dal risvolto di copertina del volume

"Aldo Capitini, profilo di un intellettuale militante"

di Nicola Martelli

Aldo Capitini, (1899-1968) ha iniziato a parlare di nonviolenza negli anni bui della storia italiana, quando il regime fascista aveva abolito le più elementari libertà sociali e individuali, trascinando il paese da una guerra all'altra. Nel secondo dopoguerra ha avviato la rieducazione dei cittadini al gusto della partecipazione alla vita pubblica, promuovendo assemblee popolari e piccoli esperimenti di potere dal basso.

Simultaneamente ha sposato in pieno la causa dell'obiezione di coscienza al servizio militare e della sostituzione di esso con un servizio civile, volto a costruire una società solidale con i più poveri. Tutto l'impegno socioculturale capitiniano è stato caratterizzato da un taglio nonviolento, che è sfociato sul piano della religione aperta nella teoria della compresenza dei morti e dei viventi, e sul piano politico nella proposta dell'omnicrazia ovvero il potere di tutti.

In un'epoca come la nostra, gravida di rinnovate sfide per l'umanità, il messaggio di Capitini e' di continuare ad essere operatori di pace, non chiudendo le porte alla speranza ed agendo con gioia e cuore aperto nella prospettiva di un mondo nuovo.

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