Se vuoi la pace, studia la guerra

di NELLA GINATEMPO
in "Avvenimenti - Ultime Notizie, giornale dell'Altritalia" n. 17. 18-1-2000.

Altro che "bombardamenti umanitari". I giovani non ci credono: e rinasce una passione politica dimenticata. Una professoressa dell'Università di Messina racconta i risultati di un seminario sulla guerra nei Balcani

Sociologia del distruggere, sociologia del costruire. Pace e guerra all'alba del nuovo millennio" è il titolo del seminario che ho tenuto alla cattedra di Sociologia Urbana all'università di Messina. Il livello di partecipazione e di coinvolgimento degli studenti nel lavoro comune è stato eccezionale e questo mi ha sorpreso perché dopo tanto tempo in cui non si parla più di politica all'Università e si assiste alla sparizione dei soggetti di movimento, rivedere sui volti dei giovani occhi che si accendono e passioni politiche nascenti comunica un sentimento di speranza.

Il seminario affrontava l'analisi della guerra nei Balcani con un ampio respiro che riconnetteva il significato di questo evento alle interpretazioni più generali del fenomeno guerra ed alla storia di questo secolo. Il seminario si svolgeva attraverso cinque gruppi di lavoro sui seguenti sottotemi: "Guerra e Pace: interpretazioni generali di alcuni pensatori della modernità"; "Guerra e diritto: 'la guerra costituente', una rottura dell'ordine morale e giuridico del secondo Novecento"; "La guerra nei Balcani: analisi delle cause storico-politiche e degli effetti sociali e ambientali"; "Le implicazioni economiche e geo-politiche del Nuovo Ordine Mondiale"; "Gli aspetti ideologici ed il ruolo dei mass-media".

Il metodo consisteva soprattutto nella analisi di una vasta raccolta documentaria desunta da quotidiani e riviste di quest'anno e dal confronto (linguaggio, temi articoli di cronaca e di opinione, stile, tono e criteri usati per i titoli) dei quotidiani Il Manifesto e La Repubblica nei mesi che vanno da marzo a dicembre di quest'anno. Il lavoro di documentazione ha prodotto per ogni gruppo di lavoro una pregevole rassegna stampa commentata ed un catalogo di frasi celebri che illustrano (quasi riecheggiando gli antichi pannelli di cantastorie) gli eventi e le mistificazioni ed ipocrisie mediatiche che li hanno accompagnati.

Il primo risultato del seminario sono state le relazioni dei gruppi in cui ciascuno ha raccontato il suo pezzo di lavoro: è stato un affresco molto partecipato, arricchito di dati ed informazioni con citazioni di studiosi e commenti a brani giornalistici e con una analisi accurata degli eventi, degli effetti, dei fatti in contrasto con le intenzioni dichiarate, e dunque in grado di suscitare rabbia, coinvolgimento personale ed insieme ragionamento e presa di coscienza. Alla fine, ogni singolo studente è impegnato a scrivere un saggio che viene completato con alcune riflessioni conclusive più personali.

Il lavoro comune è servito a decostruire l'ideologia della guerra etica, a smontare ossimori e paradossi linguistici. Abbiamo ragionato sui mezzi anziché sui fini, e questo è stato soprattutto efficace per criticare il nuovo integralismo della "ingerenza umanitaria a mezzo bombe". Tra tante scritture, spesso semplici ma profonde, interrogative, autentiche, leggo ad esempio questi brani: "Io considero scandalosa la giustificazione data agli attacchi aerei della Nato per i bombardamenti a costruzioni civili: gli "errori" sono stati definiti "effetti collaterali". Ma io non parlerei né di errori né di "effetti collaterali": come possono essere stati distrutti per sbaglio 33 ospedali, 61 ponti, 29 scuole elementari, 59 luoghi di culto e 19 ambasciate? Come possono essere stati degli errori le bombe sganciate su delle chiese che di sicuro non si trovavano vicino a delle caserme o a delle industrie belliche? E comunque: come si è potuto sbagliare per 59 volte? Tutte le parole che sono state usate per giustificare questa guerra, dunque, sono una colossale Mistificazione!" (M. Teresa Sidari).

"Quello che suscita la mia più grande preoccupazione, è questa situazione internazionale, dominata dagli Usa che decidono le sorti del mondo, ingerendo a proprio piacimento nelle politiche statali. Ed alla preoccupazione si aggiungono indignazione e rabbia nel vedere i leader europei di sinistra che non solo accettano, ma anche parteggiano per la Nato-Usa, macchiandosi anche loro di colpe che i loro ideali dovrebbero impedire. Come possono allinearsi alle scuse del gen. Clark dopo i massacri di civili, e come possono accettare che il mondo sia dominato dagli americani e dalle loro bombe?" (Salvatore Pilò).

Qualcuno scrive una post-fazione in cui inserisce un commento meditativo come questo: "La guerra è disumana ma riesce ad evocare in molti un'umanità se non perduta, celata, e in questo abbiamo la possibilità di costruire una coscienza che porti alla pace. Ho deciso di essere ottimista, di non condividere la linea del "ma noi cosa possiamo fare? ". In molti ci siamo chiesti quali fossero le effettive possibilità del movimento pacifista contrapposto a poteri e interessi così forti eletti a guida del destino del mondo, e spesso ci siamo definiti impotenti, ma non è tempo per un'altra sconfitta". (Domenico Lo Faro).

Ingenuità, velleitarismo, enfasi esagerata? Sicuramente per molti commentatori, anche miei colleghi, sarebbe facile liquidare con giudizi severi il valore di questa esperienza didattica o di queste piccole scritture. Soprattutto quando si dà più valore ai saperi accademici ed assai meno alla presa di coscienza politica. Ma ho imparato qualcosa di prezioso: anche nell'apparente deserto politico e intellettuale può germogliare e crescere la sete di conoscenza e il senso dell'impegno personale. E poi, chi lo sa cosa può nascere da questo risveglio, da questa rinnovata voglia di partecipare!