in "Avvenimenti" n.228 del 21.09.99 "Avvenimenti - Ultime Notizie, giornale dell'Altritalia"

SERVIZIO CIVILE, UNA MODESTA PROPOSTA

Tom Benetollo Presidente dell'Arci-Nuova Associazione

Un servizio civile volontario per maschi e femmine. Con durata variabile e che includa un periodo di formazione. Con il contributo economico di governo, Enti locali e anche di privati. Ma a precise condizioni...
Servizio militare, servizio civile: c'è abbondante disordine sotto il cielo, da anni. E non è affatto detto che la situazione, ricordando il detto di Mao, sia eccellente. Anzi.
Partiamo dal servizio militare. Una volta chiarito che non si deve violare l'articolo 52 della Costituzione - quello che dice che tutti i cittadini hanno il dovere di difendere la Patria -, va detto che la riforma delle Forze Armate ci voleva. La situazione era pesante da vari punti di vista: efficienza, motivazione, diritti, trasparenza. Una riforma che implichi una scelta nel senso della professionalità, può essere giusta ed adeguata, se accompagnata da scelte che ne diano una precisa identità.

Ma c'è un tema più generale ancora. Il Parlamento non ha ancora deciso quale dev'essere il modello di difesa del nostro Paese. Come si può parlare di riforma delle forze armate senza inserirla in una strategia frutto di un dibattito strategico, e senza un quadro di riferimento? Molti dicono che questo modello di difesa viene realizzato di fatto. Ma se così fosse, si porrebbe una domanda: chi decide sulle forze armate, dal momento che il parlamento non ha deciso?

E, inoltre, questa riforma deve includere garanzie e controlli democratici, diritti e doveri, professionalità. Dire che dal 2006 non ci sarà più l'esercito di leva rimane un annuncio ad effetto, se non si discute su questo. E se non c'è un impegno concreto, volto al contenimento della spesa. Sarebbe molto significativo un impegno del Governo, volto a non aumentare le spese militari. È un obiettivo possibile, se visto nel quadro dell'Unione europea. Nei prossimi anni si dovrà andare a una integrazione, a un coordinamento delle forze armate. Si pone naturalmente un problema enorme: di dottrina militare, di organizzazione, e - ancora una volta - di modello di difesa. Ma il cosiddetto esercito europeo non dovrà essere la semplice sommatoria di quelli esistenti sul piano nazionale.

Sul servizio civile, bisogna innanzitutto chiedere al governo di ricucire uno strappo. Il sottosegretario Minniti l'ha fatto, in un incontro positivo con le associazioni, definendo il servizio civile come un bene per la democrazia e la vita civile. Ma restano le ingiurie del ministro Scognamiglio; resta un clima non ancora dissipato. Livia Turco, Rosa Russo Iervolino, Rosi Bindi, nel consiglio dei Ministri si sono battute per la simultaneità del percorso, tra riforma della leva e servizio civile rinnovato (con un'apposita legge).
Hanno fatto benissimo. Il loro è stato anche un forte appoggio all'iniziativa dell'associazionismo e del volontariato. Ora è formalmente detto che ci saranno percorsi paralleli tra le due leggi. Resta un problema immediato: quello del sostegno all'attuale legge sull'obiezione di coscienza. Che succede di qui al gennaio 2006? E ancora, che succede nei prossimi mesi? Lo stanziamento di 51 miliardi a metà settembre è stato un fatto positivo. Ce ne vorrebbero però più di 80. Vuol dire che ci saranno degli "esuberi". Attenzione, ci sono rischi di ingiustizie e di abusi. Servono criteri trasparenti e imparziali. In parte ci sono, in parte no.

E occorre che il governo decida sullo stanziamento nella Finanziaria per il 2000. Secondo le associazioni servono almeno 250 miliardi. Si fa capire che sono troppi. Brutto segnale.
Bisogna intendersi. Qualunque sia la forma che assumerà il servizio civile, esso è un investimento di cittadinanza, di formazione, di utilità sociale. Un servizio che non dev'essere accessibile soltanto ai ceti abbienti, o ai "già emancipati".
Intanto, è fondamentale che sia aperto a maschi e femmine. So bene che importanti associazioni - dalle Acli a Legambiente, passando per molto volontariato, e per la stessa Caritas - sono per un servizio civile universale e in pratica obbligatorio, magari breve, ma per tutti.

È una posizione che rispetto molto, ma la mia proposta è un'altra. Si basa sulla volontarietà, e quindi su un numero significativo ma relativamente basso: potrebbero essere 50.000 (maschi e femmine). Il servizio civile dovrebbe basarsi su una forte progettualità sul territorio. Ci dovrebbe perciò essere un organismo nazionale che raccolga e coordini i progetti sul territorio, proposti dagli Enti locali, attraverso consultazioni. Si dovrebbe istituire un albo delle associazioni di riferimento. L'attuazione dei progetti, sottoposta naturalmente a verifica, dovrebbe prevedere l'impiego di giovani, dai 18 ai 25 anni, con durata diversa - diciamo dai 6 ai 12 mesi - includendo comunque un periodo di formazione. Si potrebbero sperimentare orari di attività anche molto diversificati, con un compenso determinato sindacalmente. Si potrebbe, al termine del servizio, lasciare un bonus per l'istruzione e la formazione (negli Usa avviene così, e il bonus è di cinquemila dollari). Si dovrebbero prevedere altri incentivi, in modo non dissimile da quanto si farà per il servizio militare. Si dovrebbe inoltre prevedere il Servizio civile all'estero, una sorta di corpi di pace e di cooperazione. Come si finanzierà questo servizio? Con il contributo congiunto di Governo ed Enti locali. Non vedrei male nemmeno che si attingano risorse dalle Fondazioni di origine bancaria, dove i soldi ci sono già. E, perché no? anche da privati (ma con precise garanzie di indipendenza progettuale e di gestione, sennò torniamo al vecchio e nefasto paternalismo).

È solo una proposta, la mia, e la metto a disposizione. Come Arci, siamo come sempre ben disponibili a lavorare insieme, per costruire una proposta unitaria delle associazioni, da portare al governo.