GLI SCOUT SONO DI DESTRA O DI SINISTRA ?

a cura di -- EST Educazione Solidarietà Terzomondo - Firenze
in: "Tempi di Fraternità" marzo 1996  [ via Garibaldi, 38 - 10122 Torino tel.011-4366569 ]
nota: nella scritta in realtà gli scout sono stati "accomunati" ai  comunisti e non definiti "comunisti"; la rivista è nell'area delle "Comunità cristiane di base" e si occupa oltre che di questioni religiose anche di ecologia e paesi in via di sviluppo
servizio a cura di: Paolo Bavazzano, Antonio Cammelli, Luca Ravazzi
Il mese scorso, in una notte tra sabato e domenica, ignoti vandali sono entrati nella sede del Firenze 2^, una baracca costruita dagli scout cattolici (AGESCI) nel popolare quartiere dell'Isolotto, in riva all'Arno. Tutto e' stato messo a soqquadro, su pareti e finestre hanno disegnato grosse svastiche, una scritta sul pavimento balza prepotentemente agli occhi: "ABBASSO I ROM, I COMUNISTI E GLI SCOUT".
Immediata la reazione del gruppo impegnato da tempo tra l'altro nell'inserimento sociale dei bambini Rom (non lontano vi è il Poderaccio, uno dei campi Rom di Firenze). Per mezzo di alcuni cartelli gli scout hanno informato la popolazione del quartiere: "Stanotte attacco razzista, scritta contro scout, Rom e comunisti. I fascisti profanano la sede degli scout dell'isolotto. Venite a vedere, avanti 100 metri" e così via.

Fin qui la cronaca di un ordinario razzismo che, se da una parte non fa che confermare il clima teso esistente in città sul tema dei campi Rom, dall'altra e' meritevole di essere esaminato con attenzione proprio per quella frase inquietante scritta sul pavimento: "Abbasso i  Rom, i comunisti e gli scaut". Esiste una linea di corrispondenza tra comunisti e scout? Come mai nel rozzo immaginario razzista i giovani scout coinvolti nella locale realtà dei Rom sono stati definiti comunisti? Lo slogan, al di là delle banalizzazioni di stampo vandalico, nasconde una qualche verità? Le domande ovviamente potrebbero continuare chissà quanto, facendoci forse perdere di vista la questione centrale, che intendiamo invece rilanciare anche sulle pagine di  "Tempi di Fraternità".

Si tratta di capire quale significato, quale radicamento profondo abbiano nell'agire concreto termini come comunismo e fascismo, sinistra e destra. Quella frase scritta sul pavimento della sede scout è inquietante per tutti perché si inserisce nel cuore della coscienza civile delle donne e degli uomini che si stanno impegnando lungo la strada della tolleranza e dell'accoglienza. "Abbasso gli scaut" ci preoccupa ci preoccupa anche perché sappiamo che il movimento scoutistico contribuisce all'educazione dei nostri giovani a diventare buoni cittadini. La vicenda ci spinge a riflettere sul significato politico dello scoutismo, per capire se il dualismo fascismo-comunismo, destra-sinistra abbia un senso reale nell'agire educativo dell'associazione. Abbiamo rivolto la domanda a due capi scout: il primo, Sandra Livi Palagi, da anni impegnata tra i ragazzi e le ragazze proprio del Firenze 2^ all'Isolotto, il secondo Giovanni Sancesario, giovane capo che si dichiara di destra. Riportiamo le loro considerazioni senza commenti da parte nostra, con l'intento di avviare un dibattito sincero e costruttivo attrverso le pagine di "Tempi di Fraternità".

Stiamo nel frattempo cercando di raccogliere analogamente i pareri di due assistenti ecclesiastici. La destra e la sinistra, come si sa, passano anche attraverso loro.

Giovanni Sancesario

Sono passati già quasi cinque anni dal giorno in cui ho preso la "partenza". Per noi scout e' un giorno molto significativo, è il giorno del giro d'orizzonte in cui si guarda indietro, si osserva la strada fatta con fatica insieme alla comunità, le esperienze che ci hanno costruito e si guarda avanti, perché è nel futuro che si dovrà rendere conto delle proprie scelte; da quel giorno in poi non ci si appoggia piu' a una comunita', ma si comincia a camminare con le proprie gambe, si "guida da soli la propria canoa". Ai miei capi clan e alla comunità, nella lettera in cui mi congedavo, scrissi la mia gratitudine, perché lo scoutismo mi aveva insegnato a credere in cose che non fossero discoteche, soldi, automobili veloci.
Quel giorno ho scelto il servizio e non mi sono mai pentito di questa scelta, perché ho sentito che riempivo di senso la mia vita ogni giorno di più. E' una celta vincente, il servizio; è molto più grande l'arricchimento interiore che dona, delle energie che toglie al proseguimento dei propri interessi. Ecco, ho sempre pensato che la scelta del servizio fosse l'ultima forma di cavalleria errante contro l'etica utilitaristica della modernità, dell'anti-tradizione.
Da questo punto di vista la mia scelta politica è stata solo una naturale conseguenza. Il servizio non è un bel concetto, ma è legato alla terra e all'uomo, ed è per questo che ho deciso di fare politica e di farlo con la destra, perché è più vicina al mio modo di rapportami agli uomini e alle cose. Del resto ho sempre pensato che non ci fosse bisogno di essere di sinistra per credere nell'uomo e nella vita, per essere capaci di un gesto di solidarietà, per saper vedere un'ingiustizia nel fatto che una piccola parte dell'umanità vive di privilegi, mentre in una parte molto più vasta di essa ci sono bambini che nascono e muoiono di fame nel giro di una settimana senza potersi chiedere neanche il perchè della propria esistenza; ma la modernità e la società multirazziale non sono la risposta in positivo a tutto questo.

Nelle grandi metropoli occidentali assistiamo ad un gigantesco processo di sradicamento per il quale gruppi di uomini sono strappati dai luoghi geografici delle loro origini, ma soprattutto sono strappati dai luoghi psichici della loro identità. Non solo perchè  vengono proiettati lontano dal loro luogo di nascita, ma perché vengono sottoposti al dominio di un codice culturale astratto e omologato, quello del denaro, dello scambio, dell'utile, che azzera differenze linguistiche, tradizionali, mitologiche, antropologiche, sulle quali si fondano le identità.

Gli effetti di questo sono catastrofici e vanno dall'affermazione di un tipo umano cinico, individualista, refrattario ad ogni sacrificio, ma allo stesso tempo fragile e insicuro, alla creazione di un ideale utopico panmixista, privo di qualunque senso di appartenenza, fino all'esplosione di ondate di xenofobia aggressiva più o meno ideologizzate. In queste metropoli si è liberi di sembrare tutto quello che si vuole, ma non si è liberi di essere niente; queste città  gigantesche uccidono ogni rapporto con la terra, ogni rapporto d'identità, l'idea stessa di socialità. In questa giungla noi "dobbiamo essere come roccia con le ali", scrisse Julius Evola, un filosofo che mi è caro; dobbiamo essere capaci di volare alto, di costruire un futuro per tutti, ma non dobbiamo scordare mai chi siamo, da dove veniamo, non dobbiamo perdere il legame con la nostra terra. Fare servizio, fare politica e' tutto questo, e' avere il coraggio di sporcarsi le mani, avere la forza dell'azione disinteressata, aver voglia di rischiare se stessi per gli altri.

"Se un uomo non è disposto a rischiare qualcosa per le sue idee, o le sue idee non valgono niente, o lui non vale niente". Ezra Pound.

SANDRA LIVI PALAGI

Il gruppo scout AGESCI Firenze 2^ vive le proprie attività con i ragazzi e le ragazze dai 12 ai 20 anni in una "baracca - prefabbricato" sull'argine dell'Arno di fronte alle Cascine, in quel dell'Isolotto. Siamo li' da diversi anni e per scelta precisa di equidistanza da qualsiasi struttura organizzata e connotata. Il metodo scout attraverso il gioco e l'avventura offre ai ragazzi e alle ragazze la gioia di crescere in comunità, di sperimentare, di interrogarsi, di agire in prima persona, di assumersi delle responsabilità, di diventare (come diceva il nostro fondatore Baden-Powel) dei "BUONI CITTADINI".

Noi adulti educatori del gruppo abbiamo fatto nostro tale concetto che significa essere persone che ragionano con la propria testa, che sono critiche, che si interessano a ciò che accade intorno e a ciò che accede nel mondo, che sanno valutare e capire, rispettare gli altri, pienamente convinti che ognuno è importante ed ha qualcosa da dare. Significa vivere da protagonista, senza delegare, essere attenti ai segni dei tempi e attenti qualsiasi cosa ci interpelli. Significa dialogo, partecipazione, ascolto, presa di coscienza, coinvolgimento. E questo proponiamo, sollecitiamo ogni membro del gruppo (con modi diversi a seconda dell'età, dagli 8 anni dei nostri "lupetti" ai 20 dei nostri "Rover e Scolte", a capire se stessi e a tirare fuori da sè queste potenzialità positive, coltivandole fino a prenderne atto e a metterle in pratica personalmente e attivamente nella società nella quale vive e di cui fa parte.

Per noi questo è fare politica: aiutare a divenire persone attente e consapevoli, persone che non abbiano paura, che sappiano discernere, che, proprio perchè pensanti, stiano dalla parte della giustizia e sappiano lavorare per essa.

La mia esperienza di sei anni in servizio attivo con i ragazzi e le ragazze dai 17 ai 20 anni mi ha visto impegnata a trasmettere tali valori, vivendo insieme a loro la STRADA che significa andare, uscire fuori, non starsene nel loro piccolo e nel proprio calduccio, significa incontro e fatica su cui valutare anche i propri limiti; la COMUNITA' intesa come saper vivere con gli altri, riuscire a comunicare, sentirsi parte di un mondo più ampio; e il SERVIZIO nel significato di avere a cuore qualsiasi realtà di disagio e di dedicare del tempo personale agli altri con spirito di volontariato.

Questo per me è fare politica: impegnarmi e insegnare a impegnarsi dove ci sia bisogno di noi, imparare a non essere indifferenti.  Allora, se sul nostro territorio e come vicini ci sono i Rom ci interessa e vogliamo incontrarli, conoscerli e, insieme agli altri volontari che si occupano del problema (parrocchie, medici, comboniani, obiettori), aiutarli per le necessità e i disagi che sicuramente hanno (attivita' che svolgiamo dal 1989).

Allora se c'è una guerra, anche quella confinante e vicina al nostro territorio, ci interessa e andiamo a fare un campo estivo in Slovenia in un campo di profughi bosniaci (1993).
Allora se c'è l'Albania e ci sono a Firenze banchini improvvisati dai cittadini per raccogliere firme per "buttare fuori gli Albanesi", ci interessa e il nostro Clan Fuoco comincia a interrogarsi andando a Kote, un paesino vicino a Valona, dove viviamo per otto giorni con gli Albanesi, li conosciamo, siamo accolti e li aiutiamo a ricostruire la scuola durante questo nostro campo di lavoro (1995). E così via per tutte quelle situazioni dove cio è richiesto di essere "Cittadini del Mondo". Baden Powel lo ha richiesto chiaramente nei suoi scritti. E così via in tutte quelle situazioni dove ci è richiesto di essere attenti agli "ultimi". Gesù Cristo lo ha richiesto chiaramente a ciascun cristiano.

Sette domande a due assistenti ecclesiastici dell'Agesci

(in Tempi di Fraternità aprile 1996)
Come avevamo anticipato nel numero scorso di Tdf, abbiamo rivolto alcune domande su destra-sinistra, scelta politica, scelte scout, a due sacerdoti fiorentini (don Piero Rossella e p. Mario Cremasco), che per anni hanno fatto gli assistenti nell'Agesci; il primo è un prete diocesano, fa il parroco da trent'anni ed ha ricoperto anche incarichi nazionali nell'associazione degli scout cattolici. Attualmente non fa servizio. Il secondo è un padre cappuccino, fa il vice parroco e fa servizio in Agesci.
Anche con loro siamo partiti dall'attualità, cioé dall'episodio vandalistico nella sede del gruppo Agesci nel quartiere fiorentino dell'Isolotto: Abbiamo posto loro sette domande chiedendo risposte il piu' possibile stringate. Le abbiamo messe poi le une accanto alle altre, per favorire il confronto. Come al solito non facciamo commenti perche' desideriamo per il momento che il lettore analizzi attentamente la sostanza delle risposte e cosi' pure le modalita' di espressione (molto importanti a nostro avviso!), procedendo pure al confronto con le considerazioni espresse dai due capi scout riportate nel numero scorso. Chiediamo pareri sull'argomento.
Paolo Bavazzano, Antonio Cammelli, Luca Ravazzi

1. Quali sono state le tue reazioni all'episodio vandalistico nella sede scout dell'isolotto ("Abbasso i Rom, i comunisti e gli scout")?

don Pietro: Ho provato una profonda sensazione di tristezza perché questo fatto vandalico è rivelatore di un grande vuoto interiore, di mancanza assoluta di quei valori che fanno onore all'uomo. Siamo a livelli di pura animalità.

p. Mario: Chiaramente di aperta e forte condanna (per quello che può valere!) ma principalmente di sconcertata e quasi incredula amarezza di fronte a così squallide testimonianze di ottusa intolleranza, imbevuta di acritici luoghi comuni ed etichettature ad uso e consumo di fazioni ben identificabili.

2. Nell'Agesci secondo te è legittimo parlare oggi di scout di destra e di sinistra?

don Piero: Non è legittimo. Lo scoutismo è un movimento e come tale deve essere formatore di coscienze libere e, come "movimento cristiano", orientate a principi evangelici.

P. Mario: Secondo me è illegittimo oggi come ieri, perché fine dello scoutismo è di portare i ragazzi a scelte consapevoli, responsabili e libere, per cui schierarsi a destra o a sinistra è già condizionare le future scelte dei ragazzi.

3. Secondo la tua esperienza negli anni passati è esistito uno scoutismo di destra e di sinistra?

don Piero: Sicuramente sì. Ne abbiamo avuto riscontri nel rapporto con la gerarchia ecclesiastica.

P. Mario: Non tanto uno scoutismo di destra o di sinistra , quanto _capi_ che, secondo la propria scelta partitica, hanno dato indirizzi e connotazioni anche fortemente di destra o di sinistra talora a una Zona, spesso ad un Gruppo, ancor più spesso all'Unità in cui operavano, con tutte le conseguenze di fratture (non solo in passato!) che ne sono conseguite.

4. Secondo la tua esperienza, la proposta di servizio che viene fatta a i ragazzi scout è influenzata, e in quale misura, dalla visione politica dei Capi dell'Agesci?

don Piero: E' probabile, perché ognuno di noi porta in sé una presunta verità che traspare, anche senza volerlo, da tutti i pori della sua pelle (atteggiamenti, proposte di servizio ecc.)

P. Mario: Per la mia esperienza diretta dovrei dire sostanzialmente di no, avendo sempre cercato, oltre al servizio associativo, tutte le possibili occasioni di servizio presenti nella parrocchia e nel quartiere affinché da una molteplicità di esperienze in settori diversi potesse scaturire la scelta individuale più libera e rispondente alle caratteristiche di ciascuno. Devo però rilevare come siano stati fatti (e pagati!) programmi e scelte unidirezionali di servizio, non privilegiando la molteplicità e la ricchezza delle esperienze, ma l'indirizzo personale del capo.

5. Secondo te cosa significa parlare di destra e di sinistra?

don Piero: Oggi per me significa nulla. Tutto è confuso, magmatico ed ipocrita. Dietro slogan, promesse, ecc. si nasconde una volontà di potenza che purtroppo l'uomo della strada non sempre percepisce.

P. Mario: Domanda da un milione di dollari, specialmente oggi, quando tutto si appiattisce e sempre più si identifica nel personalismo, nel clientelismo e nell'interesse. A mio personale giudizio, considero il momento politico attuale una fase (speriamo di rapida transizione) caratterizzata da esasperato protagonismo con forti tendenze autoritaristiche: ciò è più a destra , con evidenti rischi per quella `democrazia' ancora tutta da costruire.

6. Secondo la tua esperienza pastorale, il tuo modo di essere sacerdote puo' essere considerato di destra o di sinistra ?

don Pietro: Ho sempre cercato di fare il prete ispirandomi al mio Signore, fratello e maestro. La mia vocazione di prete mi porta ad essere dalla parte dei poveri, dell'uomo e degli ultimi.

P. Mario: Non me lo sono mai chiesto e, d'altra parte, non mi interessa
e rifiuto etichettature politiche, meglio `partitiche', su un'azione sacerdotale. Con cio' non nego che prese di posizione chiare che toccano il comportamento umano possano, nella mania etichettatrice ricorrente, esser dette di `destra' o di `sinistra'. Proprio per questo mi sono sentito alternativamente tacciare di `fascista o di `comunista'. In effetti l'unica `etichetta' che ho cercato di applicare alle mie scelte è quella `cristiana'.

7. Secondo le tue esperienze personali, la tua opera pastorale in quale misura e' influenzata dalle tue scelte politiche ?

don Pietro: La mia azione pastorale non è stata mai influenzata dalle scelte politiche, perché come prete, rappresentante del Figlio di Dio fatto uomo, non posso che appartenere a tutti.

P.Mario: Sono d'accordo con don Pietro.

I CAPI SCOUT SONO FORSE DI CENTRO ?
Un po' di storia e qualche riflessione

a cura di -- EST Educazione Solidarietà Terzomondo - Firenze --
in Tempi di Fraternità n.4 maggio 1996
Non c'è due senza tre: dopo i pareri di due capi scout (Tdf n.3/96) e di due assistenti ecclesiastici (Tdf n.4/96), è la volta di Luca Ravazzi, socio di EST e membro della redazione di Tdf, che per l'occasione fa tesoro della sua lunga esperienza di capo scout nell'Agesci. E' una riflessione che ci pare far chiarezza sul dilemma di partenza: "Gli scout sono di destra o di sinistra?". E' evidentemente una riflessione "tecnica", interna al mondo scout e quindi è probabile che la sua lettura possa risultare non immediata a coloro che non conoscono il significato che gli scout danno, ad esempio a termini quali "Patto Associativo", "servizio", "proposta educativa", "scelta politica". Ce ne scusiamo anticipatamente ma ci auguriamo ancora una volta che tutto ciò possa favorire domande e pareri dei lettori di Tdf. ____

Luca Ravazzi

Credo che sia necessario fare una premessa: oggi come oggi è difficile identificare destra - sinistra non solo per lo scarto, ormai palese, tra valori e comportamenti individuali ma soprattutto perché la fine delle ideologie e di alcuni regimi ha dato l'illusione della perdita di identità e apparentemente con la loro fine sembrano svaniti certi ideali e con loro antiche e forti speranze.

Se invece di identificare proviamo a decodificare la realtà, ci accorgiamo che sostanzialmente è mutato lo scenario ideologico, non quello etico, che ha diviso il mondo, la cultura, la visione della vita e che quindi ancora oggi è possibile parlare di destra e di sinistra.

Rispondere perciò al tema proposto (Gli scout sono di destra o di sinistra?) non è possibile se non ripercorriamo la storia dello scoutismo italiano negli ultimi trent'anni. Fin dalla fusione delle due storiche associazioni, A.G.I. e A.S.C.I., che dettero vita, non senza problemi, all'attuale Agesci alla fine degli anni '60, emerse un'ampia area di sinistra che contribuì alla stesura del "Patto Associativo", che integrava con proposte e valori lo Statuto che aveva regolato fino ad allora la vita delle due associazioni precedenti. Nel Patto Associativo troviamo l'espressione di quell'area culturale costituita da quei Capi, che da una parte si erano impegnati in prima persona nella scuola, nel mondo del lavoro, nelle manifestazioni per la pace in Vietnam, o per i fatti cecoslovacchi e dall'altra, in quanto educatori, erano ormai consapevoli che la proposta del "Servizio" non poteva esaurirsi con la "Buona azione quotidiana", né era più sufficiente (anzi rischiava di essere fuorviante) proporre il "Servizio-Carità". Quei Capi compresero che fare ai ragazzi una proposta di Servizio significava prendere e far prendere coscienza della realtà ed impegnarsi a rimuovere le cause che portavano alla povertà, all'emarginazione. Compresero che era perciò fondamentale sviluppare nei ragazzi il senso critico nonché una considerevole attenzione alle dinamiche sociali. In altre parole, proporre il Servizio significava proporre l'impegno politico per modificare la realtà ("Procurate di lasciare il mondo migliore di come lo avete trovato" scrisse nel proprio testamento Baden-Powell, fondatore degli scout). Da tutto ciò l'Associazione non poteva rimanere immune, il dibattito e la conflittualità nacquero non più per questioni personali - sempre esistenti e persistenti - ma per le diverse ed evidenti visioni sul ruolo e sulla Proposta educativa. Nel Patto Associativo fu di grande rilevanza ammettere, accettare la Scelta Politica e proprio a causa di essa ci fu una modesta fuoriuscita di Capi dall'Associazione (fra l'altro si parlava chiaramente di scelta antifascista ...). Molti rimasero, se pur in disaccordo, cercando di svuotare dall'interno il significato stesso del Patto Associativo. Iniziarono in quel periodo a circolare espressioni del tipo "Il Patto Associativo è come la trippa, si tira dove si vuole", "scelta politica, non partitica". Queste frasi sottolineavano una non adesione allo spirito del Patto Associativo stesso, all'epoca un vero e proprio documento rivoluzionario per una associazione di cattolici. Direi che proprio a partire da quegli anni sono presenti nell'Associazione due "anime" antitetiche, che convivono e sussistono, sia per lo spirito falsamente ecumenico ("Vogliamoci tutti bene...") sia soprattutto per il fatto che l'Associazione si realizza attraverso le Comunità Capi, ampiamente autonome e "sovrane" nei loro territori. Dal momento che lo scoutismo è un movimento educativo, il rapporto tra educatore ed educando è essenziale: come pensare che un Capo di sinistra o di destra non trasmetta il suo modo di essere, le sue scelte, i suoi valori? Come pensare che sia indifferente aprire un Gruppo scout in un quartiere operaio o borghese, proporre il Servizio per gli emarginati o non, educare all'obiezione di coscienza o meno, partecipare ad una manifestazione per la pace oppure per cacciare via gli Zingari, portare solidarietà ai senza casa e ai disoccupati?

Credo che non sia difficile capire, con un pò di onestà intellettuale, se un Capo o una Comunità Capi ha come punti di riferimento una cultura di sinistra o di destra. Molti Capi scout credono che, dovendo l'educatore essere equilibrato, obiettivo, equidistante, non possa essere né di destra né di sinistra: ho il timore che per molti il buon Capo scout debba essere solo di centro. Per concludere direi che, seppur di centro, il Capo scout deve oggi scegliere con quali amici, compagni, camerati voglia realizzare un mondo migliore. In tal modo finalmente il "buon Capo scout di centro" sarà costretto a schierarsi un pò a sinistra o un pò a destra.