estratti dal sito:   http://www.didael.it/harambee/

COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO: UNA SFIDA PER LO SCAUTISMO

di Antonio Labate

Quando si parla di aiuto ai Paesi sottosviluppati si pensa all'emergenza fame da risolvere inviando cibi, o a quella sanitaria inviando medicine, oppure alla mancanza di infrastrutture che bisogna andare a costruire. Ma basta solo questo?
Viene da chiedersi allora quale ruolo possono avere in quest'ambito della solidarietà internazionale le organizzazioni educative come ad esempio l'AGESCI in campo giovanile e il MASCI nella fascia degli adulti. Per rispondere a questa domanda occorre prima chiedersi se e quale ruolo ha l'educazione nella soluzione dei problemi del sottosviluppo. L'educazione ha un ruolo molto importante perché non c'è solo il problema della mancanza di risorse, ma c'è soprattutto l'incapacità del "saper fare". Si sa che nei paesi in cui c'è la povertà, spesso le risorse sono là ma le persone non sanno come mettere queste risorse insieme, o come poter risolvere un problema. E' evidente che si tratta quindi di un problema di educazione. Per questo credo che gli scouts giovani e adulti possano giocare un ruolo molto importante, dato che lo scopo del movimento scout è quello di educare la persona, educazione nel senso largo del termine, sul piano intellettuale, fisico, morale, sociale e spirituale.

L'educazione allo sviluppo
Il mondo è sempre più piccolo, viviamo in una realtà universale che ci fa essere legati uno all'altro, che ci fa stare nella stessa barca. E' l'aspetto dell'interdipendenza. I nostri paesi sono sempre più legati. La situazione africana, per esempio, può dipendere dalle decisioni che sono prese a migliaia di chilometri di distanza. E' la stessa cosa per un lavoratore europeo, la sua situazione può dipendere da avvenimenti che accadono a centinaia di chilometri dall'Europa. Bisogna educare i giovani a occupare il loro posto nella società. Una società che non è più il proprio villaggio, la propria città, il proprio paese. Bisogna prepararli a occupare il loro posto nella società globale. Il mondo è la società di oggi. Il nostro comportamento di vita nei paesi ricchi può avere un legame con la situazione di povertà, di miseria, d'ingiustizia che soffrono i paesi poveri. Perciò se si vuole cambiare la situazione là, bisogna anche fare qualcosa qui. Non bisogna quindi fare degli sforzi solo nei paesi del Sud del mondo, ma dovremmo vedere cosa è possibile cambiare nel nostro comportamento. Educazione allo sviluppo è un termine importante oggi. Significa che bisogna sensibilizzare le popolazioni nei paesi sviluppati sulla situazione nei paesi in via di sviluppo. Bisogna far prendere coscienza che se non si fa niente qui, non si può cambiare la situazione là. Educazione allo sviluppo è anche un approccio che consiste nel dire in ogni comunità, anche nei paesi sviluppati, che ci sono dei settori di sottosviluppo o di cattivo sviluppo dove gli scouts, giovani e adulti, possono inserirsi. L'impoverimento culturale, l'emarginazione, gli immigrati.
Ma l'importante è fare le cose con gli altri. Essere convinti della necessità di lavorare insieme per raggiungere risultati efficaci e duraturi.

Un tipico progetto scout di cooperazione allo sviluppo
Le raccolte di denaro o di materiale per i paesi del Terzo Mondo portano spesso ad un atteggiamento di paternalismo o di pietà. Ma non è un sentimento di pietà che può risolvere un problema. Invece i progetti di sviluppo con un taglio educativo offrono occasioni di formazione ai giovani africani nel loro villaggio o a quelli europei nelle loro città. Allevamento di polli, di pesci, dispensari, piantagioni di alberi, tecnologie alternative: lo scautismo nei progetti di cooperazione allo sviluppo punta sul metodo delle microrealizzazioni perché sono anche un mezzo efficace per raggiungere uno scopo educativo. Il metodo scout è quello di apprendere attraverso l'azione. Le tappe necessarie di un progetto sono varie. Nel momento in cui l'idea è lanciata bisogna identificare un partner. Le Comunità possono trovare da sole il partner con il quale lavorare, oppure rivolgersi per informazioni all'Incaricato ai Rapporti Internazionali o al Bureau Mondiale dello Scautismo.
A partire dal momento in cui questo contatto è stabilito, c'è una fase di pianificazione. Chi parla di cooperazione dice di voler lavorare insieme. Per avere questo scopo comune bisogna lavorarci su, pianificarlo. E' una fase a volte difficile, a volte lunga, ma bisogna assolutamente utilizzare del tempo per pianificare se si vogliono veramente raggiungere degli obiettivi. Ma non è finito qui. C'è poi tutto un lavoro di comunicazione, e di solito deve avere sempre due sensi. Questo tipo di esperienza per essere ben fatta dovrebbe essere a medio o a lungo periodo. Purtroppo si assiste spesso ad iniziative condotte con improvvisazione e senza il necessario coordinamento, con il risultato di un inutile dispendio di risorse. Il mio invito alle Comunità che desiderano cimentarsi nella cooperazione internazionale è quello di tenere costantemente presenti le indicazioni contenute nel documento sulla "pista 9" approvato all'Assemblea Nazionale di Venezia. Documento al quale s'ispireranno tutte le iniziative che saranno promosse nell'ambito del "Progetto Nazionale dei Rapporti Internazionali" in fase di elaborazione. La realtà internazionale del movimento scout è una bella chance ma è anche una responsabilità. Accettiamo dunque la sfida e lavoriamo insieme per vincerla.


PROGETTI OLTRE I PROPRI CONFINI

di Antonio Labate e Fabiola Canavesi

Ognuno di noi ha accarezzato almeno una volta l'idea di poter realizzare una attività, un campo, un'esperienza, un progetto al di fuori del proprio paese. L'idea di andare lontano, uscire dal proprio piccolo mondo conosciuto per andare ad esplorare una realtà altra da quella di tutti i giorni, dove i punti di riferimento, le cose e le persone stesse sono nuove e diverse è alla base stessa dell'esperienza dello scautismo.
Le nostre organizzazioni, MASCI e AGESCI, direttamente o indirettamente ci propongono esperienze come queste nell'area Balcani o in Africa, ma altre ognuno potrebbe costruirsele con l'appoggio del proprio gruppo, della Caritas, di una ONG…
Questo partire per incontrare l'altro nella terra dove vive costituisce un percorso educativo importante lungo il quale ci sono alcune attenzioni e regole da imparare, proprio come quando si va in montagna per un'arrampicata o a fare attività di servizio in una comunità nuova.


Equipaggiarsi per l'incontro significa prepararsi, conoscere almeno un po' le caratteristiche della realtà che si incontrerà per "mettersi il vestito più adatto" per l'occasione. Così come mettersi i tacchi a spillo e la minigonna per arrampicare in montagna non ha alcun senso allo stesso modo lo è per le ragazze mettersi i pantaloncini corti in luoghi e terre per cui scoprirsi le gambe per le donne è segno di poco rispetto.
Linguaggi ed abbigliamenti che in Italia hanno un significato in altri Paesi e culture potrebbero averne uno completamente diverso e offendere la sensibilità di chi si incontra. Comportamenti, costumi, linguaggi diversi: conoscerli un po' prima di andare ad incontrarli davvero vuol dire costruirsi le premesse per uno scambio vero, per lasciarsi interrogare e misurarsi davvero con il mondo diverso dal nostro.
Chiedersi quale messaggio e quale identità ci portiamo a questo incontro è un altro passaggio importante. Siamo scout e siamo anche italiani: ci siamo mai domandati quali sono i segni che ci caratterizzano come tali ? Come li raccontiamo a chi incontreremo in questa esperienza? L'uniforme è soltanto una piccola parte, più importante è lo stile con cui facciamo le cose e testimoniamo le nostre scelte… da scout, cattolici, italiani.
Le persone che incontriamo ci vedono in un certo modo, si aspettano da noi delle cose per il solo fatto che veniamo dall'Italia. Avete mai provato a mettervi nei panni di un albanese o di un africano, o di una bielorussa che vive con 20 dollari al mese (o anche molto meno) e a vedere "da questa prospettiva" di altre dimensioni economiche chi viene da un Paese ricco come può esserlo il nostro? Aiuto, supporto, non sempre solo ed esclusivamente economico: questo ci chiedono. Come ci prepariamo a rispondere a queste loro attese? Le attività di autofinanziamento alla base di questa forte esperienza educativa servono solo a finanziare il nostro andare o anche a rispondere a questa domanda di supporto?
All'interno dell'AGESCI su quest'ultimo fronte non esistono voci chiare ed univoche. Qualcuno sostiene che per poter fornire occasioni di crescita ai ragazzi dei gruppi scout italiani forse si dovrebbe avere il coraggio di investire qualcosa di più anche in termini economici, per sostenere realmente i progetti di sviluppo delle Associazioni Scout e Guide Africane per esempio, o di quelle albanesi.
Certo è che l'obiettivo dell'AGESCI è quello di fare educazione: dei ragazzi e delle ragazze italiane prima di tutto e quindi di proporre loro spazi per poter svolgere esperienze significative. I progetti nell'Area Balcani e in Africa si collocano all'interno delle proposte educative associative come occasioni per andare a incontrare l'altro diverso da me nel Paese in cui vive, magari in cui vive uno scoutismo che ha le stesse radici del mio fare ed essere Scout.
Ma le risorse economiche attuali dell'associazione e le sue scelte di indipendenza non permettono di sostenere fino in fondo i progetti di sviluppo delle Associazioni Scout e Guide africane, per esempio.
Nasce da qui l'idea di promuovere la realizzazione di gemellaggi fra gruppi locali africani e italiani: per poter ampliare le possibilità di incontro e fornire direttamente ai gruppi la possibilità di sostenere i progetti dei fratelli scout e delle sorelle guide africane.
Sempre da qui parte l'idea di sviluppare in modo più concreto la collaborazione tra l'AGESCI e il MASCI. Organizzazioni che condividono la scelta scout, cattolica e di sviluppo e supporto a progetti al di fuori dei confini italiani quali il progetto Harambee in Kenya e Indaco in Kossovo.
Il MASCI, movimento scout per adulti, ha fra i suoi obiettivi principali quello di contribuire alla diffusione dell'Amicizia Internazionale degli Scouts e delle Guide. Inoltre, fra le scelte più importanti effettuate ci sono la mondialità, l'ecumenismo, l'accoglienza e il servizio nei confronti degli emarginati e dei più poveri della terra.
Una delle scelte chiare emerse dal Convegno AGESCI il Mondo in Gioco (febbraio 1999) sulla cooperazione internazionale era quella del partenariato con altre associazioni di cui si condividevano principi scopi e con cui progettare interventi di solidarietà che permettessero a lupetti, coccinelle, scout e guide, rover e scolte di vivere appieno la dimensione di servizio e solidarietà e la fraternità internazionale dello scoutismo.
Anche questa è una sfida che ci riporta al patto fra le generazioni: che non è solo l'incontro fra capi e ragazzi in una relazione educativa ma può esserlo anche fra i Capi in AGESCI impegnati in unità con i ragazzi e gli Adulti Scout che servizio educativo attivo non lo fanno più possono costituire una risorsa preziosa di competenze per costruire spazi di esperienze educative per i ragazzi.

Lo spirito del progetto Harambee

Harambee, che nella lingua locale significa lavorare insieme, non è solo il nome di un progetto, ma un modo di essere, che si traduce in azioni e comportamenti. Per lavorare insieme é necessario non solo condividere con altri le fatiche ma anche comprendere e rispettare le diverse espressioni culturali.

Solo così è possibile puntare allo sviluppo tra le popolazioni locali del senso di appartenenza e di una coscienza di gruppo, elementi indispensabili per frenare l’esodo verso le aree urbane e garantire nel tempo il buon esito degli sforzi congiuntamente profusi.

Origini del progetto Harambee

Il progetto Harambee si sviluppa grazie alla collaborazione tra Fondazione Brownsea (F.B.), Kenya Scouts Association e World Scout Bureau. La Fondazione nasce nel 1961 per iniziativa di alcuni volontari scout. Nel 1965 riceve la qualifica di Ente Morale (DPR 944-22/3/1965). In Kenya la F.B. ha collaborato dal 1971 al 1983 con i Padri Passionisti operanti nel Sud Nyanza, finanziando e realizzando varie opere sociali di supporto alle Missioni e alle comunità locali, tra cui: un ambulatorio-maternità, una cisterna per l'acqua piovana, una scuola professionale.
Dal 1983, sulla base della positiva esperienza di dieci anni di lavoro e delle conoscenze acquisite della popolazione e dell'ambiente, la F.B. ha avviato un ampio programma di cooperazione allo sviluppo con la Kenya Scouts Association e con l'appoggio del World Scout Bureau-Africa Regional Office,denominato
ITALIAN-KENYAN SCOUT DEVELOPMENT PROJECT (I.K.S.D.P.). La zona scelta per il primo intervento è la penisola di Nyandiwa sulle rive del Lago Vittoria, nel Sud Nyanza.
La provincia del Sud Nyanza è abitata in gran parte dalla tribù Luo ed è una delle zone più povere del Kenya. La regione interessata dal Progetto, con una densità media di ca. 140 ab./kmq si estende per ca. 500 kmq. lungo le rive del Lago Vittoria e nell'entroterra collinare. Le popolazioni rivierasche traggono la principale, se non unica, fonte di reddito dalla pesca. La mancanza di attrezzature per la conservazione del pesce non consente un commercio redditizio. Le popolazioni dell'entroterra vivono di agricoltura precaria, soggetta all'inclemenza del tempo (alternanza di lunghi periodi di siccità o periodi di piogge torrenziali che erodono il terreno). La nutrizione è carente ed è caratterizzata da una dieta monocibo. La situazione sanitaria è grave per la scarsa educazione igienica e le malattie endemiche.

Obiettivi

Cooperare allo sviluppo della popolazione e del territorio attraverso:
  1. la realizzazione di strutture di pubblica utilità
  2. l’attività di formazione diretta alla popolazione locale, con lo scopo di elevare l’alfabetizzazione,di sviluppare una cultura igienico-sanitaria, di diffondere alcune tecniche lavorative
  3. interventi a favore delle popolazioni locali non a carattere assistenziale, ma con l’intento di prepararle a gestire in autonomia le attività
  4. la diffusione tra i partecipanti al progetto Harambee di alcuni valori di riferimento come il rispetto per la diversità, l’utilità della cooperazione, l’umiltà di poter apprendere sempre e da chiunque.

IL CODICE ETICO DEL PROGETTO HARAMBEE

Principi
Lo scautismo educa alla fratellanza tra i popoli, alla lealtà nelle relazioni, alla economicità dei processi, alla gratuità del servizio. Harambee svolge azioni di solidarietà che si fondano su questi principi.

La filosofia dell'intervento
Obiettivo prioritario di Harambee è promuovere l'autosviluppo attraverso azioni educative e iniziative di sviluppo comunitario nel rispetto delle usanze, della dignità della persona e dell'esperienza della popolazione locale.
Gli interventi promossi da Harambee non sono di carattere assistenziale ma mirano al coinvolgimento della comunità locale con l'intento di prepararla a gestire in autonomia le attività.
Pertanto evita iniziative che creano dipendenza o che creano aspettative di facili benefici personali.
Harambee vuole anche costruire legami di fraternità ed amicizia con la gente e diffondere una cultura pacifica priva di qualunque pregiudizio etnico, religioso, culturale.
Il progetto mira a diffondere tra i partecipanti alcuni valori di riferimento come il rispetto per la diversità, l'utilità della cooperazione, l'umiltà di poter apprendere sempre e da chiunque.

Volontariato
Tutti coloro che partecipano al progetto lo fanno gratuitamente, senza ricevere alcun compenso, anzi si assumono i costi per il proprio trasferimento e per la permanenza nei luoghi d'intervento.
Harambee, vista anche la finalità educativa a cui si ispira, considera la propria azione di solidarietà anche come momento che contribuisce alla crescita delle competenze e delle motivazioni di servizio dei propri volontari

Partecipazione
Il progetto è aperto alla collaborazione di tutti. La partecipazione come volontari è condizionata alla verifica della completa e convinta adesione ai principi ed alla filosofia dell'intervento.
Non vengono accettati contributi economici vincolati alla modificazione degli obiettivi e delle modalità operative del progetto.

L'uso delle risorse
Tutti i soldi raccolti da Harambee così come altre risorse economiche raccolte saranno impiegati per gli obiettivi del progetto

Diritto di informazione
Chiunque partecipa al progetto, in qualunque forma, ha diritto di essere informato sulle attività svolte e sull'uso che viene fatto delle risorse. In modo particolare il bilancio disponibile presso la Fondazione Brownsea e le relazioni sul progetto pubblicate periodicamente attraverso un notiziario e il sito Internet www.didael.it/harambee.

Fondazione Brownsea

    Nasce nel 1961 per iniziativa di alcuni volontari scout. Nel 1965 ottiene il riconoscimento di Ente Morale con DPR n. 944 del 22.3.1965. Nel 1989 le vengono riconosciuti i requisiti d'idoneità a richiedere finanziamenti presso l'Unione Europea.

La FONDAZIONE BROWNSEA-ONLUS, che non ha fini di lucro, si propone esclusivamente finalità educative e attività di solidarietà sociale, nonché di tutela e valorizzazione della natura e dell'ambiente.

La struttura organizzativa è formata da un Consiglio d'Amministrazione, un Collegio Sindacale, due Direzioni Operative: Direzione Attività Nazionali e Direzione Cooperazione Internazionale.

Nell'ambito della Cooperazione Internazionale, la Fondazione Brownsea promuove numerose iniziative, ispirandosi alle potenzialità formative dello scautismo. Al suo interno operano volontari provenienti in prevalenza dal mondo scout, giovanile e adulto. I principali ambiti d'intervento risultano essere:

- la formazione e la sensibilizzazione sulle problematiche dei Paesi in Via di Sviluppo (PVS), attraverso l'organizzazione di viaggi studio e di campi di lavoro, la promozione di gemellaggi e interscambi tra gruppi di scout italiani e dei PVS;

- la gestione diretta di progetti volti alla realizzazione di interventi nei PVS, riguardanti, per esempio, la costruzione di strutture di pubblica utilità, la prevenzione sanitaria, l'alfabetizzazione e la formazione professionale, l'attività di educazione e animazione sociale.

I volontari che si muovono intorno a questi progetti dispongono di specifiche conoscenze, in grado di rendere affidabili le realizzazioni effettuate.

La FONDAZIONE BROWNSEA aderisce al CIPSI (Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale), al "Liaison Committee" delle ONG di Sviluppo presso L'Unione Europea (CLONGD-UE), all'Associazione delle ONG (organizzazioni non governative) italiane di Cooperazione allo Sviluppo (ONGs).

   
         
  Dove trovarla
Fondazione Brownsea - Via Burigozzo, 11 - 20122 Milano
Tel. 02. 58.31.47.60 Fax02. 58.31.47.57
E-mail:
labate_a@iol.it
web: www.didael.it/harambee
C/C postale 12923215
C/C bancario n° 15554 c/o Banca Popolare di Milano
Ag. 3 - Milano (coord. bancarie I-05584-01603-15554)
 

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