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Ermanno Ripamonti
SPERIMENTARE IL METODO SCOUT

 

Cappelli editore
Bologna 1987

cm. 13 x 21 pagine 124

collana di pedagogia e scienze dell'educazione : studi, ricerche, sperimentazioni

 


Delle due associazioni che in italia fanno educazione usando il metodo scout, l’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (AGESCI) conta oggi più di 140.000 associati, che vanno aumentando di anno in anno. Di fronte a tale successo è però doveroso per l’AGESCI interrogarsi sulla attualità della sua proposta educativa in una realtà sociale come l’odierna che più niente ha in comune con quella nella quale lo Scautismo fu ideato.

Il presente volume è il frutto di un seminario realizzato dall’AGESCI lombarda per rispondere a questa esigenza di rilettura e aggiornamento del Metodo scout.
Gli autori sono docenti universitari che uniscono alla propria competenza scientifica e pedagogica anche la conoscenza diretta dello Scautismo per essere stati, o essere tuttora, educatori scout. Essi hanno cercato di trovare un accordo sull’idea di cambiamento e sulle sue conseguenze in una prospettiva educativa fortemente caratterizzata sul piano valoriale e metodologico, com’è nell’AGESCI. Infatti Sperimentare il Metodo scout non parla dello Scautismo ideato dal suo fondatore, Robert Baden Powell, ma di quello storicizzato dall’AGESCl, ovvero lo Scautismo cattolico in Italia oggi.

Ermanno Ripamonti è Pedagogista e Direttore didattico a Milano. Già esperte per la sezione elementari dell’IRRSAE Lombardia è attualmente membro del consiglio direttivo AS.PE.I. In AGESCl è componente del Comitato Centrale come Responsabile nazionale maschile della Formazione Capi. Tra le sue pubblicazioni le ultime in ordine di tempo sono la traduzione e l'aggiornamento di Vera Barclay, Saggezza di Giungla, Ancora, Milano e lo e il mondo, Morano, Napoli.


INDICE
Presentazione della collana di Piero Bertolini Nota introduttiva di Ermanno Ripamonti Movimento scout e sperimentazione educativa: per una clinica della formazione di Riccardo Massa Note sullo sperimentare in campo educativo Documento Seminario - SPERIMENTAZIONE EDUCATIVA E SCAUTISMO Sperimentazione educativa e metodo sperimentale di Enver Bardulla Tavola rotonda - SPERIMENTAZIONE, METODO SCOUT, FINALITA' EDUCATIVE E REALTA' ASSOCIATIVA interventi di Piero Bertolini (p. 83); Giovanni Gatti (p. 103); Piero Lucisano (p. 107) Sintesi conclusiva di Cesare Kaneklin


NOTA INTRODUTTIVA
A notevole distanza di tempo, a causa di difjicoltà redazionali, dall’effettuazione del Seminario sulla sperimentazione metodologica e pedagogica in Associazione, tenutosi il 2 febbraio 1986 a cura dell’AGBSCI Lombardia, eccone finalmente gli Atti.
Ritengo che la pubblicazione costituisca un prezioso aiuto alla riflessione sul tema delle esigenze di adeguamento del Metodo e dell’organizzazione associativa alla domanda e ai bisogni educativi posti dalla Società. Fare educazione in un’Associazione come l'AGESCI è azione che ha in sé facilitazioni e ricchezze, limiti e difficoltà. D’altro canto le scelte che sono sintetizzate nel Patto Associativo e che l’hanno preceduto o ne sono state il logico sviluppo esigono che lo scautismo dell’AGESCI, ovvero lo scautismo cattolico in Italia oggi, abbia capacità di adeguamento della risposta alla domanda educativa per potersi realmente incarnare, storicizzare.

Facilitazioni e ricchezze, limiti e difficoltà: tali possono essere: – il ricco metodo educativo dello scautismo, che per poter essere correttamente declinato esige conoscenza nella sua integralità e riferimenti psico pedagogici fondamentali e lo esige anche in chi è volontario, fa educazione per scelta di gratuito servizio ma che – proprio in quanto scout – lo fa con competenza; – l’appartenenza ad un’Associazione che può costituire supporto, aiuto e luogo di verifica, sì, ma che richiede anche di conoscere, rispettare, accettare, coerentemente applicare le scelte fatte (dalla scelta di fede alla scelta politica e scout, tutte comprendenti la volontà di dare una risposta edacativa, il più possibile a chi ce la chiede, con la nostra originalità pedagogica).

È problema di chiarezza, di comprensione e di fedeltà di applicazione nella risposta creativa. E' problema di formazione. Questa pubblicazione, che è strumento di riflessione sui principi della sperimentazione pedagogica e metodologica nell’AGESCI (nel senso più lato del termine, ma anche educativamente più pregnante) ha la sua origine nella mozione votata dall’Assemblea Regionale dell’AGESCI di Lombardia nel Novembre 1983. Tale mozione è rintracciabile nel successivo documento interlocutorio predisposto da ana commissione per una successiva Assemblea Regionale, sempre con spirito di fedeltà associativa e atteggiamento positivo all’indomani della decisione del Consiglio Generale di chiudere le sperimentazioni in branca Lupetti/Coccinelle alternative all’utilizzazione che Baden Powell ha fatto della Storia di Mowgli.

Sbocco naturale del documento interlocutorio fu la decisione di organizzare un seminario con la partecipazione di docenti in scienze umane, esperti al massimo livello, che sono stati o sono tuttora scout e che, quindî, possono felicemente unire alla loro elevata competenza scientifica l’esperienza diretta, dall’interno, dello scautismo. Ne è scaturito un preziosissimo contributo di viva cultura educativa e metodologica di cui la nostra associazione di volontari dell’educazione e paradossalmente affidata ad una tradizione prevalentemente orale e con – tutto sommato – una fruizione quantitativamente bassa di Formazione Capi, ha assolutamente bisogno.

Siamo quindi riconoscenti a Enver Bardulla, Piero Bertolini, Don Giovanni Catti, Cesare Kaneklin e Piero Lacisano per l’apporto dato al Seminario. Siamo anche molto grati a Riccardo llfassa che, benché oltre Oceano per motivi scientifici, ha accettato con entusiasmo di dare il sao apporto critico per compensare il sao rammarico di non essere fra gli amici al momento in cui si è scandagliata insieme, in una felice occasione, la natura dello scautismo originario e la natura dello scautismo italiano per riscoprire sempre più noi stessi, le nostre radici, al fine di meglio rinnovarci.
Si è trattato e si tratta, come scrive Massa, « di saggiare di volta in volta, nello scautismo le modalità elettive del sao funzionamento delle sue involuzioni e delle sue innovazioni, in ordine a obiettivi e condizioni determinati. E questo non allo scopo di neutralizzarne o di esaltarne lo spirito, ma di elaborarne razionalmente i problemi interpretativi e applicativi, per restituire tale razionalizzazione al coinvolgimento vitale di un volontariato che non ha certo pari dentro e fuori il mondo educativo ».

Conseguente è il nesso « tra formazione capi e sperimentazione ». Si è trattato e si tratta di trovarsi d’accordo sull’idea di cambiamento e delle sue conseguenze in una prospettiva educativa fortemente caratterizzata, come già si è ricordato ed è noto oggi piano valoriale e metodologico com'è la nostra dell’AGESCI: – perché il cambiamento è nella natura stessa dei processi educativi che si incarnano e diventano storia; – perché il cambiamento è nella natura stessa dell’educazione e quindi anche della formazione degli educatori: l'uomo, la vita, la società cambiano; cambia, deve cambiare anche l’educazione; finché c’è vita, c’è educazione. Credo che non si possa educare senza credere nel cambiamento e che sia virtù esistenziale tipica dell’educatore la Virtù teologale della speranza che porta ad essere servitori della carità dell’educazione e nell’educazione.

Ermanno Ripamonti (Responsabile Centrale Formazione Capi già Incaricato Regionale di Lombardia)