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a cura di Stefano Martelli ed Ermanno Ripamonti
SCOUT: PER SEMPRE?
indagine nazionale sul turn-over nell'Agesci

 

FrancoAngeli
Milano 1996
ISBN 88-204-9524-4
cm. 14 x 22 pagine 269

collana: laboratorio sociologico ricerca empirica ed intervento sociale

 


L’associazionismo volontario è un grande fenomeno sociale contemporaneo, in crescita quantitativa e qualitativa nelle moderne società post-industriali, ma poco studiato. Uno degli aspetti poi che finora è rimasto inesplorato è il ricambio associativo, specie le motivazioni ed i nodi della vita personale e collettiva che inducono tanti membri ad abbandonare, spesso a malincuore, l’associazione cui avevano aderito, talora profondendovi impegno e risorse.

Questo volume illumina il fenomeno del turn-over nell’Agesci, la più grande associazione scautistica italiana. ll fenomeno degli abbandoni b stato studiato mediante una strategica e due tempi, la quale ha impiegato tecniche di rilevazione ed elaborazione dati profondamente diverse. La prima fase he ricostruito i flussi di turn-over associativo di oltre 1,80.000 persone (l’intera membership Agesci nel periodo 1986-1992). A sua volta, la seconda fase è consistita nella ricerca svolte da sette gruppi universitari in altrettante regioni italiane e nell’interpretazione dei risultati ottenuti da parte di tre esperti di differenti discipline.

Scout per sempre? rappresenta il frutto di quest’attività di ricerca multi-disciplinare e, pluri-regionale sull’Agesci degli anni ‘90, che ricostruisce le difficoltà soggettive ed oggettive,incontrate dalle migliaia di giovani e di Capi che ogni anno abbandonano l’Associazione. Il ricco materiale biografico, le analisi quantitative e le riflessioni di sociologi e pedagogisti fanno di quest’opera uno strumento indispensabile per la riflessione sulla formazione Capi in Agesci, ma anche un importante documento per quanti studiano o vivono nel vasto arcipelago delle associazioni volontarie e giovanili.


Indice
Prefazione, di Paola Trenti e Andrea Biondi Introduzione, di Costantino Cipolla I. Il transito e la permanenza. Il turn-over interroga l’Agesci, di Stefano Martelli 1. Lo Scautismo italiano tra vita e progetto 2. Uno sguardo d’insieme. Dimensioni e tendenze del turn-over associativo nell’Agesci (1986-1992) 3. Un primo piano. Il turn-over nelle Branche R/S degli anni ’90 4. L’approfondimento. Il turn-over nelle Comunità Capi (1986-1992) II. Scautismi d’Italia. Il turn-over associativo in contesti territoriali definiti 5. Milano, di Adriana Rosas 6. Udine, di Bernardo Cattarinussî e Flavia Montagnini 7. Sassari, di Antonio Fadda 8. Siena e Pisa, di Fabio Berti 9. Pescara, di Carlo Lettieri 10. Caserta, di Maria Clelia Romano 11. Palermo, di Renata Mancuso III. Oltre il turn-over: percorsi interpretativi 12. Tra “macro” e “micro”. Il turn-over nell’Agesci fra contesto ecologico, dinamiche organizzative e motivazioni biografiche, di Stefano Martelli 13. Progetto e problemi, di Cesare Scurati 14. Per una nuova identificazione associativa dell’Agesci del terzo millennio, di Ermanno Ripamonti Appendice metodologica. Il turn-over nell’Agesci come problema conoscitivo affrontato e risolto in due fasi, di Stefano Martelli Riferimenti bibliografici


Prefazione
di Paola Trenti e Andrea Biondi (* Presidenti nazionali dell’Agesci.)

Non rientra nel nostro stile presumere di poter misurare la validità della nostra esperienza associativa basandosi solamente sulle cifre degli iscritti. È vero che la crescita quantitativa dell’Agesci è più che confortante: negli ultimi dieci anni la membership complessiva è passata da 154.600 ad oltre 192.000 aderenti, cifra che costituisce un traguardo mai prima raggiunto nell’ormai non più breve storia associativa, iniziata nel 1974 con la fusione tra l’Asci e l’Agi. Traguardo tuttavia già superato, visto che i dati più recenti (1995) indicano in quasi 195.000 gli scout italiani, rendendo ormai a portata di mano la cifra – fino a poco tempo fa ritenuta irraggiungibile per l’Agesci – dei 200 mila membri. Ma è anche vero che ogni anno circa 40.000 non rinnovano la loro iscrizione, e molti di essi lo fanno senza aver “preso la partenza”, ovvero senza aver terminato l’iter educativo previsto.
Questo dato ci ha fatto riflettere. Quali sono i motivi che spingono tanti ragazzi/e e giovani ad abbandonare precocemente la nostra Associazione? Cosa li ha delusi? 0 forse sono altre e indipendenti da noi le ragioni degli abbandoni? Certo, sappiamo che il turn-over è un fenomeno presente in ogni Associazione volontaria, ma finora mai studiato in Italia; ebbene, noi abbiamo voluto saperne di più, e non per fare “i primi della classe”, ma per un’esigenza di serietà.

Nel momento in cui la crescita degli associati è rapido, diventa cruciale il rapporto tra la qualità educativa dello Scautismo ed il territorio in cui sono presenti i gruppi Agesci. Una crescita annua media del 2-3%, che ammonta al 20% nel periodo 1986-1995, inevitabilmente solleva problemi di varia natura, a cominciare dalle molte necessità che scaturiscono dall’accoglienza dei nuovi iscritti (per non parlare dei molti ragazzi/e e giovani che vorrebbero entrare, ma che dobbiamo rifiutare a motivo della scarsità di Capi preparati e disponibili a costituire nuovi gruppi, specie nelle grandi aree metropolitane). Tuttavia – qualcuno potrebbe dire –, finché l’Associazione è in crescita, perché preoccuparsi? Anziché investire tempo e risorse in un’indagine sociologica su chi abbandona anzitempo l’Associazione, perché non ci accontentiamo del fatto che ogni anno i nuovi iscritti sono in numero maggiore dei sospesi? Perché – forse questo è l’interrogativo cui ogni scout può risultare più sensibile – non cerchiamo di vivere più intensamente lo Scautismo, senza preoccuparci troppo delle cifre e dei problemi? A questi interrogativi vogliamo rispondere, non tanto per difendere una scelta (quella di affidare a sociologi accademici una ricerca scientifica sull’Associazione), che ha già illustri precedenti nella nostra storia recente e che, pertanto, non ha bisogno di essere difesa. Infatti, non solo questo volume raccoglie i frutti di un’indagine realizzata in due tempi (1993: l’analisi quantitativa del turn-over associativo; 1994-95: gli approfondimenti qualitativi sulle ragioni del fenomeno in 7 Zone “mirate”, cioè scelte a livello nazionale in quanto possono rappresentare le diversità territoriali); ma esso prosegue e completa il percorso, iniziato nel 1986 con l’indagine, svolta tra gli oltre 10.000 Rovers/Scolte ed i loro Capi partecipanti alla grande Route nazionale ai Piani di Pezza (AQ) e pubblicata nel noto volume di A. Ardigò, C. Cipolla e S. Martelli, Scout oggi.

L’aver portato avanti come Associazione per quasi un decennio un tale impegno di ricerca, ci sembra una prova evidente che l’“ascolto” ed il “servizio” ai ragazzi/e e ai giovani, che si affidano a noi, non sono affatto solo parole scritte nei documenti associativi, bensì valori sentiti e, nel limite delle nostre possibilità, anche praticati. Siamo inoltre convinti che la lettura dei dati e delle riflessioni, scaturite dal lavoro di ricerca di ben 7 gruppi di sociologi in altrettante regioni e dalle 3 interpretazioni finali pluri-disciplinari, possa costituire un importante stimolo per tutti i nostri Capi, specie per coloro (sono diverse migliaia ogni anno) che si accingono a frequentare i diversi Campi formativi, al fine di svolgere nel miglior modo possibile il proprio servizio educativo.

Vogliamo rispondere agli interrogativi accennati proprio richiamando una finalità qualificante il nostro metodo: formare uomini e donne di frontiera. È proprio dello Scautismo non avere paura dell’ignoto, sapersi orientare nell’incertezza dei riferimenti, saper raccogliere i doni sempre presenti pur nelle difficoltà della vita, saper imparare anche da insuccessi e sconfitte. Ma qual è, oggi, una delle frontiere più ardue? La vera sfida, ci sembra, oggi proviene da quell’ambiente, sempre più complesso e di difficile interpretazione, costituito dalle nostre città e paesi, da una società, come quella italiana, che sta cambiando rapidamente, e per di più con ritmi e velocità diverse, regione per regione.

Come scout dobbiamo imparare ad ascoltare i segnali che provengono non solo dalla natura, ma anche dalla società in cui viviamo. La nostra vita non si contrappone all’avere un progetto educativo, così come il nostro progetto non nasce senza una vivace vita associativa. Questo volume, noi lo crediamo, rappresenta una mappa, pazientemente tracciata con l’aiuto di molti: i ricercatori e gli autori, innanzitutto, ma anche le decine di Capi contattati nelle Zone coinvolte e le centinaia di ragazzi/e e giovani, fuoriusciti dall’Agesci, che sono stati intervistati nel corso dell’indagine. In questa mappa sono raccolti problemi e difficoltà incontrate nella vita associativa, spesso riportate nel volume con le vive parole dei protagonisti. Alcuni problemi e difficoltà sono comuni a molti dei fuoriusciti, altre risultano proprie di contesti territoriali specifici, a seconda che gli intervistati vivano nelle grandi metropoli o nei piccoli centri, al Centro-Nord oppure al Sud.
La nostra speranza è che questa mappa stimoli la fantasia pedagogica di tanti nostri educatori, affinché la vite dei gruppi scout sìa sempre più guidata dall’intelligenza creatrice di nuovi e coraggiosi cammini verso le nuove frontiere.