcune
delle principali intuizioni di B.P.
L'uguaglianza di opportunità
Oggi si parla tanto di uguaglianza di opportunità; nel
1909 B.P. scriveva: "... Per "gentiluomo" non intendo ciò che forse
intendono quei piccoli snobs, cioè un tipo che si distingue solo
per i quattrini che ha. Per "gentiluomo" intendo un tipo
cavalleresco e virile. Il ragazzo povero ha le stesse possibilità di esserlo
del ricco" [4]. Si tratta certo (per ora) solo di opportunità
"morali", ma è già un bel riconoscimento, considerando che proviene
dall'ispettore
Generale della Cavalleria di sua Maestà Britannica.
L'autoeducazione
L'autoeducazione, cioè il rendere direttamente
responsabile il ragazzo della propria crescita mettendo lui, e non il suo
educatore al centro della propria educazione, è senz'altro uno dei
cardini del metodo. Nel 1916 B.P. scriveva: "
... è solo per tradizione e per consuetudine che si è disposto che
l'educazione debba essere una fatica, e che in quanto tale sia per il bambino un
buon addestramento alla disciplina e
all'applicazione.
Uno degli obiettivi originari dello scautismo è stato di rompere questa
tradizione e di mostrare che dando ai ragazzi attività interessanti essi
potevano esser condotti ad acquistare da sè gli elementi fondamentali del
carattere, della salute e dell'abilità
manuale ..."
"... [Nel movimento scout] il successo dei risultati è interamente
dovuto allo studio del ragazzo e all'utilizzazione
delle sue tendenze - quali che possano essere - per il suo stesso
sviluppo ...".
" ... La conoscenza cercata dal ragazzo
dura, se non è cercata non dura. Ogni ragazzo è differente come capacità,
temperamento ed intelligenza, e ciononostante cerchiamo d'insegnare a tutti
insieme le stesse cose" [5].
Il "learning by doing"
Lo scautismo non è una scienza, e il metodo scout è tutto basato sull'applicazione pratica delle cose da imparare.
" Un ragazzo impara con la pratica, non con l'insegnamento teorico".
"Il bambino vuole fare cose, perciò incoraggiamolo a farle nella giusta
direzione e lasciamogliele fare a modo
suo. Lasciamogli fare i suoi sbagli: è attraverso di essi che si fa
esperienza" [6].
Autoeducazione, "learning by doing", attenzione
ai bisogni del ragazzo... sono solo alcune delle caratteristiche del metodo, che
richiederebbero comunque decine di pagine per essere illustrate a
dovere.
In ogni caso, non è che qui si voglia attribuire allo
scautismo la "scoperta" di tutte le strategie didattico-educative
sopraelencate, non ci interessa, e probabilmente non sarebbe nemmeno possibile,
attribuire ad esse una paternità certa. Il tema che più ci interessa, in
questa sede, è quello
dell'educazione alla pace e dell'internazionalismo.
Va subito detto che lo scautismo nasce come movimento
britannico, e che solo dopo la sua rapida ed inattesa diffusione in tutto il
mondo (dovuta, si è detto, alla duttilità del metodo) B.P. ne
intravede le enormi potenzialità pacifiste ed internazionaliste.
3. Scautismo e militarismo
La precedente esperienza
militare di B.P. potrebbe trarre in inganno degli osservatori esterni al
movimento e far credere loro che lo scautismo sia un movimento militarista,
invece B.P. ha sempre considerato addestramento militare e scautismo basati su
principi diametralmente opposti:
"La differenza
principale tra il metodo dell'addestramento dei cadetti e la formazione scout
risiede nei principi. Il primo opera
tramite l'impressione, la seconda tramite l'espressione.
L'addestramento dei cadetti impone ai
ragazzi dall'esterno una istruzione collettiva, mentre lo scautismo incoraggia
dall'interno
l'individuo a sviluppare da sè la propria personalità.
L'addestramento militare lo plasma fino a renderlo simile
ad un modello predeterminato ed a farne un pezzo di un meccanismo, mentre lo
scopo dello scautismo è sopratutto di sviluppare il
carattere e lo spirito d'iniziativa del singolo" [7].
E ancora sullo stesso tema, B.P. scrive nel
1925: "l'addestramento e la disciplina militare sono esattamente l'opposto
di quello che insegnamo nel Movimento scout. Essi tendono a produrre macchine
invece di individui, a sostituire una
vernice di obbedienza alla forza del carattere" [8].
Appare dunque evidente sin dal principio la differenza di
metodi tra scautismo e militarismo; il primo potrebbe essere definito un
metodo maieutico, che intende l'educazione come un EX-ducere
(estrarre, tirar fuori da); il secondo potebbe essere definito un metodo
normativo che intende l'educazione più come un educare
(istruire, nutrire, e in senso lato potremmo dire imporre).
Se la differenza tra
scautismo e militarismo appare netta nel metodo sin dalle origini del movimento
scout, non altrettanto può dirsi per ciò che riguarda i destinatari e
sopratutto i fini dello scautismo, per i quali è possibile individuare una
chiara linea evolutiva, come scrive Mario Sica nell'introduzione a Taccuino -
(Raccolta cronologica di Scritti sullo scautismo dal 1907 al 1941): "Il
lettore coglie la netta evoluzione dell'aspetto internazionale del
Movimento. Questo nasce come iniziativa esclusivamente britannica e imperiale:
ma già nel 1910 è presente in una decina di paesi esteri (tra cui, con i primi
embrionali esperimenti, in Italia). E nel 1913 si tiene a Birmingham il primo
campo internazionale, in occasione del quale B.P. dedica per la prima volta uno
scritto a quest'aspetto: ma è ancora un internazionalismo tra i bianchi. Poi la
guerra mondiale, e con essa il ripensamento di B.P. sollecitato da un lato dalla
lealtà alla Patria in pericolo, dall'altro cosciente dell'assoluta futilità
del massacro bestiale sui campi di battaglia europei. Di qui la sua fuga in
avanti, rappresentata dal lancio, durante la stessa guerra, della prospettiva
postbellica del Movimento come strumento di pace e di riconciliazione
internazionale. è il Jamboree, è la fraternità mondiale dello scautismo senza
più limiti di razza, di classe, di religione. Non più mero aspetto di fatto
del movimento, ma cosciente ricerca di un più ampio patriottismo al di là dei
confini del proprio stato".
Proviamo a rocostruire schematicamente,
tramite gli scritti di B.P., questa evoluzione in senso pacifista ed
internazionalista
del metodo.
4. Evoluzione del pensiero pacifista nello scautismo dalle sue origini al 1914
Alle origini (1907)
Lo scautismo doveva servire a fare dei giovani [inglesi]
dei buoni cittadini ed utili coloni, tramite una nuova forma di educazione alle
qualità virili; esso era applicabile [da e per i
bianchi inglesi] tanto in madrepatria che nelle colonie [9].
Ma il cambiamento più significativo avviene
durante la Prima Guerra Mondiale:
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914):
B.P. si pronuncia contro la guerra, ma non contro
l'autodifesa; egli inoltre incoraggia gli scout più giovani ad impegnarsi
attivamente nel fronte interno, nel servizio civile, ed i più
anziani a correre in difesa della patria minacciata [10].
Alla fine della Prima Guerra Mondiale (1918 e succ.)
La mentalità di B.P. appare già notevolmente
cambiata. Egli si pronuncia contro le barriere di classe, auspica (anche se
utopicamente) una futura fraterna collaborazione tra lavoratori e datori di
lavoro, intravede nello scautismo il mezzo per formare una concreta pace
internazionale, fondata non su fragili accordi a
tavolino ma su un comune spirito di fratellanza tra i popoli [11].
Il Jamboree
Il trionfo di quest'idea è il primo Jamboree di Olympia, nel 1920.
Si tratta di
un incontro mondiale di scout, primo segno concreto di impegno dello scautismo
sul fronte della fraternità internazionale; non astratte e inutili conferenze
di pace, ma incontro diretto tra ragazzi; è questo il contributo dello
scautismo all'educazione alla pace.
Dal discorso di
chiusura di Baden-Powell: "Fratelli scout, Vi chiedo di fare una scelta
solenne. Esistono tra i vari popoli del mondo differenze di idee e di
sentimenti, così come ne esistono nella lingua e nell'aspetto fisico. La
guerra ci ha insegnato che se una nazione cerca di imporre la sua
egoistica volontà alle altre, è fatale che ne seguano crudeli reazioni.
Il Jamboree ci ha insegnato che se facciamo prova di mutua tolleranza e siamo
aperti allo scambio reciproco, la simpatia e l'armonia sprizzano naturalmente.
Se voi lo volete, partiamo di qui con la ferma decisione di voler sviluppare
questa solidarietà in noi stessi e tra i nostri ragazzi, attraverso lo spirito
mondiale della fraternità scout, così da poter contribuire allo sviluppo della
pace e della felicità nel mondo e della buona
volontà tra gli uomini"[12].
Dopo il
Jamboree, l'idea dello spirito scout inteso come "uno spirito che non
riconosce alcuna differenza di Paese, di religione, di colore, o di classe, uno
spirito che un giorno potrà contribuire all'anima della Società delle
Nazioni" 13 si afferma in maniera definitiva.
Tra le due guerre (1920 - 1938)
In questi anni il tema dell'educazione alla pace appare
molto sentito in Europa. Questo è il brano più esplicito sull'argomento, del
qual quale si riportano i passi più significativi: " L'educazione
ufficiale ha insegnato ad una generazione dopo l'altra una storia nazionale
fatta di vittorie in guerra, troppo spesso passando poco onestamente sotto
silenzio le sconfitte, e denigrando i nemici mentre si esaltavano i propri atti
di pirateria. Sembra ora desiderabile invertire la rotta ed insegnare alle
giovani generazioni i trionfi pacifici del proprio Paese, educandole a pensare
in termini di pace verso gli altri Paesi".
B.P. non manca però di
ricordare che la vita militare sviluppa anche qualità da lui considerate
positive, quali il sopportare disagi, il leale spirito di corpo, l'eroismo ed il
coraggio cosciente per il proprio paese, e conviene che se queste qualità
fossero utilizzate ad un fine pacifico, se ne trarrebbe un gran vantaggio; dopo
aver esaminato diverse soluzioni (un servizio civile obbligatorio in lavori
rischiosi, un servizio obbligatorio sulle navi mercantili, lo sport
internazionale) trovandole tutte carenti perchè limitate al lato fisico,
o escludenti gli operai o i deboli o le donne, prosegue: "Non vi sono
allora ideali da offrire ai ragazzi che senza incitarli allo spargimento di
sangue diano loro peraltro aspirazioni virili, l'ammirazione del coraggio e
dell'ardimento, della fiducia in se stessi, dell'eroismo, dell'abnegazione,
della cavalleria? Basta chiederlo agli stessi ragazzi, o guardare i libri
che
leggono".
B.P. prosegue poi affermando che
ragazzi e ragazze sono attirati da tutto l'insieme di attività all'aria aperta,
come lo studio
della natura, il campeggio, l'esplorazione, la topografia, la
navigazione, ecc. e prosegue: " perciò l'intera
gioventù del mondo sembra in attesa che qualcuno metta per loro in pratica una
formazione di questo tipo, che essi sono pronti ad adottare come
forma volontaria di autoeducazione da condurre con tutta l'energia e
l'entusiasmo della giovinezza". Ma proseguendo intravede possibilità
ancora maggiori: " Ma c'è una più vasta dimensione: Se dobbiamo metter
fine al regno della paura ed avere la pace nel mondo il rimedio non consiste
tanto nel fare leggi per controllare le tendenze bellicose dei vari governi,
quanto nell'educare la giovane
generazione alla buona volontà internazionale.
Gli ideali e le attività suggerite
appaiono aver uguale attrattiva per ragazzi e ragazze di ogni nazionalità.
Nella loro psicologia i
ragazzi di tutto il mondo sono più o meno gli stessi, pronti a
ricevere idee e a darsi ad attività che
realmente li interessino nella loro particolare età; solo più tardi,
crescendo, si
differenziano secondo i loro diversi ambienti nazionali. Cosicchè per mettere in pratica una formazione
universale abbiamo in questo entusiasmo uno strumento a disposizione, grazie al
quale il lavoro
è già fatto a metà ..."
"
... Se dunque, tutte le nazioni venissero ad adottare le stesse attività esse
farebbero qualcosa di più che non semplicemente
migliorare la propria salute fisica e morale, in quanto i giovani, avendo interessi
comuni con i loro coetanei delle altre nazioni, crescerebbero con una nuova e
più larga comprensione e simpatia
reciproche; ed otterremmo in tal modo che essi pensino gli uni
agli altri in termini di pace
anzichè di guerra, pur senza perdere
alcune delle loro qualità virili".
B.P. conclude indicando nella formazione
scout l'esempio dell'applicazione pratica delle sue affermazioni: " Un tale
programma è già tradotto in pratica; per quanto ancor giovane, il
movimento degli scout e delle guide conta oggi più di due
milioni di membri tra le giovani generazioni delle differenti nazioni del mondo,
appartenenti alla maggioranza delle differenti religioni. I principi
organizzativi e formativi sono gli stessi per ragazzi e ragazze, anche se i
dettagli differiscono. Anche per quanto
riguarda le varie età i principi rimangono gli stessi ed i
dettagli variano: la formazione scout è perciò progressiva.
Ed inoltre
essa può essere, ed è stata, applicata con uguale effetto a ragazzi di ogni
classe sociale, dalla più alta alla più umile: la formazione scout tende
dunque a cancellare le
distinzioni di classe.
Se una
simile formazione verrà incoraggiata in tutti i paesi così da far sentire le
giovani generazioni legate tangibilmente tra di loro in una fraternità, essa
contribuirà in misura considerevole all'abolizione della guerra e all'avvento
della agognata era di
pace e buona volontà tra gli uomini" [14].
Con
l'avvicinarsi degli anni trenta, le tensioni nazionaliste vanno aumentando
dentro e fuori dell'Europa; parlando di patriottismo B.P. scrive: "Noi
dovremmo inculcare nei nostri ragazzi un patriottismo che sia al di sopra di
quel sentimento ristretto che generalmente ci rinchiude nella nostra nazione ed
ispira gelosie ed inimicizie verso le altre.
Il nostro
patriottismo è di un genere più ampio e più nobile, che riconosce la
giustizia e la ragionevolezza delle richieste altrui e porta la nostra nazione
al riconoscimento ed alla fraternità con
fraternità con gli altri popoli del mondo" [15].
Nel frattempo, con l'avvento dei regimi totalitari, lo
scautismo viene abolito in Italia (1928), in Germania, e in tutti quei paesi
in cui il governo si trova in contrasto con le idee di pace e
fratellanza che il movimento va diffondendo.
Lo scautismo di fronte alla 2° Guerra mondiale
La posizione di B.P. allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale appare
ben diversa da quella da lui assunta allo scoppio della
Prima: se in precedenza aveva incitato gli scouts a servire con abnegazione il
proprio paese, ora più che mai incita i capi a continuare il loro servizio di
educatori e a sviluppare nei ragazzi il senso di pace e fratellanza
internazionale: "Anche se l'aspetto più spettacolare del nostro lavoro, i
Jamborees e le crociate di pace di tempi più felici, rimane sospeso per la
durata della guerra, vi è sempre l'altra più importante parte del nostro
programma, che consiste nel dare ai nostri ragazzi senza clamore e
metoticamente, con l'esempio e con la pratica, l'abitudine alla buona volontà,
tolleranza e comprensione verso gli altri. Queste qualità, se radicate nei
nostri scouts d'oggi, renderanno in futuro la guerra un fenomeno
inconcepibile. Perciò non scoraggiatevi" [16].
B.P. muore in Kenya nel 1941, all'età di 84 anni. Alla sua morte lo
scautismo è ormai un movimento affermato nel mondo, organizzato sia a livello
mondiale (comitato internazionale dello scautismo), sia a livello locale, con le
varie associazioni nazionali. Lo scautismo conta, allo scoppio della guerra,
più di 50 paesi aderenti per un totale di 3 milioni di iscritti. Ci si sarebbe
aspettati che la morte del suo fondatore, che fu capo ed inspiratore
incontrastato, e la guerra avessero posto definitivamente fine al movimento.
Nell'estate del 1947, al primo censimento mondiale scout del dopoguerra,
risultarono invece esservi più di 4 milioni di scout su un totale di 43 paesi.
Questa stupefacente crescita fu registrata a dispetto della
scomparsa di 11 associazioni affiliate [17].
5. Dal dopoguerra ai nostri giorni
Lo scautismo dal dopoguerra ha continuato a diffondersi e a
crescere non solo in quantità, ma anche e sopratutto in qualità.
La complessa struttura dell'organizzazione mondiale dello
scautismo [18] (ancora separata da quella delle guide) non ha fatto
perdere al movimento le sue caratteristiche di dinamicità e di
adattabilità alle diverse realtà locali.
Oggi l'organizzazione mondiale dello scautismo conta
120 paesi aderenti, molti dei quali del terzo mondo, mentre in 15 paesi lo
scautismo è stato soppresso (tra questi Viet-nam, Afghanistan,
Cuba, Laos) [19].
Nel terzo mondo lo scautismo è concretamente
impegnato in opere di bonifica, di alfabetizzazione, di educazione ed assistenza
sanitaria. Non si tratta però solo di elargire contributi, si cerca invece di
intrecciare un reale rapporto umano tramite la conoscenza e la condivisione
della vita locale; l'obiettivo finale
è quello di rendere autonomi i paesi che vengono aiutati.
L'impegno dello scautismo nel campo
della pace e della cooperazione è sottolineato dai numerosi riconoscimenti
ricevuti dall'organizzazione mondiale (premio per l'Educazione alla Pace
attribuito dall'UNESCO nel 1981, una citazione presidenziale da parte del Rotary
Internazionale nel 1982, il "Premio della libertà" ricevuto dalla
fondazione svizzera Max Schmidheiny sempre nel 1982, una citazione presidenziale
della fondazione Internazionale Kiwais nel 1983, il premio per la Comprensione
internazionale attribuito dal Rotary internazionale nel 1984) [20], che ha
instituito un apposito ufficio con il compito di elaborare e coordinare progetti
a favore dei paesi del terzo mondo. Anche nel campo dell'integrazione degli
handicappati il movimento ha lavorato molto negli ultimi anni, conseguendo
notevoli
risultati.
In campo pedagogico " [il metodo scout] si è via via adattato al
mutare dei tempi superando quelli che indubiamente potevano costituire dei
limiti per il suo stesso sviluppo. Ne è emerso un movimento educativo sempre
più attento alle esigenze del singolo, ma vieppiù calato nel sociale, un
movimento che si evolve con
l'evolversi della società nella quale è inserito e che comunque
continua a costituire, per la sua estrema
duttilità, per l'ampio spazio lasciato alle sperimentazioni e alle verifiche,
un fattore di stimolo, un fattore anticipatore rispetto a certe impostazioni
pedagogiche, del tempo libero anzitutto, ma, per certi aspetti, anche della
scuola" .
6. Apologia dell'avvenire
Scrive Laszlo Nagy " [Gli scout] sanno che i loro
principi di base (come il dovere verso Dio [di qualsiasi religione si tratti,
n.d.r.], la lealtà verso il proprio paese, la fraternità mondiale,
l'abnegazione, il servizio degli altri, lo sforzo, il sacrificio stesso
volontariamente accettato, l'attenzione alla natura senza demagogia) sono valori
non condivisi dalla maggioranza degli uomini. Per dirla in altre parole, lo
scautismo naviga, apparentemente, contro corrente ..." " ...
[ciononostante] vogliamo correre il rischio di affermare che forse lo scautismo
non è per nulla fuori moda, arcaico,
sterile o ridicolo come alcuni pensano.
A questo angoscioso stadio della storia dell'uomo sulla
terra, lo scautismo, movimento educativo mondiale extrascolastico, unico nel suo
genere, potrebbe anche, in effetti, essere particolarmente adatto ad aiutarci a
superare la sfida dei prossimi decenni. Lo scautismo è un potente alleato di
tutti coloro che lavorano per il bene dell'umanità. Ciò che esso propone, dopo
tutto, è una visione di vità che non si arresta al fatto materiale, ma che
cerca la responsabilità, il rispetto degli altri, uno stile di vita in armonia
con l'ambiente e un metodo per arrivarci. Naturalmente,
non è sempre così che la gente lo vede" .
Forse le considerazioni di
Laszlo Nagy possono apparire eccessivamente ottimistiche. Resta di fatto che lo
scautismo oggi unisce più di 26 milioni di ragazzi e ragazze di ogni ceto,
razza, religione, paese, condizione psico-fisica che insieme hanno scelto di
aderire ad una regola di vita che rispecchia quei valori che
costituiscono la base del metodo scout.
Perugia, Giugno 1989
Michele Capurso
note
[1] Cfr. Lord Baden Powell of Giwell, "Taccuino. Scritti sullo
scautismo", 1907-1941(trad. italiana a cura di M. Sica) ed. Ancora, Milano. II ed. 1978 pagg 9-10.
[2] Lord Baden Powell of Giwell "la mia vita come un'avventura"
(trad. italiana ed integrazione a cura di M. Sica) Ed. Ancora,
Milano 1985. pag. 549.
[3] Baden-Powell, "Taccuino", OP. Cit. pag. 15.
[4] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 13.
[5] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 62.
[6] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 62.
[7] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pagg. 37-38.
[8] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 136.
[9] Cfr.Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pagg. 9-10
[10] Cfr. ibid., pagg. 51-52.
[11] Cfr. ibid., pagg. 72-73.
[12] Cfr.Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 90
[13] Cfr. ibid., pag. 94
[14] Cfr. Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pagg. 109-116
[15] Baden-Powell, "Taccuino", Op. Cit. pag. 160.
[16] ibid., pag. 228.
[17] Cfr. Laszlo Nagy "250 Milioni di Scouts", (trad. italiana a cura di R. De Vecchi), Musumeci ed. Quart (AO) 1985 pag. 83.
[18] Sulla struttura dell'organizzazione mondiale dello scautismo, si vedano gli allegati A, G, L di "250 Milioni di scouts", Op. Cit. e inoltre le Tav. 2 e 3, in appendice, in Lucio e Rosalba Costantini, "Il seme sull'isola" Ed. Ancora, Milano 1987.
[19] Cfr. "250 Milioni di Scouts", Op. Cit. allegati D, E, F pagg. 160 - 161
[20] Cfr. Costantini, "Il seme sull'isola", Op. Cit. pagg. 144 - 146.
[21] Cfr. L. e R. Costantini, "Il seme sull'isola" Op. Cit. Pagg 95-96
[22] Laszlo Nagy è stato segretario generale del comitato mondiale
dello scautismo fino al 1989.
[23] Cfr. Laszlo Nagy "250 Milioni di Scouts", Op. Cit. pagg. 141-142